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L'ascesa di Villas-Boas

UEFA.com ripercorre la carriera del tecnico del Chelsea: da osservatore di Sir Bobby Robson, passando per le Isole Vergini Britanniche, fino alla tripletta con il Porto.

L'ascesa di Villas-Boas
L'ascesa di Villas-Boas ©UEFA.com

Tredici mesi fa André Villas-Boas era semplicemente il tecnico di una squadra portoghese di mezza classifica. Oggi, dopo una stagione straordinaria alla guida dell'FC Porto, è statos celto per la panchina del Chelsea FC. UEFA.com ripercorre la straordinaria ascesa dell'allenatore 33enne.

Quando Villas-Boas si è insediato sulla panchina del Porto lo scorso giugno le aspettative non erano di certo così elevate. Considerati i suoi 32 anni e l'unica stagione alle spalle alla guida dell'A. Académica de Coimbra, quella del presidente Jorge Nuno Pinto da Costa è stata una scelta coraggiosa e di puro istinto.

Il Porto poi ha vinto il campionato conquistando 27 vittorie e tre pareggi su 30 partite, segnando 73 gol e subendone 16. La scorsa stagione, con Jesualdo Ferreira in panchina, era finito solo terzo alle spalle di SL Benfica e SC Braga. Villas-Boas è anche diventato il primo tecnico portoghese a chiudere la stagione da imbattuto, sebbene i Dragoni si fossero laureati campioni con cinque turni di anticipo.

Villas-Boas non si sente però un Re Mida. "La gente parla troppo dell'allenatore – a contare davvero sono struttura del club e giocatori. Il calcio non è uno one-man show. Il mio lavoro è quello di coltivare il talento dei giocatori, di permettere loro di esplorare al meglio le loro capacità, di lasciarli liberi di fare le loro scelte. Non sono un dittatore".

Una filosofia che piace ai suoi giocatori. "E' la libertà che ci lascia - ha detto il portiere e capitano Helton, appena sette mesi più giovane di  Villas-Boas -. Si cura di noi e prova sempre ad aiutarci con ciò di cui abbiamo bisogno. Poi però si assicura che facciamo ciò che lui vuole dal punto di vista tattico. Ci dà tranquillità e ci fa capire che possiamo sempre portare a termine il nostro lavoro".

Eppure poteva andare tutto molto diversamente. Da teenager, Villas-Boas voleva diventare giornalista ma una lettera inviata all'allora tecnico del Porto Sir Bobby Robson, con cui si lamentava delle poche occasioni offerte all'attaccante Domingos, ha cambiato il suo destino. "Fortunatamente Robson mi ha portato al  club e poi a dei corsi per allenatore in Inghilterra e Scozia - ha spiegato -. Non fosse stato per lui adesso non sarei qui, ma con voi dall'altra parte della barricata".

A 16 anni Villas-Boas lavorava già nella divisione osservatori e statistiche del Porto. A 21 era direttore sportivo alle British Virgin Islands. José Mourinho lo ha quindi fatto tornare al Porto come capo osservatore delle squadre avversarie e se lo è portato dietro al Chelsea FC e all' FC Internazionale Milano.

Villas-Boas ha poi deciso di ballare da solo nell'ottobre del 2009. Arrivato all'Académica alla settima di campionato con la squadra ultima nella Liga e a secco di vittorie, l'ha guidata fino a metà classifica. Appena 23 partite sono bastate per convincere Pinto da Costa. Da allora non si è più guardato indietro e dopo appena 12 mesi ha salutato il Porto, portando con sé una bacheca di tutto rispetto e la sensazione che il futuro sia tutto nelle sue mani.

Ora il Chelsea si augura che il portoghese abbia lo stesso impatto immediato anche a Londra, pur digiuno di esperienza in Premier League e UEFA Champions League. Villas-Boas, tuttavia, non teme le sfide. Merito probabilmente dell'incoscienza della giovane età: i suoi 33 anni sono gli stessi di Frank Lampard e Didier Drogba.

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