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La vittoria della testa sul cuore

Capolavoro tattico dei moscoviti che superano lo Sporting con organizzazione e contropiede.

di Timothy Collings, Estádio José Alvalade

Povero Sporting, povera Lisbona, povero Portogallo. Dopo aver visto l’FC Porto trionfare per due stagioni consecutive in Europa, aver visto la propria nazionale perdere l’estate scorsa l’Europeo UEFA contro la Grecia, aver perso domenica scorsa lo scontro decisivo per la corsa al titolo contro i rivali cittadini dell’SL Benfica, i tifosi presenti oggi allo stadio avevano creduto che la finale di Coppa UEFA avrebbe portato anche a loro consolazione e, finalmente, un po’ di gloria.

Concretezza in fase realizzativa
E invece alla fine è stata una festa russa, a base di brindisi di vodka, che ha soppiantato il buon vino portoghese, e con i tifosi del CSKA ebbri per il successo della loro squadra, capace di conquistare il primo trofeo europeo affidandosi al classico gioco di rimessa. La tattica dei russi, fatta di pazienza, disciplina e una buona strategia, ha prevalso su uno Sporting cui non ha fatto difetto il coraggio, l’energia e l’intraprendenza. Il pragmatismo ospite, unito al cinismo in contropiede, ha avuto ragione del classico 4-4-2 dei padroni di casa, sostenuti dal pubblico e animati più dalla passione che dalla testa.

Sporting più pericoloso
Eppure, chi non si era sentito solidale con il tecnico del CSKA, Valeriy Gazzaev, mentre guidava i suoi uomini negli spogliatoi al termine del primo tempo con i padroni di casa avanti 1-0 e il pubblico in festa? La sua squadra, sempre molto solida e schierata con un 4-3-1-2, aveva rispettato le consegne quasi alla perfezione, contenendo lo Sporting nei primi venti minuti e facendo scemare di conseguenza l’incoraggiamento del pubblico locale, prima di iniziare ad affacciarsi in avanti con crescente pericolosità. I ricordi della disfatta contro la Grecia dell’estate scorsa facevano capolino di tanto in tanto quando la formazione russa si proiettava in avanti, anche se erano i padroni di casa, con un 4-4-2 d’attacco, a mantenere quasi sempre l’iniziativa e ad andare più spesso al tiro, seppure senza creare pericoli seri alla porta russa.

Buon inizio
Il CSKA, come promesso alla vigilia, non era a Lisbona per fare da comparsa alla festa dello Sporting. Una squadra che incassa appena quattro reti nelle precedenti otto sfide di Coppa UEFA e che gioca la 19esima sfida europea della stagione – un record – non può che meritare rispetto. Lo Sporting, prendendo le misure agli avversari nelle battute iniziali, dimostrava una certa preoccupazione per la solidità e la pericolosità degli avversari in contropiede. Il CSKA confermava di essere pronto a recitare quel copione e con il passare dei minuti mostrava quella temibile miscela di pragmatismo e improvvisazione. Il vantaggio dello Sporting giungeva dunque inaspettato, a tal punto da sorprendere gli stessi tifosi dei Leoni, increduli nel vedere l’ottimo Igor Akinfeev battuto da una girata di Rogerio dal limite dell’area.
Contropiede spietato
Il gol cambiava inevitabilmente la storia della gara, con il CSKA impegnato a difendersi a pieno organico e preoccupato di tagliare ogni rifornimento alle punte dello Sporting. Il pareggio della formazione moscovita – colpo di testa di Aleksei Berezoutski su calcio di punizione di Daniel Carvalho – faceva esplodere i tifosi in trasferta, con tutto uno sventolio di bandiere russe. I biancoverdi, pieni di carica agonistica e determinazione, erano gradualmente sovrastati da una formazione che con astuzia tattica si rendeva pericolosa con crescente regolarità.

Non è bastato l’orgoglio
Il secondo gol del CSKA era nell’aria e arrivava al termine di un contropiede micidiale che metteva in condizione Yuri Zhirkov di involarsi verso Ricardo e di batterlo in uscita con un rasoterra mancino. Il terzo sigillo, ancora sugli sviluppi di una ripartenza dopo un grossolano errore di Rogerio in attacco, non faceva altro che ribadire la concretezza del CSKA, con Vágner Love pronto a realizzare da pochi passi l’ottavo gol personale nel torneo su assist del connazionale Carvalho. Alla fine sul volto dei portoghesi si facevano largo le lacrime. Ma si è trattato di un successo meritato da parte di una squadra ben organizzata. Non è stata una trappola greca, ma una dimostrazione di superiorità, in una serata in cui ardore e passione non stati sufficienti.

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