La grazia tra i pali: i portieri più forti d'Europa
venerdì 23 gennaio 2015
Intro articolo
L'Anguilla, la Ballerina dai Pugni di ferro e un gran numero di felini: UEFA.com ha chiesto alle sue redazioni europee quali sono i migliori portieri di sempre nel loro Paese.
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I corrispondenti della UEFA ci raccontano chi sono i portieri più amati nel loro paese.
Albania: Perlat Musta
Nel corso delle due avventure con l'FK Partizani, Musta vince due campionati e due coppe nazionali ma riserva il meglio per le 31 presenze con l'Albania. "Affrontare le più grandi stelle europee era il massimo", ricorda Musta, a suoi massimi livelli nel 1983 quando una serie di sue grandi parate permette all'Albania di perdere solo 2-1 contro la Germania Ovest. "Karl-Heinz Rummenigge controllava il tempo ogni cinque minuti sperando che il 90' arrivasse presto", ricorda l'assistente allenatore Mahdin Zhega. "La Germania aveva tante stelle ma noi avevamo Musta", aggiunge il commentatore Ismet Bellova.
Andorra: Koldo Álvarez de Eulate
Nato nei Paesi Bassi e con una breve esperienza tra i pali del Club Atlético de Madrid, Koldo brilla durante i 12 anni giocati con l'FC Andorra - club impegnato nei campionati spagnoli - dal 1994 al 2006. Gioca 78 volte con la nazionale di Andorra dopo aver preso la cittadinanza e riceve una standing ovation a Wembley all'ultima gara nel giugno del 2009. Adesso Ct della nazionale, è votato Golden Player del paese in occasione del Giubileo UEFA del 2004.
Armenia: Alyosha Abrahamyan
Abrahamyan colleziona 276 partite nella Soviet Top League con l'FC Ararat Yerevan vincendo il double nel 1973 e un'altra coppa nazionale due anni dopo. Noto per agilità, riflessi e coraggio nelle uscite, restano famose le sue prestazioni in coppa contro 1. FC Kaiserslautern e FC Bayern München. "Un portiere è sempre metà della squadra - dice a UEFA.com -. E sono felice di essere stato metà di una grande squadra come l'Ararat per molti anni".
Austria: Walter Zeman
Soprannominato 'la tigre di Budapest' e 'la pantera di Glasgow' dopo grandi prestazioni con l'Austria, Zeman vince tanti trofei con la maglia dell'SK Rapid Wien dal 1945 al 1961 dopo essere diventato titolare a 18 anni. Parte importante del grande Rapid con cui giocavano anche Ernst Happel, Franz Binder e Gerhard Hanappi, Zeman è votato nel dream team FIFA nel 1953 dopo essere stato scelto come sportivo dell'anno in Austria nel 1950. Muore nel 1991 a 64 anni.
Azerbaijan: Kamran Agayev
Gli 80 gol subiti in 51 gare non sembrano un grande record, ma i tifosi dell'Azerbaijan sanno bene che senza Agayev sarebbero stati molti di più. Il 28enne del Qäbälä FK, conosciuto per il suo temperamento, è famoso per la frase detta dopo una sconfitta per 3-0 contro l'Austria nelle qualificazioni per UEFA EURO 2012: "Se perdiamo la prossima, scateno una rissa". L'Azerbaijan batterà 1-0 la Turchia nel successivo impegno.
Bielorussia: Mikhail Vergeenko
Giocatore dell'FC Dinamo Minsk che vince il campionato sovietico nel 1982, Vergeenko è famoso per senso di posizione, riflessi ma anche per la sua capacità di far ripartire l'azione con i suoi rilanci. "Potevamo sempre contare sul nostro portiere, ci ha salvati milione di volte", ricorda il capitano di quella Dinamo Yuri Pudyshev.
Belgio: Jean-Marie Pfaff
Cresciuto in un camper fino ai 12 anni, Pfaff lavora in una filiera quando inizia a giocare per l'KSK Beveren. Aiuta il Belgio a raggiungere la finale di EURO '80 prima di passare al Bayern München nel 1982 dove vince tre campionati. Lo stravagante portiere gioca anche i Mondiali del 1986 dove il Belgio raggiunge la semifinale. "Cosa ho fatto con Bayern e Belgio è arrivato solo grazie al duro lavoro", racconta Pfaff, poi una stella dei reality in Belgio. "Volevo sempre essere il migliore".
