Asif Kapadia su Diego Maradona
venerdì 27 novembre 2020
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"Era molto intelligente", ha raccontato il regista Asif Kapadia su Diego Maradona, protagonista del suo docufilm.
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Questa intervista con Asif Kapadia ha avuto luogo nell'ottobre 2019 dopo l'uscita del suo documentario 'Diego Maradona', ed è apparso per la prima volta sul secondo numero del Champions Journal.
Il regista premio Oscar Asif Kapadia, nel suo documentario 'Diego Maradona', offre un incredibile spaccato del periodo di massimo splendore di Diego Armando Maradona al Napoli.
Ancora oggi Napoli è intrisa del passaggio di Maradona. Dopo più di 30 anni da quando nel 1987 l'argentino ha condotto i partenopei allo storico scudetto e alla vittoria della Coppa UEFA del 1989, la sua immagine è presente con murales e manifesti in tutta la città. Uno gigante è stato disegnato a San Giovanni a Teduccio dal titolo 'Dios umano'.
I festeggiamenti per il primo Scudetto sono durati due mesi. Con lui in squadra, il Napoli ha vinto due campionati e una Coppa UEFA. Un periodo senza precedenti per la storia del club che è raccontata con dovizia di particolari dal film di Asif Kapadia, 'Diego Maradona'.
Emozionante, sconvolgente, profondamente commovente, il documentario utilizza immagine inedite per tracciare gli straordinari alti e bassi del periodo di Maradona a Napoli. Una storia che potrebbe tranquillamente essere una sceneggiatura hollywoodiana e che dà una visione unica di come un ragazzo insicuro di nome Diego abbia raggiunto uno status quasi di divinità a Napoli.
Hai fatto documentari su Ayrton Senna e Amy Winehouse ma da tifoso di calcio ti è stato più difficile realizzare questo?
Penso sia diverso. Diego è un personaggio con cui sono cresciuto. Mi ricordo di lui nell''82 ma anche nell''86 con la storica partita contro l'Inghilterra [quarti di finale del Mondiale] quando è venuto alla ribalta mondiale. In questo film ho voluto raccontare il Maradona calciatore di club ma anche cosa era il calcio all'epoca. Era un calcio totalmente differente, basti pensare alle scivolate e ai contrasti durissimi che si vedevano con normalità in campo.
Hai iniziato girando un film su tutta la sua vita e poi hai ristretto il campo a Napoli. Perché?
La vita di Diego visivamente è composta da cicli. Va da qualche parte, c'è molta speranza, tutti lo amano, fa qualcosa di fantastico. Poi si mette a litigare, qualcosa va storto, finisce male, se ne va, passa alla squadra successiva.
È la stessa storia ripetuta, ripetuta, ripetuta, ripetuta. Ma la storia più grande è stata quella col Napoli. A quel tempo era il miglior calciatore del mondo. Era intoccabile. Ha vinto i Mondiali e poi ha vinto il campionato italiano con una squadra che non aveva mai vinto prima e che da allora non ha più vinto.
La prima volta di Maradona al San Paolo dopo l'acquisto dal Barcellona sembrava già una scena di un film senza bisogno della tua regia.
Credo che sia stato il primo ad avere un evento del genere al suo arrivo in una nuova squadra. C'erano 80.000 persone ad accoglierlo. È stata una vera e propria esplosione di gioia e passione dei tifosi per avere in squadra una stella di questa portata. Oggi invece la presentazione nello stadio è la norma ma non è che una copia di quella di Diego. Allora invece non era una abitudine.
Inoltre bisogna ricordare che il Napoli l'anno prima del suo arrivo era quasi retrocesso. Si era salvato solo all'ultima giornata. È una cosa un po' folle se ci pensi. Adesso i giocatori non lo farebbero mai. I migliori giocatori, ai massimi livelli, vogliono avere la garanzia di vincere. Vogliono essere circondati da superstar. Hanno bisogno di giocare nei club più ricchi. Maradona è andato nel club più povero e nel giro di tre anni ha vinto il campionato più difficile che ci sia mai stato.
In gran parte del film si vede un Maradona vulnerabile. Questo è un aspetto che raramente si è visto di questo personaggio.
Quando si pensa a Diego Maradona, l'idea è di una persona forte in grado di stravolgere gli eventi e che dice cose scomode. Nel mio film invece vediamo l'evoluzione del giovane Diego dal suo arrivo dal Barcellona. Lo guardo e riesco a intravedere ancora un bambino.
Ma è un bambino vulnerabile. È solo, ha paura, sembra spaventato quando è circondato da persone e dalla folla. Si vede sul suo volto quando è infelice, quando è felice. Questo è ciò che mi piace del film: siamo stati in grado di mostrare semplici emozioni crude. Non c'è bisogno che vi dica come si sente, lo si vede nei suoi occhi. I suoi occhi non mentono mai.
