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Le origini di Ángel Di María

Riviviamo i momenti più belli della carriera dell'attaccante del Paris Saint-Germain.

Ángel Di María esulta dopo un gol con il PSG
Ángel Di María esulta dopo un gol con il PSG Getty Images

UEFA.com ripropone le interviste più appassionanti della stagione: oggi è il turno di Ángel Di María. A novembre, l'attaccante argentino ha parlato delle sue origini calcistiche in Argentina, di alcuni dei momenti più memorabili in carriera e delle ambizioni del Paris Saint-Germain.

UEFA.com: puoi parlarci della tua bicicletta, Graciela? Che cosa significa per te e che ricordi hai?

Ángel Di María: quella bici era un tesoro per me. Mi ricorda quando ho iniziato a giocare e a crederci sul serio. Era molto speciale e sarà sempre con me in ogni partita e in ogni finale che giocherò.

Rappresenta l'impegno?

Un murales dedicato ad Ángel Di María nella sua Rosario
Un murales dedicato ad Ángel Di María nella sua Rosario AFP via Getty Images

Sì, è qualcosa di unico. Rappresenta tutte le opportunità che mi ha dato mia madre quando mi portava agli allenamenti. Era sempre con me e andava dappertutto in bici. Mi viene in mente ogni volta che gioco. Cerco di dare il massimo perché mi ricordo tutti i suoi sacrifici.

Com'era essere un giovane calciatore in Argentina?

Sinceramente difficile. Il calcio argentino, anche a bassi livelli, può essere difficile. A volte non hai soldi per andare agli allenamenti. Molti giocatori si perdono proprio per questo.

Non possono andare agli allenamenti o comprarsi gli scarpini. Se hai un'opportunità, devi essere bravo a sfruttarla. Ci sono tanti giocatori che ce l'hanno fatta, ma anche tanti che non ce l'hanno fatta.

Dunque, quanto è stato importante andare al Benfica?

Il Benfica è stato molto importante per me e per la mia famiglia. È stato un grande passo, anche perché giocavo nel Rosario Central da appena un anno e mezzo. Venire in Europa in un grande club come il Benfica mi ha dato tutto. È stato come la mia prima casa, mi ha permesso di vincere e di diventare quello che sono oggi.

Parliamo del tuo gol di rabona con il Benfica contro l'AEK Athens nel 2009. È stato molto "argentino"...

Sì, diciamo sudamericano, perché queste cose le fanno soprattutto i sudamericani. In realtà ho segnato un solo gol di rabona, e sinceramente non è facile! È stato molto bello perché giocavamo contro una grande squadra e l'ho segnato con il Benfica, la mia prima squadra europea.

È vero che preferisci segnare così perché ti fidi più del sinistro?

Sì. Quando posso scegliere tra destro e sinistro, preferisco trovare un modo creativo di usare il sinistro.

Il gol che hai segnato con il Real Madrid contro il Tottenham nel 2011 è arrivato dalla lunga distanza. Ti alleni specificamente o è semplicemente una delle tue doti?

No. Quel gol è stato molto bello e importante perché era in Champions League, ma non mi sono mai esercitato sui tiri da lontano. Anno dopo anno, continui a migliorare e hai sempre più sicurezza. Per fortuna ne ho segnati diversi e spero di continuare così.

Quanto sei cresciuto al Real Madrid?

Il Real Madrid è stato molto importante. Il salto dal Benfica è stato enorme e molti mi criticavano perché non avevo giocato bene ai mondiali del 2010. Non avevo fatto abbastanza per giustificare il mio prezzo, che era molto alto. [José] Mourinho credeva in me; stagione dopo stagione, ho dimostrato di meritare la maglia del Real Madrid e l'ultimo anno sono anche riuscito a vincere la Champions League.

Com'è vincere la Champions League?

È unico, è diverso da qualsiasi altro titolo. Non ho avuto la fortuna di vincere i mondiali, ci sono solo andato vicino, ma credo che la Champions League sia molto speciale. Aver vinto la Décima, che per il Real era molto importante, è stato molto speciale per me e per tutti.

Popperfoto via Getty Images

Perché dopo ogni partita porti in campo la bandiera di Rosario?

Perché la bandiera argentina è stata alzata per la prima volta a Rosario, la mia città, e perché rappresento il mio paese in Europa. Voglio anche rappresentare il posto dove ho passato l'infanzia e ho imparato a giocare a calcio. Ho ancora quella bandiera e la porterò sempre con me.

Che ambizioni ha il Paris Saint-Germain?

Vincere tutto. Fin dal primo giorno, ho capito che il PSG voleva vincere tutto: ogni competizione, ogni partita.

Il club ha grandi ambizioni e per rappresentarlo devi avere le stesse ambizioni. Ho sempre vinto titoli da quando sono arrivato. Credo di aver vinto tutte le competizioni tranne la Champions League, ma spero di riuscirci prima di andarmene.

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