Bosnia ed Erzegovina: Enver Marić
La città di Mostar, situata sul fiume Neretva, è famosa per i grandi portieri e Marić è il migliore di tutti. Trentadue presenze con la Jugoslavia, viene votato miglior giocatore del paese nel 1973. Brilla anche a livello di club con l'FK Velež e con l'FC Schalke 04 in Germania.
Bulgaria: Borislav Mihaylov
Mihaylov brilla con il PFC Levski Sofia ma lascia il meglio di sè per la nazionale; primo giocatore bulgaro a raggiungere le 100 presenze in nazionale, è capitano in 60 occasioni. "Ho avuto una buona carriera - dice l'attuale presidente della Federcalcio bulgara (BFS) che ha giocato in Portogallo, Francia, Inghilterra e Svizzera. "Non dimenticherò mai il Mondiale in USA. La folla nelle strade di Sofia, qualcosa che ricorderò sempre con orgoglio".
Croazia: Vladimir Beara
'La Ballerina con i pugni di ferro' difende la porta della Jugoslavia ai Mondiali del 1950, 1954 e 1958 e para un rigore a Ferenc Puskás nella finale delle Olimpiadi del 1952 Olympic a Helsinki. E' tra i più ammirati portieri in Europa dell'epoca insieme a Lev Yashin. "Dicevo sempre che Yashin era il miglior portiere al mondo e lui diceva la stessa cosa di me", ricordava prima della morte nel 2014. "Eravamo grandi amici".
Cipro: Nicos Panayiotou
Panayiotou vince quattro campionati e quattro coppe nazionali con l'Anorthosis Famagusta FC durante i 17 anni passati con i biancoblù prima di trasferirsi all'AEK Larnaca FC nel 2004. Gioca 75 volte con la nazionale cipriota. La vittoria per 3-2 sulla Spagna nelle qualificazioni a UEFA EURO 2000 "è uno dei più bei ricordi della mia carriera". Ora suo figlio Kyriakos difende i pali dell'FC SKA-Energiya Khabarovsk nella seconda divisione russa.
Repubblica ceca: Petr Čech
"Ivo Viktor è una leggenda del calcio ceco, quindi è un onore essere paragonato a lui", dice il portiere del Chelsea FC Petr Čech nel 2013 quando batte il record di premiazioni come calciatore ceco dell'anno che deteneva in coabitazione con Viktor. A marzo 2014 vince il premio per la settima volta e ora è vicino al record di presenze in nazionale di Karel Poborský (119).
Danimarca: Peter Schmeichel
Primo danese con 125 presenze in nazionale, tre volte calciatore dell'anno nel paese, Schmeichel è uno degli eroi di EURO '92. "Sono sempre ottimista, ma non ingenuo", dice prima di quel torneo. "Non penso che la nostra preparazione basti per diventare campioni d'Europa". Per fortuna della Danimarca il portiere del Manchester United FC si sbagliava. Buon sangue non mente: adesso suo figlio Kasper è il portiere della nazionale danese.
Inghilterra: Gordon Banks
Peter Shilton dice del suo grande predecessore: "Ha vinto un Mondiale e ha fatto una parata memorabile su Pelé. Non devi fare molto di più per avere un CV brillante". Meno scintillante la carriera a livello di club con Leicester City FC e Stoke City FC. Banks ricorda che la sua forza era dovuta ai sacchi di carbone trasportati e ai mattoni messi da giovane prima di diventare calciatore. Il suo senso della posizione gli permette di giocare negli Stati Uniti anche dopo l'incidente del 1972 in cui perde la vista da un occhio.
Estonia: Mart Poom
Golden Player dell'Estonia in occasione del Giubileo UEFA del 2004, Poom gioca per dieci anni al Derby County FC e la sua reputazione è talmente buona che i tifosi lo perdonano subito quando lui segna contro la sua ex squadra giocando con la maglia del Sunderland AFC nel 2003. "E' incredibile! Queste cose succedono molto raramente", dice a fine gara. Nella rosa dell'Arsenal FC che perde la finale di UEFA Champions League del 2006, Poom lascia la nazionale dopo aver collezionato ben 120 presenze.
Isole Faroe: Jákup Mikkelsen
Riserva di Jens Martin Knudsen nella prima gara ufficiale della nazionale nel 1988, Mikkelsen si prende presto la maglia numero 1. Gioca l'ultima delle 73 partite in nazionale il 15 agosto del 2012 il giorno dopo aver compiuto 42 anni. "Non è il massimo essere il portiere più vecchio al mondo - scherza -. Sarebbe meglio essere il migliore". Si ritira a 44 anni nel 2014.
