L'approccio olistico di Sacchi
sabato 15 giugno 2013
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Geniale e rivoluzionario, l’ex tecnico dell’Italia e del Milan Arrigo Sacchi ha spiegato a UEFA.com le qualità dei finalisti Under 21, e parlato della crescita dei giovani e del futuro degli Azzurri.
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Geniale e rivoluzionario, l’ex tecnico dell’Italia e dell’AC Milan Arrigo Sacchi spiega la nuova direzione perseguita dalle squadre giovanili azzurre verso nuovi orizzonti di progresso e innovazione. Un movimento che deve partire dai più giovani, capovolgendo principi ritenuti inoppugnabili e instaurando una nuova filosofia calcistica. “E’ il gioco che alimenta il giocatore e ne moltiplica le sue sicurezze e qualità”, ha dichiarato il coordinatore delle nazionali giovanili in un'intervista esclusiva a UEFA.com.
UEFA.com: Quale aspetto degli Azzurrini ha particolarmente apprezzato in Israele?
Arrigo Sacchi: La qualità del gioco che hanno espresso. Qui ci sono davvero tanti ragazzi interessanti, ma la cosa ancor più interessante è la loro disponibilità, la loro serietà e il loro entusiasmo. Mi auguro che non lo perdano, in questo caso avranno tutti buoni risultati in futuro. E’ un’esperienza straordinaria per loro utilissima che affrontano con grande spirito.
UEFA.com: Gran parte del merito può essere attribuito a Devis Mangia?
Arrigo Sacchi: Mangia ha preso in mano una buona squadra, è sulla panchina da solo un anno perché prima c’era Ferrara, e l’ha migliorata ulteriormente. Questa squadra sta davvero giocando un calcio positivo e il tecnico è molto bravo, uno dei più preparati che ci sono in Italia.
UEFA.com: Germania e Spagna, due diversi destini al torneo…
Arrigo Sacchi: La Germania ha giocato non bene collettivamente. Ha dei buoni giocatori ma non si sono visti, è mancato il collettivo. Il calcio spagnolo è sempre straordinario. In Spagna hanno scoperto che il calcio è uno sport di squadra, non individuale e in quel momento hanno fatto la grande differenza.
UEFA.com: Futuro roseo per tanti Azzurrini qui presenti?
Arrigo Sacchi: Si, se non perderanno questa modestia, questa professionalità ed etica di gruppo. Etica del gruppo significa non tradire chi ti ha scelto, il club o la nazionale, l’allenatore, i propri compagni e se stessi.
UEFA.com: Tra alti e bassi, l’Italia non smette mai di sfornare talenti…questione di DNA?
Arrigo Sacchi: A volte ne abbiamo prodotti molti, in altri momenti un pò meno. Il fatto che ora l’Italia partecipi a due fasi finali europee con l’Under 17 e l’Under 21, significa che non si tratta di una squadra, non è questione di 5 o 6 giocatori, ma è un intero movimento.
UEFA.com: C’è continuità e sintonia tra il lavoro delle nazionali giovanili con quello di Cesare Prandelli?
Arrigo Sacchi: Si senz’altro. C’è sintonia tra il lavoro dall’Under 15 all’Under 21, ma anche Prandelli con la nazionale sta avendo grandi risultati grazie a un gioco che ha come obiettivo il calcio totale e il collettivo. E’ il collettivo che migliora il singolo, non il contrario. Cerchiamo di essere coordinati dall’Under 15 all’Under 21 seguendo un percorso destinato a servire la nazionale maggiore. La soddisfazione più grande è che in questo momento giocatori come [Stephan] El Shaarawy, [Mattia] De Sciglio sono in nazionale A, ma anche [Marco] Verratti, [Fabio] Borini, [Mattia] Destro ci sono già stati. Questa è la soddisfazione più grande. Noi abbiamo come obiettivo il gioco perché sappiamo che è il gioco che alimenta il giocatore e ne moltiplica le sue sicurezze e qualità.
UEFA.com: Tanti trionfi nella storia per l’Under 21 e una sola finale per l’Under 17, come spiega questo gap?
Arrigo Sacchi: C’è un motivo. In passato non avevamo l’Under 15, iniziavamo dall’Under 16, mentre altri paesi come per esempio Svizzera e Spagna iniziavano da molto prima. Arrivavamo quindi in netto ritardo. Oggi iniziamo dall’Under 15 e stiamo cercando di creare comitati regionali per partire dall’Under 14.
UEFA.com: E’ importante confrontarsi anche con altri modi di fare calcio?
Arrigo Sacchi: La Federazione ci ha permesso una cosa, di giocare tante partite internazionali. Questo ci ha consentito di confrontarci con un calcio diverso rispetto a quello che si gioca in Italia, e noi pensiamo che il calcio del futuro sia sempre più basato sull’intelligenza, sulla capacità di collocarsi bene, di connettersi bene, affinchè la sinergia cresca, al pari dell’autostima e della personalità.