Zidane e l'estate d'oro del 2000
martedì 28 febbraio 2012
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Il successo francese ai Mondiali FIFA del 1998 è terminato con l'immagine di Zinédine Zidane proiettata sull'Arco di Trionfo, ma secondo il campione transalpino il meglio è arrivato a UEFA EURO 2000.
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Il 12 luglio 1998 nacque una figura storica. Pochi istanti dopo aver segnato i due gol contro il Brasile che regalarono alla Francia la Coppa del Mondo FIFA, il volto di Zinédine Zidane fu proiettato sulla facciata dell’Arc de Triomphe di Parigi e l’estroso numero 10 sembrava un dio venerato dalla folla in delirio sugli Champs Elysées.
Questo modesto e brillante calciatore di origine algerina sarebbe diventato un simbolo del successo nella moderna Francia multiculturale e un eroe per la gente. A 26 anni, il genio di Marsiglia era già un personaggio speciale e la sua formidabile prestazione contro il Brasile è entrata a pieno diritto nella storia del calcio. In tutta onestà, però, il suo apporto nel corso del torneo era stato quantomeno sporadico, complici anche le due gare saltate per squalifica ins eguito all'espulsione rimediata nella partuita contro l'Arabia Saudita.
Due anni più tardi la storia fu completamente diversa. In Belgio e Olanda, Zidane fu il protagonista assoluto della manifestazione, in un modo che non si vedeva dai tempi di Diego Maradona nel 1986. Dalla partita inaugurale contro la Danimarca alla finale contro l’Italia, Zizou incantò spettatori e avversari con tocchi di classe, finte, dribbling ubriacanti e una magistrale visione di gioco. "Ho avuto fiducia in me stesso - ricorda -. Il 2000 fu uno dei migliori anni della mia carriera. Tutto mi riusciva bene".
La Francia del 2000 era un concentrato di talento, con giovani come Thierry Henry, Patrick Vieira e Nicolas Anelka affiancati agli esperti Marcel Desailly, Laurent Blanc e Didier Deschamps. Ma la vittoria sarebbe stata quasi certamente al di là della loro portata senza l’immenso contributo di Zidane. "Avevamo molta fiducia nei nostri mezzi, ma per me l’Europeo è ancora più difficile da vincere del Mondiale - spiega -. Ci sono solo grandi squadre. In un Mondiale c’è tempo per trovare la forma migliore, qui invece non puoi permetterti il minimo errore".
L’apprensione di Zidane aumentò sicuramente dopo il sorteggio, che inserì la Francia nel girone di Danimarca, Repubblica Ceca e Olanda. "Era un gruppo durissimo - sottolinea -. Per noi però fu positivo, perché fummo costretti a partire subito a mille". E le cose andarono esattamente così, con un perentorio 3-0 alla Danimarca prima del successo 2-1 alla Repubblica Ceca. "Se non ricordo male, surclassammo la Danimarca. Avevamo un gioco molto fluido e Thierry Henry era la nostra arma in più. Lasciammo subito il segno".
Tenuto a riposo nell’ultima partita del girone contro l’Olanda (che la Francia perse 3-2), Zidane sfoderò la sua migliore prestazione contro la Spagna nei quarti di finale. "Il mio torneo iniziò con quella partita - ricorda Zidane, che sbloccò il risultato al 32’ con una magistrale punizione -. Gli incontri del girone erano stati difficili, ma non fummo mai messi a dura prova come contro la Spagna". Dopo il pareggio di Gaizka Mendieta dal dischetto, Youri Djorkaeff realizzò il gol della vittoria. "Fu in quel momento che capimmo di poter fare qualcosa di grande".
L'avversaria dei Bleus in semifinale evocava buoni ricordi in Zidane. Tifosissimo dell’Olympique de Marseille, Zizou era presente allo Stade Vélodrome quando Michel Platini guidò la Francia alla vittoria nella semifinale di EURO ‘84 contro il Portogallo. Quell’esperienza lasciò un segno profondo – anche perché si giocò nel giorno del suo 12esimo compleanno – e i ricordi riaffiorarono impetuosamente poco prima della sfida contro i lusitani a Bruxelles 16 anni dopo.
"Era mia abitudine prima delle partite uscire dallo spogliatoio e passare un po’ di tempo da solo con la palla - ricorda Zidane -. Quella volta pensai ‘Sedici anni fa ero al Vélodrome e la Francia sconfisse il Portogallo. Ora ho la possibilità di vivere da protagonista le stesse emozioni'".
Zidane ricoprì il ruolo di Platini alla perfezione. Allo Stade Roi Baudouin mandò in confusione totale gli avversari: era immarcabile e faceva ripartire l’azione con una rapidità incredibile. Sembrava all’apice della sua carriera. Nuno Gomes sorprese i Bleus nel primo tempo, ma Henry pareggiò prima del momento cruciale dell’incontro, a tre minuti dalla fine dei tempi supplementari: un tiro di Sylvain Wiltord fu intercettato con il braccio da Abel Xavier e l’arbitro fischiò la massima punizione.
Le proteste dei lusitani ritardarono la battuta del calcio di rigore e la tensione diventò quasi insopportabile. Un uomo, però, rimase impassibile. "Passò un po’ di tempo tra il fallo di mano e il rigore - ricorda Zidane -. Questo mi diede la possibilità di riprendere fiato e ricompormi. Sapevo che, se avessi segnato, saremmo andati in finale [per la regola del golden gol]. Non mi feci domande. Sapevo esattamente cosa fare". E la conclusione di Zidane si infilò magicamente all’incrocio dei pali.
Anche in finale la Francia si trovò a inseguire, questa volta l’Italia, passata in vantaggio con Marco Delvecchio al 55'. Zidane ricorda "la lunga rincorsa a caccia del pareggio", ma quando Sylvain Wiltord colpì al quarto minuto di recupero, ebbe la certezza della vittoria. "Sapevamo che se avessimo pareggiato avremmo vinto la partita. Nei tempi supplementari c’era solo una squadra in campo". A dare il colpo di grazia agli Azzurri ci pensò David Trezeguet.
A differenza del 1998 e del 2006, Zidane non andò a segno in finale, ma il segno lasciato da questo genio del calcio sul torneo non sarà mai dimenticato.
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