Collaborare per un cambiamento
giovedì 10 settembre 2015
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Il vicepresidente UEFA, Michael van Praag, ha invitato tutti gli operatori nella sicurezza a “lavorare insieme e a cambiare in meglio” per avere stadi “sicuri, protetti e accoglienti”.
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Il vicepresidente UEFA, Michael van Praag, ha invitato tutti coloro che lavorano nella sicurezza negli stadi europei a “lavorare insieme e a cambiare in meglio” in modo da garantire che le partite si svolgano in un “ambiente sicuro, protetto e accogliente”.
Giovedì a Varsavia, in occasione della Conferenza UEFA/UE sugli stadi e sulla sicurezza, Van Praag (che è anche presidente del Comitato stadi e sicurezza UEFA) ha invocato uno sforzo congiunto da parte di addetti ai lavori, governi, forze di polizia e autorità pubbliche per ridurre i casi di violenza allo stadio e fuori.
Van Praag è determinato a fare in modo che la UEFA contribuisca a un miglioramento sostenibile degli stadi e di tutti gli aspetti correlati alla sicurezza nel calcio europeo.
I rappresentanti delle forze di polizia e dei governi europei, insieme ai funzionari di sicurezza della UEFA, delle federazioni e dei club e ai proprietari degli stadi, si sono riuniti a Varsavia per la conferenza annuale sugli sviluppi più recenti in materia di sicurezza.
“La conferenza riunisce la maggioranza dei club più importanti d'Europa - ha spiegato Van Praag -. Si tratta di squadre con un gran numero di tifosi che, come ogni stagione, le seguiranno in tutto il continente. Purtroppo, non tutti rendono onore alla propria squadra”.
Van Praag ha ribadito che la UEFA è pronta a un dialogo con le organizzazioni di tifosi, oltre che a sostenerle con iniziative per arricchire l'esperienza per il pubblico. Tuttavia, ha aggiunto, la UEFA e la famiglia del calcio devono rimanere vigili per fermare quei pochi spettatori che hanno una condotta negativa.
“Parlando del comportamento dei tifosi - ha dichiarato -, devo ricordare ai club e alle federazioni che hanno grandi responsabilità. La maggior parte degli incidenti è causata da tifosi in trasferta che non non hanno il biglietto della partita. Molti non hanno neanche intenzione di guardarla”.
“Non si può disconoscere questo solo perché non hanno un biglietto. I club e le federazioni devono capire che la loro responsabilità riguarda tutti quelli che viaggiano in Europa con i loro colori. Le strategie di inclusione e di esclusione devono tenerne conto”.
“Incoraggio fortemente il dialogo tra club, federazioni e governi a proposito di questo importante tema”.
Nel frattempo, è pronta la nuova Convenzione europea sulla violenza negli stadi, 30 anni dopo la prima edizione pubblicata in seguto alla tragedia dell'Heysel. Un importante sostegno congiunto arriva dalla UEFA e dal Consiglio d'Europa. “Seguendo la filosofia adottata negli ultimi anni dalla UEFA e dai suoi partner europei, oggi si dà una maggiore enfasi a questi temi”, ha spiegato van Praag.
“I problemi non sono più solo la violenza e i disordini. Il messaggio principale della nuova convenzione è la necessità di un approccio integrato verso tre pilastri fondamentali: sicurezza, protezione e servizio”.
Van Praag ha spiegato che la nuova convenzione dà alle autorità pubbliche, alle federazioni e ai club l'opportunità di far approvare un piano strategico per il miglioramento. “Per avere un cambiamento e avere successo, tutti devono seguire questo piano - ha commentato -. Soprattutto, la convenzione diventa vincolante una volta adottata. Senza dubbio, sarà una nuova freccia al nostro arco e dobbiamo utilizzarla per avere i massimi effetti”.
“Dobbiamo ancora lavorare molto e la nuova convenzione deve fungere da catalizzatore - ha aggiunto -. Occorre promuovere e sostenere un approccio integrato ed equilibrato verso la sicurezza, la protezione e il servizio”.
“Chiedo a tutti voi di impegnarvi a entrare nell'ottica di miglioramento condivisa dalla UEFA e dai suoi partner europei - ha concluso van Praag -. Accogliete queste opportunità, ma allo stesso tempo domandatevi come agire in qualità di federazioni, club e forze di polizia per fare la differenza. Ognuno di noi deve affrontare la realtà”.