Toni Kroos sul "girone della morte", Joachim Löw e la nuova Germania
sabato 12 giugno 2021
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"Non poteva andar peggio, ma non vediamo l'ora", commenta il centrocampista del Real Madrid prima di una nuova avventura a EURO.
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Toni Kroos, 31 anni, è uno dei giocatori più importanti della Germania che a UEFA EURO 2020 cercherà di salutare al meglio Joachim Löw dopo 15 anni in panchina. La squadra non vince il torneo dal 1996, anno del suo primo trionfo.
Campione del mondo nel 2014, la Germania ha avuto una serie di delusioni agli ultimi Europei: dopo il secondo posto del 2008, è uscita in semifinale nel 2012 e nel 2016. Tuttavia, il centrocampista del Real Madrid spera in una miglior sorte in un Gruppo F che include anche il Portogallo campione in carica, la Francia campione del mondo e l'Ungheria.
Il "girone della morte" con Portogallo, Francia e Ungheria
Non poteva andar peggio, ma non vediamo l'ora. Queste sono le partite che ti aspetti dai quarti di finale o dalle semifinali in poi, ma è andata così. Sarà importante giocare subito bene, altrimenti sarà difficilissimo arrivare lontano.
Questa generazione di giocatori è molto forte. A parte un paio di partite - ed è normale avere battute d'arresto dopo tutti questi cambiamenti - siamo sulla buona strada. La maggior parte di loro gioca in grandi club, come il Bayern o squadre di altri paesi. Questo la dice lunga sulla qualità.
Perché la Germania non ha più vinto EURO dal 1996? Prima di tutto perché c'erano altre squadre di talento. La Germania è sempre stata tra le favorite, e per merito, ma ci sono altre squadre di grandissima qualità che hanno lo stesso obiettivo.
In semifinale o in finale, si tratta di azzeccare la partita, che però dipende anche da episodi che non si possono sempre prevedere o preparare. Nella semifinale del 2016 contro la Francia, eravamo noi la squadra più forte, ma con un episodio sfortunato - un rigore contro di noi - loro sono andati sull'1-0 e per noi è stato difficile rientrare in partita. Ci sono situazioni che non puoi preparare, e va anche bene, ma agli ultimi Europei abbiamo dimostrato che possiamo arrivare lontano.
Sull'imminente partenza di Joachim Löw
I suoi 15 anni in panchina parlano da soli, perché un allenatore non dura così tanto se non ha successo. Per quanto mi riguarda, è stato il mio unico Ct, il che la dice lunga. La sua crescita e la mia - sono in squadra da 11 anni - si commentano da sole.
Sinceramente, non sono rimasto sorpreso da questa decisione, posso capirlo. Dopo un periodo così lungo, arriva un momento in cui ti dici "basta", "ho bisogno di una pausa" o "voglio fare altro". Penso che sia la scelta giusta.
Sul suo ruolo in squadra
Ai miei occhi, ha molto a che fare con le prestazioni individuali. Se non rendi al massimo, non puoi neanche dire agli altri cosa fare. Bisogna essere un esempio di professionalità, che è importante per vincere i tornei e per il funzionamento della squadra in generale. Dare l'esempio significa dare a tutti gli altri la sensazione che sei sempre lì, soprattutto in campo, che ci sei in ogni situazione. Se gli altri sono in difficoltà, gli dai una mano e ti vai vedere per prendere palla.
Sono cose che dimostrano una stabilità e un senso di unità in campo. I giocatori meno esperti e che non hanno giocato tanti tornei vedono che sei sicuro di te, che sei lì, e che possono facilmente passarti la palla anche in situazioni difficili. Nessuno ha mai giocato un torneo vincendo e stravincendo ogni partita. I problemi arrivano sempre, ci sono partite difficili. Infatti inizieremo subito con le partite difficili e queste cose sono molto importanti.