I miei momenti con Lionel Messi
mercoledì 11 agosto 2021
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Graham Hunter ripercorre i 15 anni passati a raccontare le gesta di Lionel Messi a Barcellona.
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Nella mia prima intervista con Leo Messi, che risale all'estate del 2006, l'argentino mi parlò di una tempesta di emozioni e del desiderio ardente di vincere ancora la Champions League. Vi suona familiare?
Eravamo in un ex magazzino del Barcellona, dietro a una specie di tenda. Non c'era nessuno a metterci fretta, né in coda per parlare con lui. Ah, i bei vecchi tempi.
Allora, mi ha parlato dello scatto di rabbia che ha avuto dopo la finale di Champions League 2006 vinta dal Barcellona contro l'Arsenal a Parigi, e del suo "calentón" (vampata di calore).
Anche a soli 18 anni, era stato uno dei protagonisti dei blaugrana in Champions League, ma gli strascichi di un infortunio al bicipite femorale non avevano convinto Frank Rijkaard a convocarlo in finale.
Quando il gol di Juliano Belletti a 10' dal termine ha dato inizio alla festa, Messi ha avvertito il "calentón" e ha rifiutato di unirsi alla squadra, che in campo si godeva l'ambita coppa.
"È stato uno sbaglio, ma ho imparato. Erano le emozioni del momento… Se Dio vuole, tornerò in finale e avrò la possibilità di vincerla di nuovo", ha dichiarato Messi.
Ebbene cari lettori, Messi rimane fedele a quell'idea anche oggi, anche dopo aver vinto la coppa altre tre volte.
Ricordate l'assist per il gol di Andrés Iniesta a Stamford Bridge nel 2009? Tutti ricordano il gol, ma il passaggio era di Messi.
E il colpo di testa in finale a Roma? Una pulce che trova spazio tra due pesi massimi come Rio Ferdinand e Nemanja Vidić e scavalca Edwin van der Sar, non proprio un nanerottolo.
Ma il più bel gol di Messi in assoluto, secondo me, è arrivato prima della finale del 2011 a Wembley, quando ha superato mezza squadra del Real Madrid e ha trafitto Iker Casillas.
Nei 17 anni in cui ho raccontato Lionel Andrés Messi, ho dovuto ampliare il mio vocabolario, ma è stato un vero piacere, un privilegio.
L'ho intervistato nei corridoi, su una pista di Formula 1, mentre aspettava i controlli antidoping e in un bar, quando era furioso per una cosa successa poco prima della nostra chiacchierata. Tu chiamale, se vuoi, emozioni.
Messi non è cambiato molto nei 15 anni che sono passati tra la nostra prima chiacchierata e la conferenza stampa di addio di domenica. È ancora un giocatore che si emoziona molto, ossessionato dalla Champions League e determinato a collezionare più trofei possibili prima del ritiro.
Ed è per questo che, tranne forse i tifosi più irriducibili del Barça, nessuno dovrebbe essere troppo triste. Qualunque sia la sua prossima tappa, Messi continuerà a inseguire la "coppa dalle grandi orecchie": è garantito.
Io non me ne perderò neanche un minuto, e neanche voi dovreste.