Cala il sipario sui rimpianti cechi
sabato 25 giugno 2011
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Lukáš Vácha ha ammesso che la sua espulsione è costata alla Repubblica ceca la sconfitta contro la Bielorussia, mentre Marcel Gecov and Tomáš Vaclík hanno riflettuto sullo scarso rendimento della squadra in Danimarca.
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Dopo aver visto tramontare la possibilità di partecipare alle Olimpiadi in seguito alla sconfitta contro la Bielorussia nella finale per il terzo e quarto posto, i giocatori della Repubblica ceca non hanno nascosto la loro delusione per il rendimento non all'altezza della squadra in Danimarca.
Approdata alle fasi finali del torneo come unica squadra imbattuta, la Repubblica ceca era considerata una delle favorite per il titolo continentale. Invece, dopo la sconfitta in semifinale, la squadra di Jakub Dovalil ha fallito anche la qualificazione ai Giochi Olimpici del prossimo anno a Londra: il gol di Yegor Filipenko all'88' ha infatti regalato il lasciapassare alla Bielorussia.
Marcel Gecov
Le cose non sono andate come ce le eravamo immaginate. Tutto è andato storto. non abbiamo giocato bene già dalla prima gara e la seconda è andata ancora peggio. La vittoria contro l'Inghilterra ci ha dato un po' di fiducia, ma contro la Svizzera non è cambiato niente. Volevamo le Olimpiadi, erano il nostro primo obiettivo, e siamo tutti molto delusi per averlo fallito.
Tomáš Vaclík
Tutti noi pensavamo che il torneo sarebbe andato diversamente. Da un lato siamo soddisfatti di essere arrivati fin qui, ma dall'altro sappiamo che avremmo potuto fare di più. La gente in Repubblica ceca credeva molto in noi, perché siamo un'ottima squadra, e questo rende tutto ancora più difficile.
Ondřej Čelůstka
Sfortunatamente è andato tutto male. Fino al momento dell'espulsione avevamo la gara in pugno, anche se è mancato il gol. Abbiamo avuto più occasioni dei nostri avversari, ma il calcio è così. Abbiamo giocato molto meglio rispetto alla semifinale ed è un vero peccato non essere riusciti a segnare.
Lukáš Vácha
La colpa è mia, me ne assumo la responsabilità. Guarderò tutti negli occhi ammettendo il mio errore, non ho scusanti.