Finlandia: Antti Niemi
Niemi inizia la carriera all'HJK Helsinki prima di trasferirsi all'FC København e poi nel Regno Unito dove gioca con Rangers FC, Heart of Midlothian FC, Southampton FC e Fulham FC. E' un portiere affidabile che a volte salva la squadra con parate prodigiose. "Il calcio mi ha dato più di quanto mi aspettavo da ragazzo. Sono orgoglioso di quanto fatto in carriera".
Francia: Fabien Barthez
"Più è importante la partita, più spettatori ci sono, è più puoi contare su Fabien", dice di lui il tecnico del Manchester United Sir Alex Ferguson quando lo prende nel 2000 per sostituire il grande Peter Schmeichel. "Non ha paura e non sente la pressione". L'eccentrico portiere che si esibisce anche in pericolosi dribbling col pallone ai piedi si rende protagonista di una grande parata su Ronaldo ai Mondiali del 1998 - quando Laurent Blanc gli bacia sempre la testa per scaramanzia. Oltre a quel torneo, la Francia vince anche UEFA EURO 2000. Campione d'Europa anche con l'Olympique de Marseille nel 1993, 'Fabulous Fab' si sta costruenda una nuova carriera come pilota automobilistico.
Macedonia: Blagoje Vidinić
Portiere dal grande fisico e capace di intrattenere i compagni cantando arie di opere liriche, Vidinić vince due medaglie olimpiche con la Jugoslavia – quella di argento nel 1956 e quella d'oro nel 1960 – e partecipa all'epica finale degli Europei UEFA del 1960 contro l'URSS. "Essere il portiere era una sensazione magica per me, non avrei mai appeso i guantoni al chiodo", spiega l'eroe dell'FK Vardar che poi chiude la carriera giocando in Svizzera e USA. Vidinić brilla anche come tecnico portando Marocco e Zaire ai Mondiali negli anni '70.
Georgia: Otar Gabelia
"Non mi piace quando la gente mi ferma per strada per parlare di calcio", dice il portiere sovietico dell'anno del 1979. "Sono solo felice di aver messo un mattone nella costruzione della Dinamo Tbilisi, squadra di cui tutto il paese è orgoglioso". Campione sovietico nel 1978, Gabelia para tre rigori nella finale di coppa sovietica vinta contro l'FC Dinamo Tbilisi l'anno dopo. La sua agilità è fondamentale anche per il successo in Coppa delle Coppe nel 1981.
Germania: Sepp Maier
Grandi riflessi e senso dell'umorismo, Maier ha una fantastica carriera con il Bayern: "Il portiere deve trasmettere tranquillità senza però addormentarsi mentre cerca di farlo". Durante un'incredibile striscia di 442 partite in Bundesliga, Maier "cambia il ruolo del portiere moderno", secondo l'ex compagno di squadra Franz Beckenbauer: "Era veloce e agile. Ecco perchè lo chiamavano 'Katze von Anzing' [il gatto di Anzing]." Maier vince Europei del 1972 e Mondiali del 1974 con la Germania Ovest.
Gibilterra: Tony Macedo
Il calciatore di maggior successo a Gibilterra, Macedo era soprannominato 'The Rock' per il senso di sicurezza che trasmetteva alla difesa. Gioca poco meno di 400 partite con il Fulham, raggiungendo la semifinale di FA Cup nel 1958 e 1962. Si ritira a soli 31 anni dopo una serie di infortuni ma verrà sempre ricordato a Craven Cottage. "Onestamente non capivo tutto quell'entusiasmo, non ero capitano della nazionale come Johnny Haynes e un campione del mondo come George Cohen. Ero solo quello che cercava di non far entrare il pallone in porta".
Grecia: Antonis Nikopolidis
"Un portiere deve essere paziente e far tesoro delle sue esperienze", dice Nikopolidis nel 2009. Non particolarmente alto o agile, Nikopolidis basa tutto su lettura del gioco e senso di posizione fino a vincere UEFA EURO 2004 con la Grecia. Unico giocatore greco ad aver vinto tre double consecutivi in patria (2004, 2005 e 2006), si ritira quasi a 40 anni con un bottino di undici campionati vinti.
