Djorkaeff e la Coppa UEFA nerazzurra
lunedì 5 maggio 2014
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A proposito della finale di Coppa UEFA vinta con l'Inter nel 1998, Youri Djorkaeff racconta a UEFA.com: "Dopo la partita siamo andati sugli Champs-Élysées: non pensavo che tre mesi dopo ci sarei tornato con la nazionale!".
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Dopo aver perso la finale di Coppa UEFA del 1997, l'FC Internazionale Milano si è riscattata l'anno dopo battendo l'SS Lazio nella prima finale unica della competizione al Parco dei Principi di Parigi.
Per Youri Djorkaeff, quel trionfo è stato sicuramente uno dei più memorabili. "Alzare la coppa al Parco dei Principi è stato molto emozionante, perché giocavo nell'Inter ma ero a Parigi - spiega a UEFA.com -. L'anno prima avevamo perso [contro l'FC Schalke 04], ma il 1998 è stato un anno bellissimo per me: a maggio ho vinto la Coppa UEFA e a luglio la Coppa del Mondo [FIFA]. Abbiamo regalato lo scudetto alla Juventus a due giornate dalla fine: insomma, è stata una stagione molto intensa".
In finale, la squadra allenata da Luigi Simoni si è imposta facilmente su quella di Sven-Göran Eriksson con gol di Iván Zamorano (5'), Javier Zanetti (60') e Ronaldo (70'). "Ronaldo è stato fenomenale - ricorda Djorkaeff, 46 anni -. Ha dimostrato di essere di un altro livello per tutta la stagione. Ricordo il suo gol contro la Lazio: ha superato il portiere quasi senza toccare palla. È stato incredibile, ma in allenamento faceva sempre cose del genere ed eravamo abituati".
"Abbiamo giocato una finale perfetta - prosegue Djorkaeff -. Dopo la partita siamo andati agli Champs-Élysées e abbiamo fatto una passeggiata simbolica di 50 metri. Non sapevo che tre mesi dopo l'avrei rifatta con la nazionale!".
La Coppa del Mondo era ancora lontana per Djorkaeff, che aveva raggiunto la finale di Coppa UEFA eliminando Neuchâtel Xamax FC, Olympique Lyonnais, RC Strasbourg e lo stesso Schalke ai quarti. "Con le squadre italiane, il bello è che impari in fretta - sorride Djorkaeff -. Difficilmente fai due volte lo stesso errore". La semifinale contro l'FC Spartak Moskva veniva decisa da due gol di Ronaldo nella freddissima capitale russa.
"Eravamo una buona squadra e Ronaldo ci dava qualcosa in più. Simoni chiudeva gli allenamenti con una partitella perché gli piaceva vedere le prodezze dei suoi giocatori". Le competizioni europee hanno certamente aiutato ad affinare le loro doti. "Giocare ogni tre giorni era il meglio - conclude Djorkaeff -. Se perdi non importa, perché ti aspetta subito un'altra partita importante. Se non ci fossero state le trasferte sarebbe stato il massimo. A fine carriera giocavo solo una volta la settimana e mi annoiavo a morte".