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Annessa, il sorriso degli Azzurrini

Da 38 anni magazziniere dell'Italia, Alvaro Annessa, al seguito dell'Under 17 azzurra in Slovacchia, è una fonte inesauribile di consigli e aneddoti.

Alvaro Annessa, magazziniere dell'Italia da oltre 30 anni
Alvaro Annessa, magazziniere dell'Italia da oltre 30 anni ©Sportsfile

E' stato uno dei segreti meglio custoditi dell'Italia per quasi quarant'anni. Nato nel 1938, Alvaro Annessa è uno dei personaggi principali dello spogliatoio azzurro dal 1975. Eppure pochi saprebbero associare un nome al volto del geniale magazziniere dell'Under 17.

Maglie, pantaloncini e calzettoni sono soltanto una parte delle mansioni del 75enne Annessa, i cui consigli paterni e capacità di tenere alto il morale sono apprezzati dalla nazionale italiana da 38 anni. "Sono 10% magazziniere e 90% intrattenitore", spiega a UEFA.com a Zilina, dove si trova con la delegazione degli Azzurrini, davanti al classico caffè espresso.

"Ho iniziato nel 1975 quando [Franco] Baresi e [Mauro] Tassotti entravano nell'Under 15. Il primo impatto con la nazionale può intimidire un ragazzo di quell'età, ma la mia figura paterna fa svanire ogni timore. Mi chiamano zio”.

Annessa è una persona su cui i calciatori “possono fare affidamento”, che mette i giovani sotto la propria ala protettrice e dispensa perle di saggezza. "Do molti consigli. La prima cosa che dico è 'Ragazzi, non perdete questo treno. Se questo sarà il vostro lavoro, non lasciate che questo treno parta senza di voi'”.

Parole sagge, immancabilmente avvolte dalla sua allegria contagiosa. "Poi gli dico di sposarsi una ragazza del loro paese. Di divertirsi, ma di sposare una ragazza del paese”. 

Fonte inesauribile di consigli, Annessa, anima e cuore della nazionale azzurra, possiede anche uno sterminato archivio di aneddoti, tra cui quello di avere giocato sulla spiaggia con Pele. "Immaginate la scena”, ride, o quando Diego Maradona scelse Annessa, suo autista in giacca e cravatta, come partner per allenarsi poco prima del Mondiale 1990.

"Mi mise in porta, fece qualche pareggio e calciò all'incrocio dei pali da 30 metri. Ogni tiro finiva precisamente al sette. E mi urlava 'Dài Alvaro, para'. E io: 'Come vuoi che pari in giacca e cravatta?'. Quando arrivammo allo stadio, l'uomo del campo non sapeva chi stesse arrivando, e quando vide Maradona, svenne”.

Oltre a potere vantare qualche calcio con alcuni grandi nomi del calcio, Annessa ha avuto anche il privilegio di lavorare con campioni del futuro prima della consacrazione. Ammette con candore: “Ho scoperto per puro caso quattro-cinque calciatori – tra cui l'ex nazionale Matteo Ferrari, mentre altri lo hanno colpito dal primo istante -. Andrea Pirlo. L'ho visto la prima volta nel 1994, a 15 anni, e di lui e Gigi Buffon capii subito che sarebbero arrivati lontano”.

Annessa non viaggia più al seguito della nazionale maggiore. “Troppo lavoro alla mia età”, ammette, ma di appendere l'ultima maglia non vuole saperne. Bonarietà e caffè a profusione, carburanti dei successi azzurri del passato, si sono rivelati ingredienti essenziali del cammino dell'Under 17 fino alle semifinali. Tuttavia, vi è una squadra che risulta indigesta a Annessa: la Spagna.

"L'ho incontrata 22 volte come magazziniere: 21 sconfitte un pareggio. Quando mi vedono in panchina iniziano a ridere perché sanno di avere già vinto. Se li vedo, non ci vado”.