Edoardo Bove sul sogno Roma – l'intervista
lunedì 29 maggio 2023
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"Questo è solo l'inizio", racconta il 20enne cresciuto nelle giovanili della Roma, mentre si prepara alla partita più importante della sua carriera: la finale di UEFA Europa League contro il Siviglia.
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I recenti successi della Roma in Europa sono stati ottenuti con l'aiuto di molti talenti affermati di caratura mondiale, non ultimo l'allenatore José Mourinho. Ma quando il ventenne Edoardo Bove ha segnato in semifinale quello che si è rivelato il gol decisivo per la qualificazione in finale, ha dimostrato che i talenti locali possono ancora dire la loro allo Stadio Olimpico.
Alla sua terza stagione in Serie A, il centrocampista sta impressionando per la sua bravura ed etica del lavoro. Mourinho lo ha scherzosamente definito "cane malato" perché corre, morde e gioca a tutto campo per la squadra. Tifoso della Roma da sempre, Bove ha ora l'opportunità di mettersi in mostra in una finale, quando la sua squadra affronterà il Siviglia a Budapest.
Sui suoi primi passi nel calcio
Fin da quando ero molto piccolo mi piaceva tantissimo lo sport in generale, soprattutto i giochi col pallone. Da ragazzo giocavo regolarmente a tennis e per circa cinque o sei anni ho giocato sia a tennis che a calcio. A un certo punto ho dovuto fare una scelta, anche se ero abbastanza bravo in entrambi. Vedendo quanta strada ho fatto, credo di aver fatto la scelta giusta alla fine.
Cosa ho provato quando sono arrivato a giocare nelle giovanili della Roma? È sempre difficile spiegare queste sensazioni: è come cercare di spiegare cosa si prova a segnare un gol all'Olimpico o ricevere la prima chiamata dal club. Sono emozioni molto forti. Nel complesso, la maggior parte delle persone risponde a questa domanda dicendo che si tratta di un'emozione "indescrivibile". Ma è davvero così. All'inizio, la cosa più importante per me era divertirmi. Poi, man mano che cresci, inizi a capire il significato di giocare per la Roma e inizi a sentirti davvero parte di questo club.
Sull'essere diventato un titolare con José Mourinho
Questo è un punto di partenza. Ho appena iniziato ed è per questo che voglio continuare su questa strada e continuare a giocare bene. Devo essere grato per la fiducia che hanno in me in questo momento, e questa è la cosa più importante. Sono molto felice di questo.
Il mister è una persona speciale per me perché è una persona vera. Ci tratta tutti alla stessa maniera e questo è molto importante. Se ha qualcosa da dirti, te lo dice in faccia, e io preferisco le persone così. Mi sono trovato bene con lui fin dall'inizio. Naturalmente mi ha anche aiutato a crescere. Tutte le sue indicazioni mi hanno aiutato molto e sono felice della fiducia che ha in me.
Sul suo gol decisivo in semifinale contro il Leverkusen
Il gol contro il Leverkusen è stato il culmine di tutto il lavoro che ho fatto qui negli ultimi due anni con l'allenatore, con lo staff, con la Roma. Forse i primi gol sono stati istintivi, tipici di un giocatore giovane e inesperto. Ma bisogna lavorare duramente in allenamento per dimostrare in campo cosa sai fare veramente. E quando ci riesci in partita, è davvero fantastico.
Cosa ho provato quando ho visto la palla entrare in rete? È difficile rispondere a domande come queste, perché tutto accade così rapidamente. In quel momento tutto è confuso.
Sulla finale contro il Siviglia
Mi aspetto una finale all'altezza perché durante l'anno abbiamo meritato di essere lì, quindi siamo molto contenti. Anche loro lo meritano. Il Siviglia viene dalla Champions League, quindi merita ancora di più il posto in finale. Per questo siamo molto contenti e lo siamo anche per i tifosi.
Come sarebbe vincere? Bellissimo, come sarebbe bellissimo vincere qualsiasi finale. Una finale è una partita diversa da tutte le altre.