Ashley Young parla di Inter-Shakhtar, dell'Italia e di Antonio Conte
sabato 15 agosto 2020
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Ashley Young non vede l'ora di giocare la semifinale di lunedì contro lo Shakhtar e racconta la sua nuova vita in Italia.
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A 34 anni, Ashley Young ha lasciato il calcio inglese per la prima volta in carriera ed è approdato all'Inter a gennaio.
Poco dopo, è diventato il primo giocatore inglese a segnare in Serie A dai tempi di David Beckham nel 2009. Ora, il terzino sinistro si prepara per la semifinale di UEFA Europa League di lunedì contro lo Shakhtar Donetsk, con la possibilità di ritrovare il Manchester United in finale. A UEFA.com, Young parla della sfida contro lo Shakhtar, della sua vita in Italia e di quanto ha imparato da Antonio Conte.
Lo Shakhtar ama attaccare. Ti piace giocare contro le squadre che si fanno vedere un po' di più dalle tue parti?
Ashley Young: “In genere preferisco affrontare squadre che non si chiudono e giocano a viso aperto: chi gioca meglio quel giorno vince. Penso che sarà una partita bellissima".
“Abbiamo guardato alcuni video dello Shakhtar, per esempio contro il Basilea, ed è una squadra forte. Se non fosse così non sarebbe in semifinale. Non vediamo l'ora di giocare conto di loro e di metterci alla prova, e alla fine dei 90 minuti vedremo”.
Per te, un'eventuale finale contro lo United è una motivazione in più?
Young: "No. Ovviamente vogliamo arrivare in finale, ma non pensiamo a nessun avversario in particolare. Ora ci concentriamo solo sullo Shakhtar e sulla prossima partita".
Per uno che ha giocato in Inghilterra tutta la vita, come è stato il trasferimento all'Inter?
Young: “È stato un cambio totale, ma ho deciso di provare questa esperienza anche per giocare con più regolarità. Ho parlato con Ole [Gunnar Solskjær, tecnico del Manchester United] e mi ha detto che non avrei giocato quanto volevo, ma a fine carriera ci tieni. Sono in forma come tutti gli altri e sento di avere ancora molto da dare".
“Per me l'età è solo un numero. Ole mi ha spiegato che avrebbe puntato sui giovani. Quando l'Inter mi ha dato questa occasione non ci ho pensato due volte, volevo solo salire sull'aereo e firmare. È una squadra famosa in tutto il mondo".
"Volevo far parte di quello che mi aveva detto il mister e ovviamente ho parlato con i dirigenti: era un'occasione da non perdere".
“Non è stato così difficile: sono uno di quelli che si adattano a un nuovo stile, a un nuovo modo di vivere. Ora gioco con il sorriso e mi diverto. Forse mi manca solo la cucina di mia mamma, che a Manchester mi mandava sempre da mangiare, ma lo stile di vita a Milano è incredibile: la gente e il cibo sono eccezionali, quindi non mi lamento!”.
Tatticamente, che cosa hai imparato da Antonio Conte? Che cosa pretende?
Young: “Tutto, e non solo in partita ma anche in allenamento. Si può dire che è un vincente. Vuole vincere e pretende la stessa mentalità da tutti. Ovviamente il campionato è un po' più tattico, ma bisogna adattarsi velocemente e credo di esserci riuscito".
“Essendo un terzino devo correre molto, in attacco e in difesa, ma per come giochiamo attacco di più, quindi possono segnare di più e fare più assist. Allo United ero più un difensore, mentre qui ho licenza di attaccare”.
Com'è l'umore in allenamento? L'altro giorno, a Düsseldorf, si è visto Antonio Conte darci dentro con le scivolate...
Young: “Sì, è il 'torello' che facciamo prima degli allenamenti. Nelle ultime settimane partecipa anche il mister. È bello metterlo in mezzo e farlo correre, così grida anche meno, ma è anche vero che riesce subito a uscire. È una di quelle cose di cui parlavo prima: lo spirito di squadra che c'è qui è incredibile. Ognuno lotta per l'altro e vuole vincere".
"A volte si discute, si litiga, ma quando riusciamo a portare tutto questo in campo, tutti lottano per l'altro. È per questo che sono contento di essere qui: ognuno di noi ha una mentalità vincente".
"Sorridono tutti e siamo contenti. Ovviamente si lavora molto, ma è un lavoro che poi dà i suoi frutti. Se riusciamo ad arrivare in finale ne sarà valsa la pena".