Aimar orgoglioso del Benfica
giovedì 5 aprile 2012
Intro articolo
L'ottima prestazione in casa del Chelsea non è bastata al Benfica per accedere in semifinale ma l'argentino resta a testa alta: "Meritavamo di vincere", ha detto a UEFA.com.
Contenuti top media
Corpo articolo
C'è qualcosa di speciale tra lo Stamford Bridge e la UEFA Champions League questa stagione. Se la spettacolare rimonta contro l'SSC Napoli nel turno precedente aveva scaldato i cuori degli appassionati del Chelsea FC, la sofferta vittoria per 2-1 nei quarti contro l'SL Benfica ha toccato gli stessi livelli per emozioni forti.
Gli 'Encarnados' sono arrivati a Londra senza i favori del pronostico dopo la sconfitta dell'andata a Lisbona, ma sono riusciti a tenere il risultato in bilico fino al gol di Raul Meireles in pieno recupero.
Come aveva già fatto contro il Manchester United FC all'Old Trafford a novembre, il Benfica ha giocato un'altra grande partita in Inghilterra. Ancora una volta Pablo Aimar è stato il grande protagonista del bel gioco messo in mostra dai lusitani, e l'argentino resta orgoglioso nonostante la dolorosa eliminazione.
"Credo che abbiamo giocato la nostra partita e lo abbiamo fatto davvero bene – ha ditto a UEFA.com -. Alcune cose non sono andate per il verso giusto per noi e le loro individualità hanno permesso al Chelsea di arrivare in semifinale di Champions League."
Aimar non considera importante la differenza di esperienza a questi livelli: il Chelsea è alla sesta semifinale nelle ultime nove edizioni della UEFA Champions League mentre il Benfica aveva raggiunto i quarti per la prima volta dal 2006.
"Penso che abbiamo giocato una buona partita - continua -. Dovevamo rimontare una brutta sconfitta dell'andata ma credo che meritavamo di vincere". Pensa che l'1-0 dell'andata sia stato decisivo? "No, perché ci abbiamo provato anche in trasferta".
"Parliamo di una squadra [il Chelsea] che è piena di grandi individualità. Non ti lasciano molte chance. Gare come queste sono sempre difficili e ancora di più se le giochi con un uomo in meno", conclude ripensando all'espulsione di Maxi Pereira.