Ungheria: Gyula Grosics
L'estroverso Grosics brilla con la Grande Ungheria degli anni '50. Vince le Olimpiadi del 1952 e arriva alla finale dei Mondiali del 1954. Grosics, 86 presenze in nazionale, muore nel 2014. "Posso avere il record di presenze in nazionale - dice il suo successore Gábor Kiraly -. Ma per me il record è sempre di Grosics. Sono stato fortunato a conoscerlo e a poter imparare qualcosa da lui ogni giorno".
Islanda: Bjarni Sigurdsson
"Odio perdere ma resto sempre calmo", così spiega la sua filosofia il più amato numero 1 islandese. Per ben due volte Sigurdsson subisce nove gol in una partita; quando il suo Valur Reykjavík perde 9-1 contro l'KR Reykjavík nel 1992 e quando il suo SK Brann viene demolito con un 9-0 dal Rosenborg BK. Ma per dirla tutta è il migliore in campo in entrambe le occasioni. Si ritira nel 1997 con 41 presenze in nazionale.
Israele: Yacov Hodorov
Un modello di professionismo quando il calcio in Israele era solo per dilettanti, Hodorov gioca l'intera carriera con l'Hapoel Tel-Aviv FC vincendo il campionato nel 1957 e rifiutando in più di una occasione la corte dell'Arsenal. Storica la prestazione con il naso rotto contro il Galles nello spareggio per accedere ai Mondiali del 1958 così come quella con una mano fratturata alle Olimpiadi contro l'Unione Sovietica. "Era un simbolo e un leader", ricorda l'ex compagno di squadra Ematzia Levkovic alla sua morte nel 2007.
Italia: Dino Zoff
Gianluigi Buffon supera il suo record di 112 presenze con gli Azzurri e nel 2006 lo emula vincendo il Mondiale, ma Zoff resta un vero monumento del calcio italiano. "Tra i miei 'nipotini' Buffon è sicuramente il migliore, ma se qualcuno pensa che è più forte di me si sbaglia". Una roccia per Udinese Calcio, AC Mantova, SSC Napoli e Juventus – con i bianconeri vince sei campionati e la Coppa UEFA del 1976/77 - la sua immagine viene pubblicata sulla copertina di Newsweek nel 1974 con il titolo "the world's best" - il migliore al mondo. Otto anni dopo è il capitano dell'Italia che vince il Mondiale e la sua parata allo scadere contro il Brasile resta la più famosa di sempre in Italia.
Kazakistan: Kuralbek Ordabayev
"Quando si arrivava ai rigori, sapevo sempre che ne avrei parati almeno due su cinque - ha detto di sé stesso Ordabayev, mostrando di possedere nervi d'acciaio nei dieci anni, dal 1972 al 1982, trascorsi in forza all' FC Kairat Almaty, il principale club kazako -. Ne avevo parato qualcuno in carriera e i giornali cominciarano a definirmi maestro dei rigori. A quel punto agli attaccanti avversari tremavano le gambe e a molti di loro bastava guardarmi negli occhi per sbagliare". Famoso per aver contribuito al successo del Kairat contro l'FC Rapid Bucureşti nella finale della Coppa delle Ferrovie Europee 1971 - un famoso torneo amichevole - in seguito Ordabayev ha guidato la Federcalcio kazaka (KFF) ed è stato presidente del Kairat.
Lettonia: Aleksandrs Koliņko
"Prima della partita contro l'Olanda a UEFA EURO 2004 non riusciva nemmeno a camminare normalmente a causa dii un infortunio al costato - ha ricordato il Ct Aleksandrs Starkovs riferendosi al suo portiere -. In ogni caso, non avevo dubbi che mi avrebbe chiesto ugualmente di giocare. E' stato grazie alla sua volontà di ferro che 'Sasha' è diventato un grande numero uno". Cresciuto nello Skonto FC, Kolinko ha giocato in Inghilterra e in Russia, contribuendo alla qualificazione della Lettonia a UEFA EURO 2004 e diventando il primo portiere a ricevere il premio di calciatore lettone dell'anno, nel 2006. "Finché il fisico me lo permetterà, continuerò a giocare - ha dichiarato -. Mi piace, vivo per il calcio, ma non voglio che i miei figli giochino in porta. E' un ruolo troppo duro a livello psicologico".
