Il calcio a stelle e strisce
venerdì 10 dicembre 2004
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Grazie al contributo di alcuni tecnici britannici, il calcio statunitense sta finalmente decollando.
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di James Rogers
Gli Stati Uniti sono l’ultima frontiera del calcio: il 'soccer', come lo chiamano nel paese a stelle e strisce, finora non è riuscito a uscire dalla morsa rappresentata da baseball, pallacanestro e football americano. Alcuni preparatori del Regno Unito stanno però aiutando a creare le basi per la prossima generazione di stelle americane.
Permanenza prolungata
Il gruppo comprende, tra gli altri, l’ex nazionale scozzese Jimmy Gabriel e l’attaccante dell’Irlanda del Nord che partecipò al Mondiale FIFA Colin Clarke, finito per caso negli Stati Uniti nove anni fa. "Ero venuto a trovare degli amici, mi hanno offerto un lavoro e sono finito con il rimanere", ha spiegato.
Scalata tecnica
Il lavoro consisteva nell’allenare bambini in Virginia, anche se Clarke fu ben presto promosso allenatore dei Richmond Kickers, formazione di seconda divisione dell’A-League. Nel 2001 è diventato poi vice allenatore e successivamente tecnico dei Dallas Burn, squadra della Major League Soccer, attuale FC Dallas. Clarke ritiene che questo sia un ottimo momento per impegnarsi nel calcio statunitense. "Il campionato è passato da formazioni con rose di 20 giocatori a formazioni che hanno la squadra delle riserve; la maggior parte dei club stanno iniziando ad avere propri vivai e a costruire stadi".
Sistema universitario
La differenza principale tra lo sport praticato negli Stati Uniti e in Gran Bretagna consiste nel sistema universitario. Come accade per altri sport americani, i calciatori arrivano di solito nelle squadre dopo aver giocato tre o quattro anni nel campionato universitario NCAA. Ma secondo Clarke le cose stanno cambiando. "Sta crescendo il numero di 17enni e 18enni che si affacciano sulle ribalte più importanti. In passato il grande salto avveniva a 21 o 22 anni – ha spiegato -. Quei tre o quattro anni in più di professionismo sono estremamente utili".
Sfaldamento della NASL
Gabriel, vice allenatore in A-League dei Seattle Sounders, può tracciare un grafico ancora più preciso dei passi in avanti compiuti dal calcio d’oltreoceano. Sbarcato negli USA nel 1974, ricoprì il ruolo di giocatore/allenatore con i Sounders. La squadra militava nell’ormai estinta North American Soccer League; Gabriel diventò allenatore nel 1977. Ma la NASL, antesignana dell’attuale MLS, si sfaldò a metà degli anni ’80, vittima di problemi finanziari e di un eccessivo richiamo esercitato dai grandi nomi di campioni stranieri.
Qualità britanniche
Rientrato nel Regno Unito nel 1986, Gabriel ha fatto ritorno negli Stati Uniti nel 1997, per allenare la University of Washington. Il tecnico ha un’ottima considerazione dei giocatori americani: "Assomigliano molto ai giocatori inglesi e scozzesi, l’aggressività e il sacrificio sono fattori molto importanti del loro gioco, basato comunque sull’attacco e la velocità".
Terra di portieri
Fino ad oggi, gli unici a riuscire a ritagliarsi uno spazio importante in Premiership sono stati i portieri americani. Secondo Gabriel la cosa non è affatto sorprendente: "I bambini crescono giocando a baseball e a pallacanestro: tutto si fonda sulla coordinazione occhio-mano".
Le prospettive future
Ritiene comunque che i prossimi a poter sbarcare nel vecchio continente potrebbero essere gli attaccanti, in particolare la stella dei San José Earthquakes Landon Donovan. Clarke ha poi indicato altri buoni attaccanti che stanno venendo fuori, come per esempio l’attaccante di Dallas, Eddiee Johnson, capocannoniere lo scorso anno al Mondiale Juniore FIFA.
Sfida difficile
Entrambi i tecnici sono comunque concordi nell’affermare che il calcio statunitense ha davanti a sé un futuro radioso. Oltre a dedicare molta attenzione ai giovani, il calcio sta finalmente ricevendo l’indispensabile attenzione della televisione. Resta comunque difficile strappare i migliori atleti agli sport americani tradizionali. "Scommetto che ci sono centinaia di grandi atleti che non hanno mai avuto l’occasione di giocare a calcio a livello professionistico", ha concluso Clarke.
Campione in fasce
Questo problema non l’avranno di sicuro i nove nipotini americani di Gabriel. "Uno in particolare sembra destinato a diventare un ottimo calciatore: sembra avere quel qualcosa in più", ha spiegato, più che mai con un occhio rivolto al futuro del calcio negli Stati Uniti.