Stop ai ‘falli da svenimento’
martedì 25 gennaio 2005
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La questione sollevata da Fabio Capello ha prodotto una decisione importante nel campionato italiano.
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di Paolo Menicucci
"A mali estremi, estremi rimedi". E così il calcio italiano ha deciso di intervenire drasticamente per cercare di eliminare le simulazioni di infortuni sul campo.
Decisione storica
Al termine di un incontro tra i capitani e gli allenatori di serie A e B, i direttori di gara, il presidente federale Franco Carraro e il presidente di Lega Adriano Galliani, si è stabilito che i giocatori non metteranno più fuori il pallone quando un avversario resta a terra infortunato.
Fair-play nelle mani all’arbitro
D’ora in avanti il gioco sarà interrotto soltanto dal direttore di gara, quando quest’ultimo, in caso di grave infortunio, ravviserà gli estremi per fermare l’azione in corso. Inoltre, coerentemente con questa decisione, una squadra non potrà più aspettarsi che le venga riconsegnato il pallone, se calciato deliberatamente fuori dal campo per permettere a un compagno di squadra di ricevere soccorso.
Regola non scritta
Quasi su ogno campo vige una regola non scritta in base alla quale il giocatore che vede a terra infortunato un compagno o un avversario allontana il pallone dal campo. Ma diversi osservatori ritengono che tale gesto sportivo sia stato strumentalizzato per fini tattici.
'Si sta esagerando'
A sollevare il problema è stato, a dicembre, Fabio Capello, allenatore della Juventus FC. "Si sta esagerando – ha sbottato il tecnico friulano -. Siamo passati dal fallo tattico – interrompendo con un fallo un’azione pericolosa degli avversari – al 'fallo da svenimento' – volto a bloccare un’azione simulando un grave infortunio”.
Gioco scorretto
"È una tendenza generalizzata – ha proseguito -. Il fair-play è degenerato in una mossa tattica". Le parole di Capello sono state accolte con favore dalla stampa italiana. La Gazzetta dello Sport ha definito le parole di Capello: "Una dichiarazione di guerra al finto fair-play, una scossa elettrica contro una tendenza diffusa".
Decisione dell’arbitro
La posizione di Capello è stata poi avvallata da diversi colleghi. "Ha ragione: dovrebbe essere l’arbitro a fermare il gioco", ha dichiarato Luciano Spalletti, allenatore dell’Udinese Calcio. Il decano degli allenatori della serie A, Carlo Mazzone, ha aggiunto: "Stava diventando una vera e propria mossa tattica, una strategia. Nei contrasti, chi perde la palla resta a terra e aspetta che venga calciata fuori. In Inghilterra e in Spagna non mi pare succedano questo cose".
Del Neri d’accordo
D’accordo con questi giudizi anche il tecnico dell’AS Roma, Luigi Del Neri. "In Inghilterra il gioco subisce meno interruzioni, e credo che così dovrebbe essere – ha spiegato -. Non c’è motivo di fermarsi sempre: siamo in grado di capire quando un infortunio è serio e quando non lo è. Se non lo è, non vedo perché ci si debba sentire costretti ad allontanare il pallone. A mio avviso il gioco andrebbe fermato soltanto quando c’è uno scontro in un duello aereo, e non per un semplice contrasto".
Un mondo imperfetto
Francesco Guidolin, allenatore dell’US Città di Palermo, avrebbe probabilmente la soluzione migliore a questo problema: "Sarebbe tutto molto più facile se i giocatori si impegnassero semplicemente a non ingannarsi a vicenda". Purtroppo questa sarebbe la soluzione in un mondo perfetto. Non resta che sperare che l’'estremo rimedio' possa rivelarsi utile a cancellare le simulazioni dal calcio italiano.