Gajhede e Petersen raccontano la favola danese
giovedì 25 luglio 2013
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Dopo un sorteggio e una vittoria ai calci di rigore, la Danimarca è in semifinale e viene già paragonata a quella maschile che ha trionfato a EURO '92. UEFA.com intervista le protagoniste Stina Petersen e Mariann Gajhede Knudsen.
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Arrivando in semifinale a UEFA Women's EURO 2013, la Danimarca femminile è già stata paragonata a quella maschile che ha trionfato contro ogni pronostico a EURO '92.
Come allora, la squadra pensava di essere eliminata dopo il terzo posto nel girone, ma si è imposta sulla Russia grazie al sorteggio. Quindi, ha superato la Francia ai rigori e ha guadagnato un posto in semifinale contro la Norvegia. Dopo l'impresa, UEFA.com ha parlato con il portiere Stina Petersen e la centrocampista Mariann Gajhede Knudsen.
UEFA.com: avete affrontato la Norvegia più volte. Quali sono i suoi punti di forza?
Stina Petersen: tutte le giocatrici lottano molto, si sostengono l'un l'altra e riescono a sfruttare anche una sola occasione, quindi dovremo stare sempre attente e passare il pallone con precisione.
Mariann Gajhede Knudsen: credo che abbia i tornei nel DNA, o qualcosa del genere. Finora è stata molto forte perché è una squadra giovane ma anche esperta.
UEFA.com: vi aspettavate di rimanere il torneo?
Petersen: volevamo innanzitutto superare la fase a gironi, poi abbiamo pensato agli altri obiettivi. Sognavo di giocare la semifinale e spero che la favola continui.
Gajhede: tutti noi sogniamo e speriamo, ma francamente non me l'aspettavo.
UEFA.com: com'è accaduto?
Petersen: la squadra ha una specie di fattore X. Ci aiutiamo l'una con l'altra, ci alleniamo e abbiamo un buono staff tecnico. Al sorteggio siamo state fortunate, ma ora lotteremo sul campo.
Gajhede: negli ultimi sette-otto mesi ci siamo preparate per il torneo, trovandoci di più e lavorando di più con il club per fare in modo di essere pronte.
UEFA.com: com'è stato pareggiare contro la Svezia?
Petersen: è stata la partita più bella della mia vita perché c'era il pubblico delle grandi occasioni, ma anche tanti danesi, e ho parato due rigori. Non me l'aspettavo, ma se ci ripenso sorrido ancora.
Gajhede: il nostro pubblico si è fatto sentire. Aspettavamo questa partita da mesi ed è stata un'esperienza incredibile.
UEFA.com: dopo il pareggio contro la Finlandia pensavate di essere fuori. Cosa avete fatto mentre aspettavate il sorteggio?
Petersen: vivevo nella speranza perché volevo veramente superare il turno. Ero delusa perché non avevamo vinto, ma speravo di arrivare comunque ai quarti.
Gajhede: alcune di noi sono andate a fare shopping, altre hanno giocato a golf. Noi ci siamo semplicemente riposate. Il giorno dopo abbiamo iniziato a prepararci, sperando di vincere al sorteggio, e per fortuna ce l'abbiamo fatta.
UEFA.com: descrivete il momento in cui la Danimarca è stata estratta...
Petersen: eravamo tutte insieme e cercavamo di guardare il sorteggio in diretta, ma non ci siamo riuscite perché era un po' in ritardo. Allora il mister ha chiamato i dirigenti, che ce lo hanno raccontato dal vivo: "Ok, [Karen Espelund] è salita sul palco. Ha preso il bussolotto e lo sta aprendo". E poi: "Danimarca!" e allora siamo impazzite.
Gajhede: non so sei hai visto il video, ma gridavamo tutte. È stato un momento strano, ma anche molto emozionante.
UEFA.com: e la partita contro la Francia?
Gajhede: credo che sia stata l'esperienza più bella di sempre. Eravamo sfavorite ma abbiamo giocato molto bene. Loro sono state superiori, ma noi abbiamo avuto più fiducia e voglia di vincere ai rigori.
Petersen: eravamo sotto pressione, ma se vinci poi te lo dimentichi. Ho messo da parte la maglietta e la terrò per il resto della mia vita.
UEFA.com: Stina, hai dichiarato che non studi i calci di rigore delle avversarie. Hai una tecnica?
Petersen: cerco solo di capire se sono nervose o di intuire i movimenti degli occhi. A volte cercano di ingannarmi e uso l'istinto. Ogni giocatrice è diversa.
UEFA.com: Mariann, quanto è stata importante Stina?
Gajhede: molto, sia nella prima partita che contro la Francia. È stato bello vederla salire in cattedra, perché è sempre stata il portiere di riserva. Dopo l'infortunio di Heidi Johansen, è diventata più sicura di sé e ha lavorato tanto per migliorare.