Liechtenstein: Peter Jehle
Protagonista sul campo di oltre 100 delle 151 gare ufficiali disputate dal Liechtenstein, Jehle ha debuttato in nazionale appena 16enne nel 1998 in occasione della gara di qualificazione a UEFA EURO 2000 vinta 2-1 contro l'Azerbaigian - primo successo in partite non amichevoli - ed è senza dubbio il più grande portiere nella storia del paese. Il suo vice Dietmar Kupnik ha detto di lui: "E' affidabile, sicuro e costante e il fatto che raramente commetta errori lo rende uno dei giocatori più importanti per il Liechtenstein". Jehle ha aggiunto: "Non lascerò che la mia carriera mi sfugga dalle mani. Un atleta deve essere sempre al massimo ed è in questo modo che voglio continuare fino al giorno in cui mi sentirò orgoglioso di appendere gli scarpini al chiodo".
Lituania: Vladas Tučkus
Molti considerano Tučkus il miglior calciatore lituano di tutti i tempi grazie al suo modo moderno di interpretare il ruolo di portiere e alla sua indubbia autorità in area di rigore. Dopo aver lasciato Siauliai, la sua città natale, per trasferirsi all'FC Spartak Moskva nel 1954, Tučkus venne però eclissato da Lev Yashin dell'FC Dinamo Moskva durante i suoi anni migliori. Pur avendo contribuito alla conquista del titolo sovietico del 1956 da parte dello Spartak, lasciò il club l'anno successivo a causa di problemi non legati al campo. In seguito si distinse, anche se brevemente, con l'FK Daugava Rīga in patria, chiudendo poi una carriera che avrebbe potuto essere decisamente più gloriosa. Secondo il contemporaneo Alfons Jēgers, stella lettone del calcio e dell'hockey su ghiaccio, Tučkus "era bravo quanto Yashin nell'organizzare e guidare la difesa".
Lussemburgo: Jonathan Joubert
Francese di origini essendo nato a Metz, 65 km oltre il confine, Joubert è considerato il miglior portiere del Lussemburgo ed è un punto fermo della nazionale da quando ha scelto di rappresentare il suo paese d'adozione. Il numero uno dell'F91 Dudelange è stato protagonista di alcune partite storiche, come il successo 3-2 contro l'Irlanda del Nord nelle qualificazioni alla Coppa del Mondo 2014, ma ha sempre preferito che fosse il campo a parlare per lui. "Non mi piace parlare di me o valutare le mie prestazioni - ha spiegato -. Finora penso di aver giocato sempre su buoni livelli".
Malta: Mario Muscat
"Sono onorato di aver raggiunto questo traguardo", ha dichiarato Muscat a UEFA.com dopo aver collezionato la 500esima presenza con gli amati Hibernians FC. Protagonista con la nazionale maltese per 68 volte fino al 2009, vanta un curriculum che parla da sé: quattro campionati nazionali e cinque coppe di Malta oltre al premio di calciatore dell'anno 1997/98 (uno dei soli due portieri ad aver finora ricevuto il riconoscimento). Ora il suo obiettivo è quello di ispirare la prossima generazione di numeri uno dopo aver inaugurato la sua scuola calcio.
Moldavia: Denis Romanenco
Portiere dell'FC Zimbru Chisinau durante il periodo d'oro del club, Romanenco ha conquistato otto titoli nazionali con i Gialloverdi dal 1993 al 2001 e nella stagione 1998/99 ha stabilito il record di imbattibilità moldavo con 1.154 minuti senza reti al passivo. Protagonista 26 volte in nazionale, ha militato in Russia, Kazakistan e Uzbekistan, senza però ottenere lo stesso successo riscosso in patria. Dopo essersi ritirato a 38 anni, ha assunto il ruolo di preparatore dei portieri in diversi club, di cui l'ultimo è l'FC Veris.
Montenegro: Dragoje Leković
Tanto rapido e guizzante da essere ribattezzato 'l'Anguilla', Leković vinse la Coppa del Mondo Giovanile 1987 con la Jugoslavia in Cile accanto a campioni del calibro di Davor Šuker, Predrag Mijatović e Zvonimir Boban. Cresciuto nell'FK Budućnost Podgorica, ha poi vestito la maglia della Stella Rossa e ha proseguito la carriera in Scozia, Spagna e a Cipro. Convocato per due edizioni della Coppa del Mondo e 14 volte protagonista con la nazionale, ha dichiarato: "Ho avuto due brutti infortuni in carriera, il primo all'inizio e il secondo durante i miei anni migliori. Il calcio però è anche questo e non rimpiango nulla. Leković attualmente fa parte dello staff della anzionale montenegrina.
