Filippo Grandi, Alto Commissario UNHCR: il calcio per i rifugiati
mercoledì 28 giugno 2023
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Allo UEFA Respect Forum di Francoforte, l'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati dell'UNHCR (Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, partner della UEFA) ha parlato dell'importante ruolo che il calcio europeo può svolgere aiutando i rifugiati ad avere una nuova vita e a integrarsi nella comunità.
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Recentemente, l'UNHCR ha indicato che oggi ci sono 110 milioni di persone sfollate a livello mondiale, la cifra più alta mai registrata. In che modo il calcio può sostenere i vostri sforzi per affrontare questa enorme sfida?
Filippo Grandi (F.G): lo sport può essere uno strumento importante in diversi modi. Il calcio ha a che fare con corpi sani e menti sane, ma spesso i rifugiati hanno subito gravi traumi che hanno influito sulla loro salute mentale. Il calcio offre una competizione sana alle persone che fuggono da conflitti malsani.
Lo sport e il calcio sono anche una motivazione, molto spesso per persone disperate. Lo sport è inclusivo. Spesso diciamo che uno dei modi migliori per proteggere i rifugiati è includerli nella società. Lo sport è un potente strumento di inclusione e integrazione.
In che modo la partnership tra UNHCR e UEFA fa la differenza?
F.G: l'iniziativa che organizziamo insieme alla UEFA, la Unity EURO Cup, è un bellissimo esempio di partnership. È composta da squadre diverse sotto ogni aspetto. I giocatori devono includere sia rifugiati che cittadini dei paesi che rappresentano, oltre a uomini e donne. Giocare insieme è sempre l'opzione migliore per l'inclusione.
Ai paesi che ospitano i rifugiati cerchiamo di dire: non metteteli nei campi. La maggior parte dei rifugiati ora vive nelle comunità che li ospitano. Il primo passo verso l'integrazione inizia per strada, giocando insieme, perché ogni bambino del mondo, rifugiato o no, maschio o femmina, ama giocare a calcio.
I bambini si uniscono facilmente; anche i ragazzi, ma una volta che si diventa più grandi l'integrazione diventa più difficile. Se incoraggiamo i bambini fin dalla tenera età a giocare a calcio insieme, a fare giochi di squadra, è un modo fantastico per promuovere l'inclusione.
Come possono contribuire i membri della comunità calcistica europea nel suo insieme?
F.G: tutti gli argomenti di cui si parla al Forum - rispetto dell'ambiente, cambiamento climatico, lotta al razzismo - sono importanti e contribuiscono a creare società più accoglienti per i 110 milioni di persone costrette a fuggire in tutto il mondo.
Mi piacerebbe che le federazioni calcistiche europee facessero ancora di più e tramandassero il loro operato ai club di tutte le categorie. Riunire le persone nella comunità ha effetti molto importanti. Collaboriamo con la UEFA per raggiungere questo obiettivo attraverso il calcio.
Come descriverebbe l'atteggiamento degli europei nei confronti dei rifugiati?
F.G: Non sono ingenuo. L'Europa si trova di fronte a complessi spostamenti di massa, ma la reazione ai fatti dell'Ucraina e l'enorme movimento di persone dello scorso anno hanno dimostrato che gli europei hanno un'incredibile solidarietà. Dura da un anno e mezzo e non mostra segni di cedimento, dimostrando che in Europa ci sono leggi, politiche e prassi per garantire la stessa risposta solidale e organizzata a tutti i rifugiati, indipendentemente da dove provengano.
Qual è il messaggio più importante che il calcio può contribuire a trasmettere?
F.G: quando sono andato al confine polacco a marzo dello scorso anno, ho visto una montagna di giocattoli che le comunità locali avevano portato al centro di accoglienza per centinaia di bambini ucraini. È stato un messaggio di solidarietà forte. Il calcio è in posizione privilegiata per trasmettere un messaggio positivo a grandi folle, ovvero che i rifugiati sono proprio come noi ma si trovano in una situazione difficile. Sarebbe un risultato fantastico.