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Ruggito Milan, lo Scudetto del carattere

Tra storcimenti di naso e molti più 'finalmente', Allegri è passato dai tenori ai mediani e trasformato la difesa, e dopo sette anni il Milan del bel giuoco festeggia lo Scudetto grazie alla concretezza.

Ruggito Milan, lo Scudetto del carattere
Ruggito Milan, lo Scudetto del carattere ©Getty Images

Dopo sette anni l'AC Milan torna a festeggiare lo Scudetto e lo fa nella cornice dello Stadio Olimpico della capitale: è bastato il pareggio senza reti contro la AS Roma a regalare alla squadra di Massimiliano Allegri il titolo tanto atteso, arrivato più grazie alla concretezza che non alla fantasia dei tempi lontani.

Nonostante la vocazione europea dei sette volte campioni continentali, il desiderio di tornare a vincere lo Scudetto in casa Milan appariva piuttosto chiaro fin dalla lettura delle pagine di mercato sotto l'ombrellone. Dopo cinque anni colorati di nerazzurro che hanno segnato il sorpasso dei cugini, i casciavit delle periferie hanno lanciato la sfida ai bauscia del centro città già in estate, con un mercato decisamente più attivo rispetto alle abitudini recenti. Con gli arrivi tra gli altri di Robinho, Kevin-Prince Boateng e dello specialista dei campionati Zlatan Ibrahimović - che con questo è all'ottavo titolo nazionale consecutivo -, il Milan ha voluto far sapere a tutti che questa volta avrebbe fatto sul serio.

Dopo la prestazione champagne e la vittoria alla prima giornata per 4-0 contro l'US Lecce, durante la quale Ibra si era presentanto con un "vinciamo tutto" che aveva fatto toccare ferro ai tifosi, i Rossoneri sono stati subito fermati in casa del Cesena che ha battuto 2-0 la squadra di Allegri ridimensiondone l'entusiasmo e rinfocolando le critiche. La luna di miele, insomma, è durata poco, ma forse anche grazie a questo l'ex tecnico prodigio del Cagliari Calcio ha deciso di lasciare da parte la 'fantasia' che poca fortuna aveva portato con Leonardo per affidarsi ai muscoli a centrocampo.

Tra qualche storcimento di naso e molti più 'finalmente', Allegri ha messo da parte Ronaldihno e fatto di necessità virtù, instaurando la bella ma dimenticata abitudine del filtro a metà campo, che ha aiutato la difesa colabrodo della scorsa stagione a diventare la meno penetrata in questa. Stessi elementi, risultato opposto: il calcio non è matematica. Fabio Capello direbbe che gli Scudetti si vincono così, con la difesa, le statistiche gli danno ragione. Lo spettacolo dei tre tenori è stato divertente, per un po', ma i tre mediani hanno ridato lo slancio che mancava.

Campione d'inverno, con i sogni di gloria più vivi che mai, il Milan si è però trovato ad affrontare il nuovo anno senza mezzo centrocampo a causa degli infortuni. Ancora fuori il lungodegente Andrea Pirlo, KO per il capitano Massimo Ambrosini, e stop inquietante del nuovo cuore pulsante della squadra, Boateng. Come in ogni favola che si rispetti, prima del 'vissero felici e contenti' c'è sempre qualche crisi da superare, e i milanisti l'hanno vissuta con l'anno nuovo. Battuto poi l'SSC Napoli, secondo, c'è stato poco tempo per gioire in casa Milan, dato che le assenze hanno continuato a farsi sentire, l'Inter dell'ex Leonardo ha recuperato terreno in campionato, e in UEFA Champions League è arrivata l'eliminazione agli ottavi per mano del Tottenham Hotspur FC.

La vigilia del derby di ritorno arriva sotto i peggiori auspici: i Nerazzurri sono a sole due lunghezze dalla vetta e con una vittoria potrebbero riprendere il primo posto solitario. Sembra una trama già scritta, la quinta proiezione del film campione d'incassi delle ultime stagioni. I tifosi rossoneri si avvicinano all'evento sottotono, quasi rassegnati, le loro bacheche di facebook non sono stranamente popolate da link o memo che ricordano l'importanza dell'evento, e anzi prenotano una gita fuori porta. Gli interisti sembrano invece rinati dopo una prima parte di stagione difficile, ritirano fuori le bandiere e si fanno sornioni.

Inizia la sfida e passa la paura: Pato, l'eterno innamorato, non ha pietà per il connazionale Júlio César trafiggendolo al primo minuto di gioco. Da questo momento in poi l'Inter cambia faccia, sgonfia i muscoli alla Vin Diesel e si trasforma nella bella addormentata fino a che il fischio finale decreta il 3-0 per i rossoneri - e la rivincita di chi si era sentito tradito per l'attraversamento del Naviglio di Leonardo e della sua fantasia, mai così poco rimpianta.

Scampato il pericolo numero uno, senza impegni europei, il Milan deve gestire il vantaggio. Gli stop di chi lo segue lo aiutano a portare a otto i punti di vantaggio a tre giornate dalla fine. Il resto, è storia moderna, la storia di questo finesettimana che si conclude con la festa: stop giallorosso, go rossonero: questo sì che è un happy ending per Allegri e i suoi.