Olanda: Edwin van der Sar
Già 19enne quando l'AFC Ajax mise gli occhi su di lui, Van der Sar sarebbe diventato un portiere completo grazie a Louis van Gaal, vincendo la UEFA Champions League nel 1994/95 con i Lancieri e nuovamente nel 2007/08 con il Manchester United FC, parando anche un rigore a Nicolas Anelka nella finale contro il Chelsea. Hans van Breukelen - portiere dell'Olanda trionfatrice ai Campionati Europei UEFA 1988 - ha speso parole d'elogio per il giocatore con più presenze nella storia orange: "Van der Sar ha almeno tre marce in più di me. La mia carriera ha avuto alti e bassi, lui è sempre stato impeccabile nelle 130 gare giocate in nazionale. Questa si chiama classe".
Irlanda del Nord: Pat Jennings
Sarebbe più facile girare al contrario una piramide che quantificare in poche frasi il contributo dato da Pat Jennings al calcio nordirlandese. Portiere leggendario e protagonista del derby di Londra nord sia con l'Arsenal che con il Tottenham Hotspur FC, Jennings vanta 119 presenze in nazionale e fu tra i principali protagonsiti dell'approdo ai quarti di finale dell'Irlanda del Nord nella Coppa del Mondo 1982 in Spagna. Festeggiò il suo 41esimo compleanno nell'edizione successiva, nel 1986 in Messico, torneo che pose fine alla sua scintillante carriera. L'ex compagno Martin O'Neill ha detto di lui: "La sua era pura classe. Sarebbe stato un portiere straordinario in qualsiasi epoca".
Norvegia: Erik Thorstvedt
Alto e dotato di una presa d'acciao, Thorstvedt è stato la prima scelta tra i pali della Norvegia per quasi 15 anni dopo aver esordito nel 1982 contro il Kuwait. Scoperto quando militava nel Viking FK, fu grande protagonista in Svezia con l'IFK Göteborg dopo una sfortunata parentesi al VfL Borussia Mönchengladbach. Nel 1989 approdò al Tottenham e nonostante una gara d'esordio disastrosa seppe guadagnarsi una maglia da titolare, vincendo la FA Cup nel 1991 e confermandosi uno dei migliori portieri durante l'edizione della Coppa del Mondo di tre anni più tardi. Un infortunio alla schiena lo costrinse al ritiro nel 1996; ora conduce un programma sul calcio e lavora come osservatore.
Polonia: Józef Młynarczyk
Jerzy Dudek, vincitore della UEFA Champions League nel 2005, è stato solo uno dei molti portieri polacchi che si sono ispirati a Młynarczyk. "Mi ricordo bene di lui quando la Polonia arrivò terza alla Coppa del Mondo nel 1982 - ha dichiarato Dudek a UEFA.com -. Lo seguii anche quattro anni più tardi in Messico, fu un grande portiere e uno dei primi numero uno polacchi ad avere successo all'estero". Stella del Widzew Łodź in patria, successivamente Młynarczyk vestì le maglie di SC Bastia e FC Porto, vincendo la Coppa dei Campioni del 1987. In seguito è diventato un preparatore dei portieri e gestisce anche una compagnia di trasporti.
Portogallo: Manuel Bento
Manuel Bento non era un portiere come tutti gli altri. Alto solo 1,73, compensava i centimetri mancanti con riflessi straordinari, sangue freddo e temerarietà. Soprannominato 'Uomo di Gomma' per la sua agilità, ha collezionato 63 presenze con il Portogallo e ha difeso la porta del Benfica ben oltre i 40 anni, chiudendo la carriera nel 1992 dopo dieci titoli nazionali conquistati con le Aquile. Il compagno Álvaro Magalhães ha detto di lui: "Era umile e lavorava duro. Non era il tipo di giocatore che cattura l'attenzione per il suo stile, ma era incredibilmente efficace. se aveva un dito rotto, trovava altri modi per tenere il pallone lontano dalla porta".
