La lezione di umiltà della Spagna
venerdì 31 dicembre 2010
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Per quanto le straordinarie doti tecniche di Xavi, Iniesta, Villa e Casillas siano state decisive per il successo della Spagna al Mondiale FIFA, il segreto del successo si annida in valori semplici come la modestia e lo spirito di gruppo.
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Il trionfo della Spagna nella Coppa del Mondo FIFA 2010 è stato un capolavoro al quale hanno contribuito molti artefici: Vicente Del Bosque con la sua saggezza tattica, Xavi Hernández con le sue geometrie, Andrés Iniesta con le sue incursioni palla al piede, David Villa con il suo fiuto del gol e Iker Casillas con le prodezze tra i pali.
Ma oltre alle indiscutibili doti tecniche, chi ha visto in azione da vicino i campioni d'Europa e del mondo ha potuto ammirarne anche le qualità umane, in particolare l'umiltà. Un atteggiamento frutto di una fortunata coincidenza o il risultato di una cultura che pervade il calcio spagnolo?
Il tratto distintivo di questa generazione di calciatori spagnoli così vincenti è la modestia e lo spirito di gruppo, al di là di ogni egoismo. Come ha dichiarato Xavi durante il Mondiale: "Siamo un gruppo di persone normali, che si impegnano al massimo e amano questo sport”. Lo stesso vale per il timoniere di questo gruppo, Vicente Del Bosque, che ha vinto la UEFA Champions League e il Mondiale FIFA con stile, pazienza e rispetto nei confronti di tutti. Quello che non si conosce è il percorso formativo seguito da questi calciatori talentuosi, che sono anche ragazzi con la testa saldamente sulle spalle.
Fernando Hierro, direttore sportivo della federcalcio spagnola (RFEF), e Ginés Meléndez, direttore della scuola allenatori della RFEF, hanno spiegato, in occasione della recente Conferenza degli allenatori delle squadre nazionali a Madrid, che in Spagna si cerca di insegnare a giocare a calcio, a competere e a sviluppare un equilibrio psicologico nei giovani di talento.
Ginés ha spiegato: "E' fondamentale che i giocatori siano persone equilibrate. Il giocatore che dovesse avere sbalzi di umore repentini dall'euforia alla depressione in funzione dei risultati non avrà un buon rendimento nelle competizioni”. Dal calcio di base all'élite del calcio giovanile, la RFEF insiste su valori quali dedizione, spirito di gruppo, spontaneità e modestia. Attraverso un accurato processo di selezione, consigli e allenamenti, si cerca di produrre grandi giocatori e brave persone.
Sviluppare un'etica del lavoro e di gruppo, oltre che la modestia, è un percorso intrapreso consapevolmente dallo staff tecnico della RFEF. Un ordine di idee in cui non c'è spazio per arroganza, boria e presunzione. Vicente Del Bosque lotta strenuamente contro l'autocompiacimento e il vacuo orgoglio.
Naturalmente i calciatori hanno bisogno di coltivare il proprio ego, essere determinati a migliorarsi al massimo, ma senza scadere nell'egotismo. Quando un calciatore o un allenatore consegue un successo, non c'è motivo che si crogioli nell'autoesaltazione. Come dire: "Se hai bisogno di comunicare agli altri quello che vali, allora forse non vali”.
La Spagna ha vinto il Mondiale FIFA in Sudafrica grazie al suo straordinario tasso tecnico, ma ha vinto anche il trofeo Fair Play, a riprova di una filosofia che attribuisce pari importanza alla tecnica e ai valori positivi. Parlando del capitano della nazionale Iker Casillas, giocatore del Real Madrid CF, Xavi, che milita nell'FC Barcelona, ha dichiarato: "E' un ragazzo molto umile e normale”.
Un'affermazione che è vera per molti giocatori della nazionale spagnola, in particolare per quelli che hanno fatto tutta la trafila delle giovanili negli ultimi quindici anni. Xavi, Iniesta, Casillas e compagni hanno vinto tutto, eppure lasciano alla prossima generazione un'inestimabile lezione di umiltà.
Il presente articolo è stato pubblicato nell'edizione di ottobre di UEFA•Technician.