ESCLUSIVA - A tu per tu con Nicolò Zaniolo
lunedì 4 novembre 2019
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Il giovane gioiello della Roma vive un momento d'oro nella capitale e non intende rallentare la sua corsa: "Posso dare tanto ma devo ancora migliorare tanto", ha detto in un'intervista esclusiva a UEFA.com.
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Ripete spesso di non sentirsi “affermato”, ma di dover continuare a migliorare. Attraverso il lavoro. Vero. Ma quello che sta vivendo Nicolò Zaniolo è davvero un momento d’oro: il gioiello della Roma, alla sua seconda stagione in Giallorosso, sta segnando tanti gol importanti – va a segno, tra campionato e UEFA Europa League, da quattro partite consecutive – e ha contribuito a portare la squadra di Paulo Fonseca al terzo posto in classifica. In questa intervista rilasciata all’UEFA Europa League show, il 20enne Azzurro ripercorre alcune fasi della sua ascesa.
Chi sono stati i tuoi idoli calcistici e perché?
I miei idoli calcistici sono sempre stati Kakà e Ronaldinho: a Kakà mi ispiro come modo di giocare e abbiamo più o meno la stessa posizione in campo, le sue qualità erano immense…Ronaldinho mi divertivo a vederlo giocare durante le partite, che guardavo soprattutto per lui!
Se succedesse a un ragazzo quello che è successo a te, di essere scartato per motivi tecnici, che consiglio ti sentiresti di dargli?
Il principale consiglio che posso dare è quello di non mollare mai e credere sempre nei propri sogni. Spesso si dice che se si chiude una porta, si apre un portone. Ma l’importante è non smettere mai di credere ai propri sogni e continuare finché non si riesce a realizzarli. Ma se non si riuscisse a realizzarli, la cosa più importante è aver dato tutto…
Ricordi ancora il giorno del tuo esordio alla Roma?
Me lo ricordo benissimo. La mattina il mister [Eusebio] Di Francesco mi chiamò e mi disse se ero pronto a giocare la partita contro il Real Madrid: incredulo, gli risposi “Certo, mister”. Ma ero ancora inconsapevole di quello cui stavo andando incontro. La riunione fu alle 11 di mattina, ma si giocò alle 21 e rimasi tutto il giorno a guardare il soffitto, dopo aver chiamato i miei genitori per chiedere conforto perché alla fine provavo comunque una grandissima emozione. Ma arrivato in campo non ho più fatto caso alle cose esterne, ho pensato solo a divertirmi e a giocare. Alla fine se ero lì l’allenatore aveva visto qualcosa in me e devo dire che non è andata così male.
Quella Champions League, malgrado l’eliminazione della Roma agli ottavi, ha contributo a consacrarti: esordio al Bernabéu, doppietta al Porto all’Olimpico…
Contro il Porto ci giocavamo i quarti di finale, era qualcosa di nuovo per me, non avevo mai fatto una partita del genere, le emozioni erano tante. Ho cercato di dare il massimo, il meglio per la squadra. Per fortuna sono riuscito a fare una doppietta, ma non direi che sono affermato per questo: devo continuare così, lavorare in campo per affermarmi in futuro. Mi sento un giocatore che può dare tanto ma che deve ancora migliorare tanto.
Ti capita di rivedere quella partita, ripensare al boato dell’Olimpico dopo i tuoi gol? Le notti europee a Roma sono speciali…
Certo! Quella sera non la dimenticherò mai per tutta la mia vita, le serate di UEFA Champions League - ma anche quelle di UEFA Europa League quest’anno - sono emozioni che non mi toglierò mai dalla testa! Ma devo essere bravo a non sedermi su quello e a continuare a farne altre, a giocare ancora bene per questa maglia per toglierci delle soddisfazioni tutti insieme.
La Roma è cambiata molto questa estate: secondo te quali sono le ambizioni della squadra, sia in campionato sia in Europa?
La Roma quest’anno è cambiata molto, ma penso sia cambiata in positivo perché siamo un gruppo giovane con al fianco giocatori più esperti e forti, che aiutano i più giovani. E’ il giusto mix per fare una grande annata. Ce ne sono tutti i presupposti, adesso tocca a noi giocare bene per risollevare la Roma e portarla nei posti in cui merita.
Si spendono per te paragoni importanti, a Roma ha da poco smesso di giocare un simbolo come Francesco Totti. Che ne pensi di lui, che effetto di fa essere accostato a lui?
Riguardo Francesco, penso che per qualsiasi giovane essere accostato - o solo avvicinato - a lui sia una grandissima emozione. Però devo dire che io sono Nicolò Zaniolo, devo migliorare e tanto: di Totti ce n’è uno…Io devo continuare su questa strada.
Se un giorno la Roma ti proponesse di indossare la maglia numero 10, accetteresti?
No, non ci penserei neanche. Terrei la mia, è una forma di rispetto verso il capitano. Non proverei nemmeno a dire di sì.
La Roma non vince da tanto: secondo te questa può essere la stagione giusta?
Sì, penso che possa esserlo. Dipende tutto da noi, da come approcciamo le partite, da come ci alleniamo giorno dopo giorno. Le vittorie si costruiscono non in un giorno, ma in anni. Credo però che abbiamo tutto per poter dire la nostra, spetta soltanto a noi.