Repubblica d'Irlanda: Shay Given
A 19 anni, Given visse un difficie esordio in nazionale contro la Russia, con l'Irlanda sconfitta 2-0 e capitan Roy Keane espulso. Cinque delle sue prime sei uscite internazionali si conclusero con un ko e a livello di club il successo gli sfuggì sempre – se si esclude la FA Cup vinta con il Manchester City FC nel 2011, durante la quale non venne mai utilizzato – ma Given è stato uno dei punti di forza dell'Irlanda in oltre 100 gare. Le tre sconfitte subite a UEFA EURO 2012 lo convinsero a lasciare la nazionale, prima del ritorno del 2014: "Avrò appena compiuto 40 anni quando comincerà EURO 2016. Lo scorso anno ho incontrato Pat Jennings e lui ne aveva 41 alla Coppa del Mondo del 1986. Mi ha detto di farci comunque un pensierino".
Romania: Ion Voinescu
Se Bogdan Stelea, 91 presenze in nazionale, merita almeno una menzione, è il piccolo (1.74cm) ma incredibilmente agile Voinescu a guadagnarsi la palma di miglior portiere romeno. Grande protagonista con l'FC Steaua Bucureşti dal 1950 al 1963, vinse sei titoli nazionali e cinque Coppe di Romania, collezionando 22 presenze in nazionale. I possibili trasferimenti all'Arsenal e al CR Vasco da Gama vennero congelati dal regime comunista, ma Voinescu avrebbe ribadito la sua influenza anche dopo il ritiro, formando future stelle come Vasile Iordache e Helmuth Duckadam. Quest'ultimo ha dichiarato a UEFA.com: "Era unico, un portiere fantastico. E' grazie a lui se non ho lasciato il calcio dopo essere arrivato allo Steaua ed aver subito alcuni gol davvero evitabili".
Russia: Lev Yashin
Giudicato il miglior giocatore nella storia del calcio sovietico e russo, Yashin vinse con l'Unione Sovietica la medaglia d'oro alle Olimpiadi del 1956 e trionfò nell'edizione inaugurale della Coppa Europea per Nazioni del 1960, centrando il secondo posto nell'edizione del 1964. Trascorse l'intera carriera all'FC Dinamo Moskva, vincendo cinque titoli nazionali, e fu anche un eccellente giocatore di hockey su ghiaccio, conquistando una Coppa sovietica con la Dinamo a inizio carriera. Soprannominato 'Ragno nero' e 'Pantera Nera' per la sua agilità e il colore della divisa, vinse il Pallone d'Oro 1963 ed è tuttora l'unico portiere ad essersi aggiudicato l'ambito premio. "Al calcio ho dato la mia giovinezza e la mia salute", avrebbe dichiarato in seguito. E' scomparso 60enne nel 1990.
San Marino: Claudio Maiani
Nato a Fusignano come l'ex allenatore dell'AC Milan ed ex Ct della nazionale Arrigo Sacchi, Maiani ha giocato la prima gara internazionale di San Marino, un'amichevole non ufficiale contro la nazionale canadese nel 1986. All'epoca Maiani militava nel Vicenza FC e aveva già trionfato cinque volte tra Serie B e Serie C con le maglie di US Cremonese, Calcio Padova e Bologna FC. Cresciuto nelle giovanili della Juventus, fu vice di Dino Zoff in due gare di Serie A per i Bianconeri. Successivamente ha lavorato come preparatore dei portieri per il settore giovanile del club e nel 2008 ha anche allenato per un breve periodo Gianluigi Buffon.
Scozia: Jim Leighton
La Scozia era stata sempre presa di mira dai vicini inglesi per la non particolare abilità dei propri numeri uno fino all'avvento di Leighton negli anni '80. L'estremo difensore dell'Aberdeen FC, che poi avrebbe vestito le maglie di Manchester United, Dundee FC e Hibernian FC prima di chiudere la carriera nel suo club d'origine, era agile e temerario. Brian Clough, storico tecnico del Nottingham Forest FC disse di lui: "Jim Leighton è merce rara, un portiere scozzese e anche affidabile". Con 91 presenze in nazionale dal 1982 al 1998, Leighton – protagonista alla Coppa del Mondo nel 1986, 1990 e 1998 – è secondo per numero di apparizioni solo a Kenny Dalglish e ha mantenuto la porta della Scozia inviolata in ben 42 gare.
