A difesa dei valori del calcio
giovedì 15 dicembre 2005
Intro articolo
Il direttore generale UEFA Lars-Christer Olsson spiega le circostanze che hanno portato alla sentenza Bosman e l'importante insegnamento che ne è stato tratto.
Corpo articolo
Dieci anni fa la Corte di giustizia europea si è pronunciata a favore del giocatore belga Jean–Marc Bosman e contro l'RFC Liège, la Federcalcio belga e la UEFA, cambiando radicalmente il volto del calcio europeo. In questo articolo Lars-Christer Olsson, direttore generale dell'organo di governo del calcio europeo, spiega le circostanze che hanno portato alla sentenza e l'importante insegnamento che ne è stato tratto.
Vi sono alcuni valori sportivi che la UEFA ha il dovere di proteggere, inclusi quelli di mantenere una concorrenza leale, incoraggiare la crescita dei giovani calciatori e conservare un certo grado di collegamento e coinvolgimento della comunità locale.
Obiettivi validi
Nel caso Bosman la Corte di giustizia europea ha concordato che questi fossero obiettivi validi, ma le misure adottate dagli organi sportivi per raggiungere questi obiettivi devono essere conformi alla legislazione comunitaria e, in particolare, non devono impedire la libera circolazione dei lavoratori, che costituisce un pilastro del quadro giuridico europeo.
Mercato liberalizzato
A seguito della sentenza Bosman, abbiamo avuto un mercato pressoché totalmente liberalizzato per i giocatori, che ha coinciso con lo sviluppo del mercato delle emissioni televisive (per lo più a pagamento), il che a sua volta ha comportato più introiti per il calcio, in particolare per i club dei paesi con i maggiori mercati televisivi nazionali.
Nessuna sorpresa
Quando si mettono insieme tutti questi fattori, non bisogna sorprendersi se chi aveva le tasche più piene ha iniziato a comprare tutti i migliori giocatori e non ha perso tempo a far crescere i giovani. E' evidente che c'è qualcosa di sbagliato in tutto questo: le grandi società con una storia di tanti talenti cresciuti e sviluppatisi nelle file del club, come l'AFC Ajax, non vincono più ai massimi livelli del calcio europeo. Perché? Perché l'Ajax è un club di paese relativamente piccolo e le altre società ora comprano tutti i migliori giocatori.
Equilibrio concorrenziale
Resta però valido il fatto che sia lecito per gli organi sportivi adottare misure ragionevoli per garantire un equilibrio concorrenziale e incoraggiare la formazione e lo sviluppo dei giovani calciatori; ed è anche inevitabile che le misure richieste per conservare tale equilibrio concorrenziale limitino il campo d'azione di qualcuno. E' per questo che vengono introdotte.
Interesse pubblico
Chi sostiene che il caso Bosman mostra che lo sport deve essere soggetto a una concorrenza totalmente libera e deve essere trattato allo stesso modo di tutte le altre attività economiche non ha capito la sentenza. Non c'è nessun'altra attività economica o industriale per la quale venga riconosciuto che è nell'interesse pubblico introdurre misure per incoraggiare l'equilibrio concorrenziale.
Messaggio vero
Il vero messaggio del caso Bosman è che il calcio deve essere più attento e deve trovare misure adeguate per proteggere i valori dello sport, ma in modo tale che siano conformi con il quadro giuridico europeo e preferibilmente in accordo con le istituzioni europee, piuttosto che in conflitto con esse. Questo è ciò che fa la UEFA.
Approccio innovativo
La UEFA sicuramente non ha abbandonato i valori sportivi tradizionali, ma dobbiamo trovare modi più razionali e specifici per sostenere tali valori. Capiamo e accettiamo il fatto che sia necessaria un'ampia gamma di misure complementari per proteggere i valori sportivi e puntiamo ad adottare un approccio innovativo.
Temi comuni
Si prenda come esempio il sistema di licenze dei club della UEFA, o il marketing centralizzato della UEFA Champions League, o il progetto per i giocatori cresciuti a livello locale. Troviamo temi comuni in tutte queste iniziative: solidarietà, concorrenza leale, stimolo alla formazione e istruzione dei giovani calciatori.
Attacchi frequenti
A seguito della sentenza Bosman le regole, i regolamenti e le decisioni degli organi sportivi sono sotto un esame legale pressoché continuo e sono spesso oggetto di attacchi. La stessa UEFA ha dovuto rispondere a diverse azioni giuridiche dopo la sentenza Bosman, ma vale la pena sottolineare che abbiamo sempre vinto.
Specificità dello sport
Questo dimostra che la UEFA ha imparato molto dalla sentenza Bosman e affronta i propri doveri e le proprie responsabilità in maniera matura e razionale, tutelando i valori tradizionali dello sport in un modo compatibile con l'ambiente giuridico in cui opera. La UEFA non è al di sopra della legge e nessuno sport dovrebbe esserlo. Ma la specificità dello sport e l'autonomia, entro precisi limiti giuridici, degli organi sportivi deve essere rispettata.
"Regola del 3+2"
Uno dei problemi principali del calcio europeo ai tempi del caso Bosman era che non era pronto ad affrontare le conseguenze della sentenza, particolarmente l'abbandono della "regola del 3+2"*. La UEFA ha introdotto questo meccanismo sulla base di ciò che considerava una naturale applicazione della specificità di questo sport e in "accordo" con la Commissione europea.
Calciatori cresciuti a livello locale
Nel quadro degli studi che abbiamo condotto nel progetto dedicato ai giovani calciatori formatisi a livello locale, abbiamo visto, e questo è scientificamente ed empiricamente dimostrato, che negli ultimi dieci anni c'è stato un calo nella formazione dei calciatori, con meno giocatori cresciuti a livello locale, più calciatori raggruppati in poche squadre e meno equilibrio concorrenziale, e abbiamo cercato di fare qualcosa.
* In base alla regola del 3+2 nelle competizioni UEFA ogni squadra poteva schierare in campo tre giocatori stranieri, più due stranieri equiparabili a giocatori nazionali.