Riva regala il successo all'Italia
venerdì 1 aprile 2011
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Gli Azzurri avevano acciuffato il pareggio in extremis nella finale dei Campionati Europei UEFA del 1968, ma nella ripetizione di due giorni più tardi allo Stadio Olimpico scendono in campo con uno spirito diverso.
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Italia - Jugoslavia 2-0
(Riva 12', Anastasi 31')
Ripetizione della finale
Roma, 10 giugno 1968
Gli Azzurri avevano acciuffato il pareggio in extremis nella finale dei Campionati Europei UEFA del 1968, ma nella ripetizione di due giorni più tardi allo Stadio Olimpico scendono in campo con uno spirito completamente diverso e dominano la Jugoslavia fin dalle prime battute.
Il Ct Ferruccio Valcareggi effettua cinque cambi, con l'obiettivo di superare gli avversari in velocità e forza fisica. La Jugoslavia era reduce da due sfide dure - una decisa ai tempi supplementari - che l'avevano sfiancata e non aveva rimpiazzi all'altezza di quelli dell'Italia, che nella prima finale si era concessa il lusso di tenere in panchina campioni del calibro di Sandro Mazzola e Luigi Riva.
E alla fine, è proprio Riva a fare la differenza. Rimessosi da una frattura alla gamba (e non per la prima volta), dava l'esempio a tutta la squadra: talvolta rude, talvolta astuto, ma mai sleale. Avrebbe dovuto segnare almeno una tripletta in questa partita, con un colpo di testa finito di poco a lato, un altro colpo di testa su cui Ilija Pantelić compiva un miracolo, e un tiro al volo alto a porta sguarnita, raccogliendo un pallone sfuggito sempre a Pantelić su un cross.
Ma la marcatura di Riva alla fine giungeva con il suo famoso sinistro, quando un tiro sbagliato di Domenghini si trasformava in un passaggio filtrante. Defilato, ma perfettamente in gioco, Riva si girava e infilava il portiere con un rasoterra.
Dal canto suo, Anastasi questa volta si muoveva meglio, con una partita tutta velocità e precisione. Mettendo palla a terra di petto dopo la torre di Riva, Anastasi colpiva al volo in spaccata: ma il tentativo usciva di poco. Riva lo riprendeva duramente per l'errore (si era ancora sullo 0-0 al momento) ma correva poi ad abbracciarlo, quando il giovane attaccante raccoglieva un passaggio di De Sisti e batteva stupendamente dal limite dell'area.
Gioco, partita, incontro: a questo punto tutto era già concluso, perché dall'altra parte non vi è stata alcuna reazione. Dragan Džajić è stato una grande delusione. Tarcisio Burgnich, uno dei più grandi terzini destri della storia, non ha avuto problemi questa volta. Mirsad Fazlagić si disimpegnava bene come sempre, ma Jovan Aćimović non ha combinato nulla di buono e lo stempiato Idriz Hošić, l'unico cambio, non ha mai più giocato in nazionale.
Nel secondo tempo, Riva ha sprecato le sue occasioni e Dino Zoff è stato costretto a uno spettacolare tuffo: ma si è trattato di pura accademia. Vittoriosi nella semifinale contro l'Unione Sovietica solo grazie a una monetina, in crisi per gran parte della prima finale e reduci da un Mondiale disastroso, gli Azzurri trionfano in casa. E in pochi ci avrebbero scommesso.