Serbia: Milutin Šoškić
Ogni portiere serbo che si mostri promettente viene paragonato a Šoškić, che scelse di vestire la maglia dell'FK Partizan dopo aver sostenuto un provino con la Stella Rossa ("Non lo so, mi sembrava che l'atmosfera fosse migliore al Parizan", avrebbe poi dichiarato). La sua si rivelò una scelta azzeccata: trascorse 11 stagioni nel club vincendo l'oro olimpico con la Jugoslavia nel 1960 e disputando la finale di Coppa dei Campioni 1965/66, persa 2-1 contro il Real Madrid CF. "Eravamo più forti, ma non abbastanza concentrati; non avevamo capito quanto importante fosse quella partita - avrebbe poi raccontato Šoškić -. Spesso nella vita hai una sola occasione di ottenere qualcosa di straordinario e noi fallimmo la nostra".
Slovacchia: Viliam Schrojf
Soprannominato 'Gatto Nero', Schrojf raggiunse l'apice della carriera con l'approdo in finale alla Coppa del Mondo FIFA 1962, con la Cecoslovacchia battuta 2-1 dal Brasile. la sua prova contro l'Ungheria nei quarti di finale è entrata nella leggenda: "Sembrava il corrispettivo calcistico della Battaglia di Verdun, Schrojf volava da un palo all'altro", ha ricordato il compagno di club Titus Buberník. "Riusciva a fermare il pallone quando ormai sembrava destinato a insaccarsi in rete, ha aggiunto l'attaccante magiaro Florián Albert. Nato a Praga, Schrojf visse i suoi anni migliori nell'ŠK Slovan Bratislava e nel 2007 è scomparso nella capitale slovacca dopo aver lavortato nel negozio di articoli sportivi del figlio nell'ultima parte della sua vita.
Slovenia: Samir Handanovič
Artefice della rinascita del calcio sloveno (con la nazionale si è qualificato alla Coppa del Mondo del 2010), il portiere di Lubiana è già vicino al record di presenze in nazionale, avendone vestito la maglia per ben 70 volte all’età di 30 anni. “La nazionale mi ha sempre dato quel qualcosa in più e mi ha insegnato molto. Ci siamo evoluti di pari passo con il calcio moderno”. Dopo essersi fatto conoscere con l’Udinese, Handanovič è diventato uno dei portieri più temuti per chi tira calci di rigore: non a caso, con l’FC Internazionale Milano ne ha parati sei di fila.
Svezia: Karl Svensson
A Svensson, 12esimo figlio di una famiglia di contadini, il calcio ha offerto un'alternativa alla vita nei campi. "Ero bravo a fermare il pallone e questo mi ha dato la possibilità di girare il mondo”, ha commentato Svensson anni dopo. 'Kalle' o 'Rio-Kalle' è diventato un eroe nazionale grazie alle sue imprese ai Mondiali del 1950 in Brasile. Inoltre, nessun altro calciatore svedese può vantare più medaglie di lui: l'oro olimpico nel 1948, il terzo posto i Mondiali del 1950, il bronzo olimpico nel 1952 e il secondo posto ai Mondiali del 1958. Svensson è scomparso nel 2000, ma sulla tribuna dello stadio dell'Helsingborgs IF rimane una statua dedicata a lui.
Ucraina: Olexandr Shovkovskiy
Portiere più giovane di sempre dell'FC Dynamo Kyiv al suo esordio nel 1993 (18 anni), Shovkovskiy ha battuto una serie di record. È il primo giocatore ucraino ad aver disputato oltre 100 partite delle competizioni UEFA per club, ma anche il primo a rimanere imbattuto dal dischetto dopo i supplementari in Coppa del Mondo (contro la Svizzera nel 2006). A novembre 2014, inoltre, ha scavalcato Oleh Blokhin nella classifica assoluta di presenze nella Dynamo. "Non so per quanto ancora riuscirà a giocare ai massimi livelli - ha commentato Serhiy Rebrov, suo ex compagno e attuale allenatore della Dynamo -, ma se c'è lui in porta i difensori sono più calmi".
Galles: Neville Southall
Southall, ex netturbino, è diventato uno dei portieri più forti del mondo, collezionando oltre 750 presenze con l'Everton FC dal 1981 al 1998. Il suo talento è stato riconosciuto anche in nazionale, dove detiene tuttora il record di presenze (92). "Per essere professionisti bisogna essere egoisti - ha commentato Southall nel 2012 -. Se ti impegni a 95% non puoi farcela, devi impegnarti di più". Grazie alla sua determinazione, il portiere dell'Everton ha vinto due campionati, due FA Cup e la Coppa delle Coppe del 1985, unico successo della squadra inglese a livello continentale.