Bruno Fernandes: la magia del numero otto e il sogno di rivincere EURO
lunedì 1 luglio 2024
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Il centrocampista racconta a EURO2024.com il suo rapporto speciale con questo numero e le sue speranze per il Portogallo in Germania.
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Non ci vuole un genio per capire quale sia il numero preferito di Bruno Fernandes. Non solo il centrocampista portoghese indossa la maglia numero otto nel club e in nazionale, ma sono anche passati otto anni da quando la Seleção ha vinto il suo unico titolo europeo battendo i padroni di casa della Francia per 1-0 a Parigi.
In questa intervista a EURO2024.com, il 29enne giocatore parla del suo rapporto con il numero otto, dei campi in sintetico calcati in gioventù e del suo sogno più grande: regalare al Portogallo un altro trionfo.
Il rapporto speciale con il numero otto
Oggi i numeri e i ruoli non sono più quelli di prima, quando eravamo abituati a vedere le maglie dalla 1 alla 11. Fin dall'inizio della mia carriera mi è sempre piaciuto il numero otto, soprattutto tra gli Under 15 e gli Under 17, perché ho iniziato a giocare più da centrocampista.
Il legame con il numero otto deriva dal fatto che lo indossava mio padre, perché sono nato l'otto. È una combinazione di fattori: sono nato l'8 settembre, inizia tutto da qui.
La numero otto del Portogallo
In nazionale avevo un idolo: João Moutinho, che ammiravo per il modo in cui giocava e per la sua intelligenza. Quando sono stato convocato ho avuto la fortuna, il piacere e il privilegio di giocare con lui.
La prima volta che ho indossato questo numero è stato perché João era squalificato. Sapevo che la maglia numero otto era sua e che probabilmente l'avrebbe data a qualcun altro se nessuno gliel'avesse chiesta. Ho aspettato che smettesse di giocare e ho iniziato a indossare anch'io la numero otto.
Gli inizi
Una delle cose principali che impari giocando sull'erba sintetica è che non puoi aver paura di nulla. Rischi, sì, ma vuoi dimostrare sempre di più e non sei mai soddisfatto. Inoltre non vuoi mai perdere, perché quando giochi a cinque c'è sempre gente che aspetta fuori: chi perde esce, quindi non vuoi uscire.
Si impara la competitività, la voglia di vincere e di migliorare sempre di più. Gran parte di quello che facevo da bambino sul sintetico lo faccio ancora adesso. La passione e la volontà sono le stesse e la "dipendenza" dal calcio è ancora intatta.
La voglia di vincere EURO
[Mi piacerebbe vincere] moltissimo, ovviamente! Vorrei vivere quel momento [del 2016] in modo diverso, per poter dare a tutti i portoghesi e a tutti i ragazzi che sognano di giocare nella Seleção la stessa gioia che hanno dato a me nel 2016. Così, anche loro potranno avere questo sogno e fare grandi cose per il nostro paese.