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L'eredità di Paisley

Bob Paisley è stato il primo allenatore a vincere la Coppa dei Campioni tre volte, nel 1977, 1978 e 1981; UEFA.com ripercorre la sua trionfale carriera.

Bob Paisley con il trofeo della Coppa dei Campioni dopo il trionfo del Liverpool nel 1978
Bob Paisley con il trofeo della Coppa dei Campioni dopo il trionfo del Liverpool nel 1978 ©Getty Images

Qualora il Real Madrid CF dovesse trionfare a Lisbona, Carlo Ancelotti conquisterebbe la sua terza UEFA Champions League come allenatore dopo i successi ottenuti con l'AC Milan nel 2003 e 2007, eguagliando Bob Paisley, unico allenatore a vincere tre volte il torneo, sebbene la carriera di quest'ultimo, al contrario di quella di Ancelotti, è legata indissolubimente a un unico club.

Nato nel nord-est dell'Inghilterra nel 1919, Paisley entra nelle file del Liverpool FC come calciatore nel 1939, lasciandosi alle spalle esperienze come minatore e muratore. Rimarrà a Anfield per oltre 40 anni. Paisley era stato un promettente calciatore dilettante a Bishop Auckland FC, ma causa la Seconda Guerra Mondiale esordisce con il Liverpool soltanto a gennaio 1946. La stagione seguente il Liverpool conquista il primo titolo nazionale dopo 24 anni, con Paisley titolare.

Tuttavia, salta la prima partita del club a Wembley nel 1950. Lasciato fuori dalla squadra sconfitta dall'Arsenal FC in finale di Coppa d'Inghilterra nonostante avesse segnato in semifinale, prende in considerazione l'ipotesi di lasciare il club. La stagione seguente, invece, riceve i galloni di capitano.

Paisley si ritira nel 1954 e entra a fare parte dello staff tecnico del Liverpool come fisioterapista autodidatta. Di lui si diceva che riconoscesse potenziali infortuni prima che si verificassero. Più tardi, diventa allenatore della squadre delle riserve, prima di compiere il salto in prima squadra con l'arrivo in panchina di Bill Shankly nel 1959. L'approccio è semplice. "Durante la mia permanenza al Liverpool, in allenamento non abbiamo mai provato niente di particolare – ha dichiarato l'ex difensore centrale Alan Hansen -. Giocavamo partitelle cinque contro cinque a uno o due tocchi”.

"Quelle partitelle a cinque erano la chiave – ha dichiarato Paisley -. La forza del calcio britannico consisteva nel contendere la palla. Il resto d'Europa ci ha tolto quel vantaggio imparando a intercettare. Le migliori squadre europee ci hanno dimostrato come si scardina una difesa con efficacia. La velocità dei loro movimenti era dettata dal primo passaggio. Abbiamo dovuto imparare a essere pazienti e a pensare in anticipo. Non è successo da un giorno all'altro. All'inizio non eravamo contenti di rallentare e di far girare la palla”.

L'approccio del Liverpool era devastante nella sua semplicità. Agli ordini di Shankly, il club diventa una delle corazzate del calcio inglese, vincendo tre campionati e due Coppe d'Inghilterra. Nonostante la conquista della Coppa UEFA nel 1973, è soltanto con il passaggio di consegne da Shankly a Paisley che il club vive la sua epoca d'oro in Europa.

Mentre consolida la propria posizione dominante in patria, vincendo sei titoli nei nove anni di gestione di Paisley, il Liverpool dà seguito alla conquista della Coppa UEFA dominando anche a livello continentale. La formazione del Merseyside raggiunge la semifinale di Coppa dei Campioni nel 1965. Dopo avere vinto la seconda Coppa UEFA nel 1976, battendo il Club Brugge KV nella doppia finale, i ragazzi di Paisley sono pronti a dare la caccia al massimo trofeo continentale la stagione successiva.

Il Liverpool supera Crusaders FC, Trabzonspor AŞ, AS Saint-Étienne e FC Zürich qualificandosi per la finale contro il VfL Borussia Mönchengladbach in programma a Roma, la città che Paisley aveva contribuito a liberare nel 1944, entrandovi con un carrarmato. Le reti di Terry McDermott, Tommy Smith e Phil Neal assicurano un rientro felice. Paisley parla del “momento più bello della mia vita”.

Dodici mesi più tardi, a Wembley, il Liverpool offre il bis. Kenny Dalglish firma con un tocco morbido il gol che decide la sfida contro il Club Brugge su un assist di Graeme Souness che taglia in due la difesa. Entrambi i calciatori erano stati ingaggiati da Paisley, abilissimo a allestire una squadra vincente. "La filosofia di mercato di Bob era di acquistare i migliori due calciatori in circolazione, ma anche di prendere due ragazzi delle serie inferiori da fare crescere – ha raccontato Roy Evans, un altro elemento chiave dello staff del Liverpool, che era solito riunirsi nella cosiddetta boot room, introdotta da Shankly e portata avanti da Paisley -. Cercava di rinnovare la rosa ogni anno. Ma per vincere servono i calciatori e Bob ha sempre avuto grandi calciatori, che era bravo a modellare”.

Un'altra qualità di Paisley era la sua capacità di guardare avanti. Suo figlio Graham ha ricordato: "Ci sono aneddoti di lui che metteva in una scatola le medaglie per la vittoria del campionato nello spogliatoio di Anfield dopo l'ennesimo titolo e diceva: 'prendetene una, ma solo se la meritate'. Era la sua mentalità. Guardare sempre avanti e voltara pagina”.

Souness ha aggiunto: "Un complimento di Bob Paisley era come una nevicata nel deserto. I tifosi forse lo vedevano come una figura paterna, ma a Anfield ha comandato con il pugno di ferro. Era autoritario e pochi osavano scherzare con lui. Se notava un calo di rendimento o di impegno, Bob diceva, 'Se siete sazi di vittorie, venite a trovarmi. Vi vendo tutti e acquisto 11 calciatori nuovi'”.

Con questo approccio instancabile il Liverpool vince ancora in Europa nel 1981. Ray Kennedy, trasformato da attaccante a centrocampista da Paisley, offre a Alan Kennedy l'assist del gol decisivo contro il Real Madrid al Parco dei Principi. "E' stata l'ennesima vittoria del nostro carattere. Sono molto orgoglioso di essere l'allenatore del primo club britannico vincitore di tre Coppe dei Campioni”.

Quando il Liverpool vincerà il quarto titolo continentale, Paisley è stato sostituito da Joe Fagan. Tornerà per due anni con il ruolo di consulente quando Kenny Dalglish diventa calciatore-allenatore nel 1985. Ma la mentalità vincente che aveva inculcato sarebbe rimasta. "Abbiamo anche vissuto momenti difficili. Un anno siamo arrivati secondi”, ha dichiarato una volta.

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