Mourinho pronto per qualcosa di speciale
lunedì 13 settembre 2010
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Fresco del successo ottenuto con l'Inter, il nuovo allenatore del Real Madrid CF José Mourinho vorrebbe riuscire a vincere la UEFA Champions League con il terzo club diverso.
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Il suo soprannome è ormai sulla bocca di tutti ma forse qualcuno dimentica che è stato lo stesso José Mourinho a definirsi 'the Special One', 'quello speciale', per aver guidato l'FC Porto al successo in UEFA Champions League nel 2004.
Mourinho era arrivato al Chelsea FC dopo la cavalcata vincente che aveva condotto il Porto a battere 3-0 l'AS Monaco FC nella finale di Gelsenkirchen. In quel contesto la sua autocelebrazione era più che giustificata. Ora però è sulla panchina bollente del Santiago Bernabéu, e ancora una volta ci arriva da campione d'Europa in carica.
Con l'FC Internazionale Milano ha infatti vinto il trofeo la scorsa stagione, completando la tripletta con il titolo della Serie A e la Coppa Italia. Mourinho brilla e con il suo tocco magico fa brillare quello che tocca.
Vale comunque la pena ascoltare con attenzione le sue parole, ancora una volta. Il 47enne portoghese ha detto chiaramente, dopo aver preso il posto di Manuel Pellegrini al Real Madrid CF, che la sua squadra, al di là dell'undici iniziale, è ancora un cantiere aperto.
Ci vuole un lavoro che parte dalle fondamenta, e che al momento è importante tanto quanto vincere trofei. Il sorteggio per la fase a gironi – che vede il Real nel Gruppo G con AC Milan, AFC Ajax e AJ Auxerre – ha suscitato interesse ma anche qualche mugugno da parte di Mourinho.
"A dirla tutta non è che io sia molto fortunato con i sorteggi", ha detto a UEFA.com. "Mi trovo sempre davanti i campioni d’Europa. Quando ero al Chelsea abbiamo affrontato il Porto, il secondo anno al Chelsea abbiamo giocato contro il Barcellona e poi contro il Liverpool. Quando ero all’Inter abbiamo giocato contro il Manchester United nella fase a gironi, poi l’anno successivo contro il Barcellona. A dire il vero speravo di ritrovare l’Inter per continuare la mia tradizione. Non sarà l’Inter, ma ce la vedremo con Milan e Ajax, club che hanno vinto molte Coppe dei Campioni, che hanno una grande storia e una grande cultura calcistica, tutto nel mio girone".
Mourinho spera di aver lasciato il segno sulle Merengues prima della visita nella capitale spagnola dell'Ajax il 15 settembre, anche se Kaká, Raúl Albiol e Fernando Gago non ci saranno per infortunio e Lassana Diarra, Pepe e Cristiano Ronaldo stanno faticando per tornare in forma.
"Penso sia una motivazione anche per la società e per i tifosi, perchè è sempre bello giocare in casa contro l’Ajax e contro il Milan, avere squadre come queste nella fase a gironi al Santiago Bernabéu e non squadre che partecipano per la prima volta, tipo formazioni che vengono da Israele o Cipro", ha detto Mou. "Questa è una competizione corta, si giocano sei partite in tre mesi. Puoi permetterti di perdere una partita, ma non due. C’è molta pressione, specialmente per una squadra nuova come la nostra che ha lavorato da poco insieme cercando di costruire un gruppo, sarà dura".
Conoscendo Mourinho, non sorprende che a preoccuparlo sia più la gara interna contro l'Ajax che non la trasferta contro i sette volte campioni d'Europa del Milan. "L'Ajax ha la sua cultura, la sua filosofia, il suo modo di allenarsi e il suo modo di giocare", ha spiegato. "Sono un avversario scomodo. Hanno giocatori di livello mondiale come Luis Suárez, Maarten Stekelenburg e Gregory van der Wiel, e altri giocatori di alta qualità come Urby Emanuelson e Eyong Enoh. Questo rende la sfida ostica.
"La quarta giornata segnerà il mio ritorno a Milano dopo la vittoria della Champions League", ha continuato Mourinho. "E' San Siro, uno stadio nel quale non ho perso per due anni e quindi spero porti fortuna. Il Milan è un grande rivale e che ho sempre rispettato. Anche loro mi hanno sempre rispettato.
"Tornerò a San Siro come allenatore del Real Madrid, non come ex allenatore dell'Inter. Si sa che scriveranno 'i tifosi dell'Inter tiferanno per lui contro il Milan'. Chissà? Io ci vado da professionista cercando di fare il risultato che serve al Real Madrid".
Mourinho è il decimo allenatore del Real dopo che Vicente del Bosque lo aveva allenato per quattro stagioni consecutive sette anni fa. La pressione presidenziale, dei media e soprattutto dei tifosi rendono il suo ruolo bollente. Ma Mou non sembra preoccupato della reazione dei tifosi: "Non sono stupidi. Capiscono subito se un allenatore dà tutto.
"Una delle mie qualità è che non penso a me stesso. Non mi proteggo. Sono nel calcio per dare tutto ai club. Certe volte mi trovo in situazioni problematiche o guerre interne. Non mi piace la parola ma non riesco a trovarne di migliori. Questo perché quando arrivo in un club, ne indosso la maglia.
"Anche se non sono nato tifoso del Chelsea, dell'Inter supporter o del Real Madrid, i tifosi capiscono subito che sono uno di loro. Questo, oltre ai risultati positivi, di solito aiuta a costruire delle buone relazioni. Darò tutto e spero che i risultati arriveranno". In effetti, normalmente è così, e alla fine è questo a rendere speciale José.