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Finale di Europa League: come Antonio Conte ha trasformato l'Inter

"Lui vole il massimo non solo nelle partite, ma anche negli allenamenti", ha raccontato Ashley Young.

Inter via Getty Images

Nell'estate 1997 un certo Ronaldo si trasferisce all'Inter. La sua prima stagione in nerazzurro è sensazionale. 'Il Fenomeno' segna 34 gol in tutte le competizioni, l'ultimo dei quali è la ciliegina sulla torta nel 3-0 sulla Lazio nella finale di Coppa UEFA del 1998.

Ventidue anni dopo la storia potrebbe ripetersi perché l'attaccante Romelu Lukaku, alla sua prima stagione con l'Inter, ha segnato 33 gol e ha ancora una partita da giocare: la finale di Europa League contro il Siviglia.

Dieci di fila per Lukaku

Il belga ha segnato tre gol nel mini torneo in Germania e ha stabilito un record della competizione segnando nelle ultime dieci partite consecutive di Europa League; una striscia iniziata addirittura nel 2014/15 con la maglia dell'Everton. Ma non sono solo i suoi gol a fare di Lukaku il volto dell'Inter.

Il possente 27enne è un uomo squadra che lavora al servizio dei compagni ed è pronto a condividere i meriti con quel tecnico italiano che fa del lavoro il suo mantra. Il profilo di Lukaku era esattamente quello che cercava Antonio Conte l'estate scorsa quando è stato scelto per la panchina dell'Inter.

Fautore della difesa a tre, Conte ha plasmato la sua Inter sul 3-5-2 che prevede due attaccanti supportati da due centrocampisti dinamici, un costruttore di gioco (Marcelo Brozović) e due esterni offensivi. La manovra parte dalla difesa che attrae il pressing degli avversari, e poi si cercano i due in avanti - in particolare Lukaku - con lanci lunghi dalla retroguardia o dal portiere Samir Handanovič. In questo sistema di gioco, Lukaku è fondamentale poiché abile a proteggere la palla col corpo, bravo ad aprire spazi per i compagni e, come dimostrato nella semifinale contro lo Shakhtar Donetsk, fondamentale con le sue cavalcate e con i suoi gol.

La squadra di Antonio Conte ha fallito la qualificazione agli ottavi di UEFA Champions League
La squadra di Antonio Conte ha fallito la qualificazione agli ottavi di UEFA Champions League ©AFP/Getty Images

Ma non sono sempre state rose e fiori per l'Inter in questa stagione. La squadra di Conte ha iniziato il 2019/20 in UEFA Champions League e si sarebbe qualificata agli ottavi se solo avesse battuto un rimaneggiato Barcellona alla sesta giornata. In quella gara Lukaku ha segnato un gol, ma ha sbagliato altre chiare occasioni condannando i Nerazzurri al terzo posto nel girone.

Anche in campionato all'Inter è mancata la continuità. Nonostante un finale in crescendo, la squadra di Conte è arrivata seconda a un punto dalla Juventus, col tecnico italiano alla ricerca della quadratura del cerchio. Con quattro gol e cinque assist, Ashley Young ha avuto un impatto significativo negli equilibri della squadra dal suo arrivo a gennaio dal Manchester United. Per Christian Eriksen invece l'inserimento è stato più difficile. Conte ha provato per un breve periodo a inserire il danese nel 3-4-1-2 ma presto è passato al 3-5-2 e non ha più cambiato un singolo giocatore dall'11 iniziale della vittoria sul Getafe agli ottavi di finale.

Uno di questi titolari inamovibili è l'esperto Diego Godín – due volte vincitore dell'Europa League con l'Atlético Madrid. L'ex capitano dell'Atlético doveva diventare un pilastro della difesa dell'Inter quando la scorsa estate si è trasferito a Milano, ma all'inizio le cose non sono andate secondo i piani e l'uruguaiano ha perso il suo posto in favore del sorprendente giovane Alessandro Bastoni. Godín però non si è mai lamentato, ma ha lavorato ancora più sodo per riconquistare il suo posto.

“Per me è stata una sfida cercare di capire cosa chiedeva e voleva il mister", ha spiegato il trentaquattrenne dopo la vittoria dei quarti di finale contro il Leverkusen. "È totalmente diverso da tutto quello che ho fatto per 15-20 anni. Ho dovuto cambiare testa e fisico, ho dovuto cambiare modo di capire il calcio e ho imparato tanto dal mister e dal suo modo di giocare. È un allenatore molto esigente e ho capito che dovevo lavorare il più possibile".

Ashley Young è stato decisivo dal suo arrivo all'Inter
Ashley Young è stato decisivo dal suo arrivo all'InterInter via Getty Images

Anche Young è stato colpito dalla mentalità di Conte. "Lui vole il massimo non solo nelle partite, ma anche negli allenamenti. Si vede che è un vincente. Vuole vincere, e lo esige da tutti i giocatori". L'esempio dell'etica del lavoro di Lukaku, Godín e Young ha permeato l'intera squadra.

"Quando si gioca con i migliori giocatori e si è allenati da un grande mister diventa più facile crescere", ha raccontato il centrocampista 23enne Nicolò Barella. "Per noi è stato l'inizio di una nuova era, quindi non è stato facile essere in forma fin dall'inizio. Ho dovuto fare degli errori e imparare da essi. Conte ha migliorato la mia mentalità, il mio modo di giocare. Ora uso molto di più la mia testa. Prima ero puro istinto. Adesso sono più forte anche quando vado in attacco".

L'Inter ha una lunga e vincente tradizione europea. La Grande Inter di Helenio Herrera ha vinto due Coppe dei Campioni negli anni '60; poi l'Inter a trazione tedesca di Andreas Brehme, Lothar Matthäus e Jürgen Klinsmann ha vinto la prima delle tre Coppe UEFA degli anni '90, e infine José Mourinho nel 2010 ha guidato i Nerazzurri a vincere lo storico Triplete con la vittoria sul Bayern München in finale di Champions League. Adesso tocca a Conte scrivere un altro capitolo della storia dell'Inter?

"Ci siamo allenati duramente nel piccolo campo che avevamo a disposizione prima del torneo" ha detto Lukaku dopo il 5-0 sullo Shakhtar in semifinale. "Non è stato facile, ma credo che si possa vedere il risultato del duro lavoro svolto. Fisicamente e tatticamente, tutti siamo al 100% e possiamo andare avanti". I Nerazzurri adesso potrebbero raccogliere i frutti di tutti questi sacrifici.

Questo articolo appare nel programma ufficiale della finale di UEFA Europa League, che è disponibile per l'ordine.