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Pirlo e Xavi, i maestri del passaggio

Due dei migliori centrocampisti al mondo, Andrea Pirlo e Xavi Hernández,  si troveranno di fronte domenica a Kiev nella finale degli Europei in Polonia e Ucraina dando vita a una 'sfida nella sfida'.

Andrea Pirlo (sx) alle prese con Xavi Hernández nella sfida di Danzica a UEFA EURO 2012
Andrea Pirlo (sx) alle prese con Xavi Hernández nella sfida di Danzica a UEFA EURO 2012 ©Getty Images

Ogni paio d'anni, in ogni torneo importante, c'è un giocatore che eclissa tutti i suoi colleghi con prestazioni stellari, tanto che il torneo in questione viene considerato il suo "torneo della vita".

Quattro anni fa, in Austria e Svizzera, mentre la Spagna poneva fine a oltre quattro decenni di delusioni, fu Xavi Hernández ad essere celebrato, per la precisione millimetrica dei suoi passaggi. Se l'Italia riuscisse a sconfiggere i campioni europei in carica nella finale di Kiev, potrebbe essere Andrea Pirlo, questa volta, a ricevere un simile plauso.

Arrivato a questi Europei dopo una stagione impressionante con la Juventus, Pirlo è stato il direttore dell'orchestra Azzurra in ogni partita a Polonia e Ucraina, dettando il gioco dalla sua tipica posizione arretrata, dietro gli altri tre uomini che compongono il centrocampo.

Un'esemplare punizione contro la Croazia, un paio di assist e tre titoli di Migliore in Campo Carlsberg, più di qualsiasi altro giocatore: è chiaro che sarà lui l'uomo a cui Prandelli e gli altri Azzurri si rivolgeranno, domenica sera.

“Il nostro centrocampo ha tanta qualità: possiamo correre, possiamo fare pressing e abbiamo un giocatore di altissima qualità in Pirlo, quindi cercheremo di fargli arrivare più palloni possibili", dice Prandelli nella conferenza stampa della vigilia. "Spesso gli altri giocatori lavorano solo per fargli arrivare palloni, dandogli spazio in modo da permettergli di dettare il gioco”.

Dettare il gioco proprio come ha fatto contro l'Inghilterra, una settimana fa a Kiev, quando ha effettuato 117 passaggi (un record agli Europei, anche se naturalmente con l'aiuto dei supplementari). E chi si dimentica il suo cucchiaio, alla Panenka, realizzato nell'enorme pressione della lotteria dei calci di rigore?

Il confronto diretto con Xavi allo Stadio Olimpico è roba da puristi. Il regista dell'FC Barcelona fa parte di quello che Sir Alex Ferguson ha memorabilmente chiamato il "carosello dei passaggi" dei Blaugrana – e a ragione. Con il compagno di squadra Sergio Busquets al suo fianco, Xavi ha effettuato più passaggi di chiunque altro nel torneo: il suo totale, 455, è 101 punti più alto di quello di Pirlo.

Entrambi i giocatori hanno vinto un Mondiale FIFA, ma in caso di vittoria a Kiev Xavi farebbe la storia, in quanto sarebbe il primo giocatore a vincere due finali continentali. “Abbiamo già vinto tanto", dice Xavi, che a 32 anni è un anno più giovane di Pirlo. “Siamo stati fortunatissimi ad avere una fantastica generazione di calciatori. Vogliamo continuare a scrivere la storia e domani abbiamo un'ottima occasione per farlo. Vogliamo divertirci, e sappiamo di essere privilegiati perchè questa è la nostra seconda finale europea. Vogliamo far bene e mostrare a tutti che questa squadra ha ancora fame di successo, e che il nostro calcio è bello”.

Per Xavi, la rivoluzione spagnola è iniziata con il predecessore di Vicente del Bosque, come spiegò dopo la vittoria agli Europei del 2008: “Il punto di svolta è stato Luis [Aragonés]. E' lui che ha scommesso sui giovani. E' lui che ha iniziato a chiamare in squadra giocatori come [Andrés] Iniesta, [Santi] Cazorla, Cesc Fàbregas, [David] Silva e [David] Villa”.

E questo è un argomento a cui ritorna volentieri nella conferenza stampa precedente alla finale: “Mi sento fortunato, perché qualche anno fa il calcio tendeva a essere più fisico", risponde quando gli viene chiesto se abbia voglia di far parte della campagna di qualificazione per i Mondiali del 2014.

"Vogliamo giocare partite spettacolari. Giocatori come Pirlo, squadre come l'Italia e la Spagna giocano con uno stile simile, quindi sono felice, molto felice che adesso si tenda a giocare davvero, e ad attaccare di più". E come non si potrebbe essere d'accordo?

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