Gollini sul suo 'destino' in Champions League
venerdì 27 marzo 2020
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Il portiere italiano Pierluigi Gollini parla del cammino dell'Atalanta e dei suoi ricordi in UEFA Champions League.
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UEFA.com ogni venerdì farà una sessione di domande e risposte incentrate sulla UEFA Champions League.
Abbiamo scavato negli archivi della stagione fino a trovare un'intervista rilasciata agli inizi di febbraio dal portiere dell'Atalanta, Pierluigi Gollini.
UEFA.com: cosa significano per te la città di Bergamo e l'Atalanta?
Pierluigi Gollini: dal momento in cui sono arrivato qui [nel 2018], l'impatto è stato incredibile. La squadra stava andando molto bene, ed eravamo all'inizio di questo incredibile ciclo che ci ha portato fino a qua. Oggi Bergamo occupa sicuramente un posto speciale nel mio cuore ma anche nella mia vita, perché da tre anni e mezzo vivo in questa città e ho molto in comune con la gente del posto. È una città molto bella.
Credo che la cosa migliore e più rara che abbiamo creato qui sia il rapporto che abbiamo all'interno di questa squadra e di questo gruppo di giocatori. Perché anche se negli ultimi anni ci sono stati nuovi arrivi e diverse partenze, c'è un nucleo di giocatori che è qui da un po' di tempo. Faccio parte di una grande famiglia all'Atalanta, ma anche di una grande e bella città.
Quindi c'è un legame speciale, quasi unico, tra i tifosi dell'Atalanta, la squadra e la città che si fondono in un tutt'uno?
Gollini: sì, esattamente, è proprio così. Per questo ho detto prima che ci piace molto quello che abbiamo creato. È un legame unico. C'è molto calore ma sempre molto rispetto. Per un giocatore, è una grande cosa da ricevere e da vivere.
Torniamo all'inizio della tua carriera. La vita di uno sportivo è fatta di sacrifici e rinunce soprattutto quando si è più giovani - che ricordi hai di quei momenti?
Gollini: sì, non è facile a dire il vero. Da bambino ho fatto molti sacrifici. All'epoca non li vedevo come tali perché nel profondo il mio unico desiderio era quello di essere un calciatore. Così in quel periodo, quando i miei amici andavano a ballare, io non avevo alcun interesse ad andare a ballare. Oggi mi rendo conto di aver rifiutato molte cose, ma dico a me stesso che ho fatto bene. Indubbiamente però avevo molta fame di arrivare a questi livelli.
A certi livelli però il talento non basta. Tutti hanno fame, tutti sono forti, tutti hanno talento, quindi la differenza sta nelle piccole cose - tante piccole cose fanno la differenza.
Hai giocato nelle giovanili del Manchester United - raccontaci di quell'esperienza.
Gollini: mi ha formato molto come uomo, oltre che come giocatore. Sono cresciuto molto dal punto di vista umano grazie al fatto che mi ha fatto scoprire una cultura completamente nuova, diversa dalla mia, oltre che una nuova lingua. Ho dovuto affrontare molte delle difficoltà che un ragazzo affronta quando esce di casa. È un'esperienza che ha fatto molto per me a livello umano e alla quale ripenso sempre perché mi ha insegnato cose che sicuramente non avrei imparato in Italia.
Quando si è presentata l'occasione, non ho avuto molti dubbi perché sognavo di diventare un calciatore e lo United, che oggi è ancora tra i migliori club del mondo, allora era di un altro livello rispetto alle altre squadre.
Naturalmente il Manchester United richiama alla mente la Champions League. Quali sono i tuoi primi ricordi della competizione?
Gollini: iI miei primi ricordi sono legati naturalmente a quando la guardavo in TV a casa con mio padre. Poi - forse era destino - ricordo di essere andato con mio padre e i miei amici a vedere il Milan vincere 3-0 a San Siro contro il Manchester United [nella semifinale 2006/07]. Una partita fantastica del Milan, e la prima partita di Champions League alla quale ho assistito dal vivo. Poi sono andato allo United e ho giocato in Champions League proprio a San Siro, quindi dev'essere stato il destino! Ma è un bel ricordo.
Avete giocato una fase a gironi incredibile. Come avete fatto a passare da una eliminazione quasi certa alla qualificazione agli ottavi?
Gollini: in tanti ci davano per spacciati già dopo la seconda partita [1-2 contro lo Shakhtar a San Siro]. Dall'altro lato però noi non ci siamo mai sentiti come se stessimo uscendo. Credo che il pareggio contro il Manchester City [nella quarta giornata] ci abbia dato una bella spinta. Siamo riusciti ad ottenere un punto contro una squadra con giocatori fenomenali, spietati e che segnano sempre molti gol.
Poi, naturalmente, altri risultati sono andati a nostro favore. Abbiamo avuto anche molta fiducia nelle nostre capacità, nella nostra squadra e nel nostro gioco. Tutte queste cose insieme ci hanno permesso di raggiungere l'incredibile obiettivo di superare il girone.
Questa intervista è stata fatta a febbraio dal reporter di UEFA.com per l'Atalanta, Vieri Capretta.