Compie 30 anni il progetto del Belgio per i bambini del Messico
martedì 21 febbraio 2017
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Trent'anni fa la nazionale del Belgio ha dato alla luce un'iniziativa per aiutare i bambini di strada del Messico: il progetto 'Casa Hogar' è ancora un punto di riferimento per i bambini più sfortunati.
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L'attuale nazionale del Belgio viene spesso definita "Generazione d'Oro", ma la vittoria più importante dei Red Devils è iniziata 30 anni fa e prosegue ancora oggi.
La nazionale, in cui giocavano calciatori del calibro di Jean-Marie Pfaff, Jan Ceulemans ed Enzo Scifo e che raggiunse la semifinale della Coppa del Mondo FIFA del 1986 giocata in Messico, venne colpita dalle condizioni disumane dei bambini che vivevano nei pressi del loro quartier generale a Toluca - e così venne loro in mente una fantastica idea.
"Ogni volta che uscivamo per strada accorrevano tanti bambini chiedendoci l'elemosina", ricorda il dott. Michel D'Hooghe, responsabile della delegazione belga del 1986 e attualmente presidente del comitato medico FIFA e UEFA. "Erano orfani, vittime della prostituzione, di alcol o droghe, e la strada era la loro casa".
"Negli ultimi giorni a Toluca, ci venne l'idea di rendere l'esperienza del 'Mundial' qualcosa di unico e di duraturo. E così abbiamo deciso di fare qualcosa per i bambini di strada".
I giocatori hanno donato parte delle indennità del torneo, ma anche la Federcalcio belga (URBSFA/KBVB) ha partecipato e, in collaborazione con Ramón e María Teresa Martínez, proprietari dell'hotel dove risiedeva la nazionale del Belgio, è nato il progetto 'Casa Hogar – Diabolos Rojos'.
Casa Hogar (letteralmente 'Casa Dimora') apre nel 1987 come centro per la cura, educazione e consulenza per i bambini di strada. Trent'anni dopo, la Casa Hogar Foundation è ancora fortemente impegnata nel progetto.
Il dottor D'Hooghe presiede la fondazione, mentre tra i membri del consiglio ci sono l'ex tesoriere URBSFA/KBVB, Germain Landsheere, l'ispettore UEFA di etica e disciplina, Karl Dhont, nonché gli imprenditori Bart Coeman e Christopher Van Hemelryck-Bray.
Hugo Broos – un altro dei protagonisti della spedizione belga del 1986 – che recentemente ha condotto il Camerun alla vittoria della Coppa d'Africa – e la calciatrice della nazionale femminile belga, Imke Courtois, sono tra gli ambasciatori del progetto.
Oggi Casa Hogar è molto più di un centro di rifugio o soccorso. I bambini degli orfanotrofi, o quelli con un passato nel traffico di droga o prostituzione, sono seguiti da dei professionisti del posto. A questi bambini sfortunati viene garantito il calore familiare che gli è mancato, e un'istruzione scolastica.
Attraverso Casa Hogar, centinaia di ragazzi hanno avuto un'infarinatura scolastica e imparato un mestiere che li ha aiutati a trovare un percorso di vita in netto contrasto col loro passato. Inoltre grazie alla fondazione sono nati sei centri socio-culturali nelle zone svantaggiate di Toluca.
"Dal 1987, centinaia di bambini sono stati nutriti, cresciuti ed educati nella Casa", ha spiegato D'Hooghe. "Insieme ai centri socio-culturali, migliaia di giovani e le loro famiglie hanno avuto la possibilità di un futuro migliore".
Una cena di gala l'8 giugno celebrerà i 30 anni di Casa Hogar. Alla cerimonia parteciperanno gli ex nazionali del Belgio che hanno aiutato a fare partire il progetto. Anche la famiglia Martínez, ancora oggi forza motrice dietro il progetto, sarà presente, insieme ad un ex residente di Casa Hogar che recentemente ha ultimato i suoi studi ed è diventato un ingegnere civile.
La cena sarà anche l'occasione per raccogliere dei fondi. Durante la serata ci sarà infatti un'asta di beneficienza con in palio delle maglie autografate da Cristiano Ronaldo, Eden Hazard e Kevin De Bruyne.
"Non si può che essere orgogliosi nel vedere tutte le cose belle che sono successe in questi 30 anni", ha detto Hugo Broos. Con una squadra giovane e dimanica a guidare l'impresa, e con svariate nuove iniziative in programma, il futuro di questa partnership unica tra Belgio e Messico sembra essere in mani più che sicure per i prossimi anni.