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Rafael Benítez su Liverpool -Real Madrid e su come si prepara una finale di UEFA Champions League

L'ex allenatore di Liverpool e Real Madrid ha parlato a UEFA.com delle due finaliste, di Istanbul e di come preparare una finale di UEFA Champions League.

Steven Gerrard e Rafael Benítez con la Coppa dei Campioni nel 2005
Steven Gerrard e Rafael Benítez con la Coppa dei Campioni nel 2005 Getty Images

Con l'avvicinarsi della finale di UEFA Champions League tra Liverpool e Real Madrid, UEFA.com ha intervistato un ex allenatore di entrambe le squadre: Rafael Benìtez

Il tecnico spagnolo ha condotto i Reds alla vittoria della competizione nel 2005 (salvo poi perdere contro l'AC Milan nel 2007) e nel 2012/13 ha aggiunto un altro trofeo alla propria bacheca vincendo la UEFA Europa League col Chelsea.

Benítez ha raccontato a UEFA.com le sue impressioni sulle finaliste e ha spiegato come ci si sente ad allenare ai massimi livelli.

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La calma del Real contro l'intensità del Liverpool

Un giocatore può cambiare una partita con il suo talento, e il Real Madrid lo ha dimostrato ampiamente nella fase a eliminazione diretta con [Karim] Benzema decisivo nei momenti chiave".

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"Il Real Madrid è ben collaudato e ha tanta qualità. [Carlo] Ancelotti gli ha dato fiducia e calma. La difesa del Liverpool deve fare attenzione alla qualità di Benzema, alla velocità di Vinícius [Junior] e al fiuto del gol di Rodrygo.

"Allo stesso modo, il reparto arretrato del Real Madrid non avrà un attimo di pace. [Jürgen] Klopp vuole che la sua squadra giochi a ritmi alti e ci riesce grazie a una rosa competitiva. Per riuscirci infatti ha bisogno di giocatori in panchina che rendano la vita difficile ai titolari.

"In passato, quando si parlava degli attaccanti del Liverpool si parlava solo di [Mohamed] Salah, [Sadio] Mané e [Roberto] Firmino, ma ora bisogna aggiungere a questa lista [Diogo] Jota, [Luis] Díaz e [Divock] Origi.

"Il Liverpool ha qualità e intensità e tende ad avere più palla degli avversari. Tendono a imporre il proprio gioco e colpire in attacco piuttosto che aspettare per giocare in contropiede".

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"Sarà interessante vedere come una squadra come il Madrid, abituata in Liga a dominare nel possesso palla, affronterà una squadra che pressa in modo così aggressivo per recuperare il pallone".


'Avere una mentalità vincente richiede anni'

"Ho trascorso molti anni nelle giovanili del Real Madrid sia da giocatore che da allenatore e lì capisci cosa significa essere abituati a vincere. Per avere una sana mentalità vincente servono anni. Lì arrivare secondi è un fallimento".

"Fortunatamente nella finale del 2005 a Istanbul avevo già vinto dei trofei col Valencia. Questo è stato fondamentale".

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"Istanbul è stato indimenticabile perché dopo una lunga assenza, il Liverpool è tornato a disputare la finale della più importante competizione per club. Probabilmente è la finale più bella ed emozionante che la Champions League abbia mai visto".

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La preparazione per una finale di Champions League 

"Noi c'eravamo preparati in modo professionale e metodico sia per Istanbul che per la finale di Atene del 2007".

"Per Atene eravamo persino al corrente del tipo di temperatura che potevamo aspettarci il giorno della finale e abbiamo svolto un ritiro in Spagna per adattarci il più possibile. In generale, si cerca di mantenere tutto uguale o il più simile possibile, in modo che i giocatori possano mantenere la loro routine".

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"Nelle settimane che precedono una finale, tutto è un po' più facile nel quotidiano perché tutti sono concentrati al massimo sul lavoro da svolgere. L'allenamento è più facile perché nessuno si distrae. La principale difficoltà è fare crescere la fiducia nella squadra e fare in modo che il messaggio rimanga inalterato parlando con giocatori e staff".

"Per preparare un campionato si va di partita in partita, senza però perdere mai l'obiettivo finale: i giocatori sanno che c'è spazio per gli errori".

"Nelle competizioni a eliminazione diretta, invece, non ce n'è. Non si possono sbagliare formazione, schemi, tattiche di gioco e cambi. Nei momenti decisivi, la propria competenza ma soprattutto l'esperienza possono fare la differenza".

Il mio consiglio a chi è alla sua prima finale

"Cosa direi ai giocatori che vivono per la prima volta l'esperienza di una importante finale?

"A tutti i giocatori, ma soprattutto ai giovani, direi di essere se stessi. Se giocano è perché hanno dimostrato di meritarlo".

"Devono giocare come sanno, seguire il piano di gioco, ma devono giocare sicuri dei propri mezzi. Non bisogna lasciarsi sopraffare da un errore; bisogna continuare a provarci".

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