Pensi che i suoi problemi fuori dal campo abbiano influenzato il suo modo di giocare?
Maradona aveva sicuramente i suoi problemi fuori dal campo, ma in campo era amato dai compagni. È sempre stato molto disponibile, ha sempre fatto giocare meglio tutti. La cosa interessante è che per carattere aveva un ego enorme, ma in campo era un tipo da squadra, non girava tutto intorno a lui.
Era un giocatore molto intelligente. Riusciva a vedere chi e quanti lo marcavano e allora con un taglio liberava gli spazi per i suoi compagni. Credo che sia questo l'aspetto interessante: sapeva come leggere il gioco, come giocare, come essere presente per i tifosi, come essere presente per la gente.
Le cose sarebbero andate diversamente per Maradona se si fosse trasferito in un altro club, in un posto diverso? O c'è qualcosa di speciale nella combinazione tra Maradona e il Napoli?
Diego non è mai stato molto bravo a fare scena, per questo non è rimasto al Barcellona. Si sentiva molto più a suo agio nella città di Napoli. Inoltre sua madre aveva origini del sud Italia. A Napoli avevano bisogno di un eroe, di qualcuno che gli somigliasse, che parlasse come lui, che si comportasse come lui.
E lui aveva bisogno di un posto che lo amasse, che lo rispettasse, che lo lasciasse giocare - ma che poi lo lasciasse in pace, che non gli dicesse cosa fare fuori dal campo. Con Napoli c'era una sinergia perfetta. Se fosse andato in qualche squadrone del nord non penso che si sarebbe inserito così bene. Lì si aspettano che i loro giocatori si comportino in un certo modo. Anche se forse avrebbe avuto una carriera più lunga.
Sei mai stato a Napoli?
Ci sono stato per un paio di partite. Lo stadio non è stato ristrutturato dai tempi di Diego. Gli spalti sono lontani dal campo e i giocatori sembrano minuscoli perché ai bordi c'è una pista di atletica. I tifosi però sono fantastici e si respira un'atmosfera incredibile.
Maradona l'ha visto il tuo film?
Lo spero perché in Argentina è visibile in streaming. Ma io e lui non abbiamo parlato, quindi la risposta ufficiale è che non lo so. Sembrerebbe strano che non l'abbia visto, ma con Diego non c'è nulla di scontato.
In ultimo, è vero che hai toccato il piede sinistro di Maradona durante l'intervista?
Allora, il microfono era su un tavolino di un bar e io ero seduto accanto. In pratica sono seduto sul pavimento ai piedi di Diego Maradona - il che è tutto un po' strano, ma a volte bisogna fare quello che si deve fare per ottenere l'intervista. E mentre lui risponde a una mia domanda, io lo guardo e guardo le sue gambe.
Indossa i pantaloncini - indossa sempre i pantaloncini - e vedo queste fantastiche e possenti gambe e penso: "Quelle gambe sono meravigliose, ce le ha ancora". E poi mi rendo conto che a 20 centimetri di distanza da me c'è il piede sinistro di Diego Maradona. Grazie al mio lavoro ho conosciuto molte star e persone famose ma non ho mai avuto la voglia come in quel momento di toccare qualcuno.
Mentre andavamo avanti, pensavo tra me e me: 'Chissà se gli dispiacerebbe se gli toccassi il piede sinistro... gli darebbe fastidio?'. In quel momento la follia ha preso il sopravvento. Così al termine di una risposta ho alzato lo sguardo e gli ho afferrato la caviglia sinistra dicendo: 'È questo il piede che [Andoni Goikoetxea] ti ha rotto?'
A Maradona non piace essere toccato - ha passato la vita a essere toccato da persone che non conosce - così mi respinge. Diciamo che cado, sbatto contro il tavolo, sbatto contro il microfono. È tutto molto imbarazzante e poco professionale. Ma sapete una cosa? Non sono riuscito a trattenermi. Ho avuto un desiderio irrefrenabile di toccarlo. Non credo si sia stupito, ma è successo. E da allora non mi sono più lavato la mano. Ed è stato tre anni fa.
Nel mondo ci sono molti grandi giocatori, molti grandi artisti e attori, ma non tutti hanno carisma. Maradona ha qualcosa di speciale. Ricordo che pensavo quanto sarebbe stato fantastico essere stato nella sua cerchia ristretta negli anni '80 a Napoli. Non riesco nemmeno a immaginare come sarebbe stato vivere in quegli anni con lui. Sarebbe stato incredibile anche una sola notte con Diego nel suo mondo.