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Le dritte di Chapuisat ai giovani

L'ambasciatore del Campionato Europeo Femminile Under 17 UEFA al via la prossima settimana ha dispensato saggi consigli ai giovani protagonisti del torneo.

Le dritte di Chapuisat ai giovani
Le dritte di Chapuisat ai giovani ©UEFA.com

Centotré presenze con la Svizzera e vincitore di una UEFA Champions League con il Borussia Dortmund, Stéphane Chapuisat allena oggi le giovanili del BSC Young Boys, suo ex club. Ambasciatore della fase finale del Campionato Europeo Femminile Under 17 UEFA al via martedì a Nyon, Chapuisat offre i suoi consigli alle giovani leve.

"Bisogna divertirsi. Non capita tutti gli anni di giocare la fase finale di un torneo. Bisogna prepararsi bene per vincere le partite e godersi il torneo. I calciatori amano la competizione, e danno il massimo per vincere sempre. Alla fine vince la squadra migliore e l'importante è prepararsi bene per arrivare pronti al torneo, perché non capita spesso nella carriera di un calciatore”.

"Ogni esordio, sia esso con la squadra nazionale o con il club, lascia un ricordo speciale. Con il tempo ci si abitua, ma resta una grande piacere. Giocare con la nazionale è un po' diverso perché ci sono meno partite durante l'anno, e rappresentare il proprio paese è sempre un grande onore”.

"La cosa più importante per un giovane calciatore è lavorare all'interno di una struttura organizzata, con bravi allenatori e giocare con regolarità per mettere in pratica le lezioni apprese durante la settimana. L'abitudine a giocare le partite e l'esperienza sono molto importanti”.

"Per un allenatore è difficile gestire i calciatori singolarmente. E' importante all'interno di un gruppo che tutti i calciatori rispettino le stesse regole. A mio avviso, il calciatore che ce la fa non è necessariamente il più talentuoso, ma quello più determinato, più appassionato e innamorato del calcio. Questo tipo di calciatore ha più possibilità di farcela rispetto a un altro che ha più talento ma dà tutto per scontato”.

"Le pressioni esterne possono essere difficili da reggere. Se si ricevono troppe pressioni a casa, non ci si riesce a esprimere liberamente. In Svizzera siamo organizzati bene perché assicuriamo un'istruzione e un diploma ai ragazzi nel caso in cui non riescano a sfondare nel calcio. Non solo, se prendono brutti voti [a scuola], non si allenano".