Enzo Maresca parla di Pellegrini, del derby di Siviglia e della finale di UEFA Conference League
lunedì 26 maggio 2025
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L'allenatore del Chelsea spera di battere il Betis del suo "padre calcistico" Manuel Pellegrini nella finale di UEFA Conference League.
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Enzo Maresca vuole dimostrare che l'allievo può superare il maestro mentre si prepara ad affrontare Manuel Pellegrini e il suo Real Betis nella finale di UEFA Conference League di mercoledì 28 maggio.
Maresca ha giocato con Pellegrini al Malaga ed è stato il suo vice al West Ham United. Ora, però, spera di superare in bravura il 71enne allenatore, che descrive come il suo "padre calcistico".
In vista della trasferta a Breslavia, l'ex giocatore della Juventus parla a UEFA.com del cammino del Chelsea verso la finale e delle sue esperienze nel "derby definitivo", quello tra Siviglia e Real Betis.
Su Manuel Pellegrini
È una specie di padre calcistico, perché se oggi sono dove sono è grazie a lui. Ho lavorato con Manuel per quattro anni, due da giocatore e due nel suo staff, quindi gli devo molto.
Sono grato per il rapporto che abbiamo e per i consigli che mi dà. Mi ha detto di non cambiare mai. Diceva sempre che i giocatori e gli allenatori hanno fretta di cambiare, ma mi ha sempre detto che la cosa migliore è rimanere fedeli a se stessi.
Il derby di Siviglia
Ho giocato al Siviglia per quattro anni e Siviglia-Betis è il derby definitivo. È bellissimo perché ne parli la settimana prima e anche quella dopo. Ed è un derby tra due grandi squadre che hanno tantissimi tifosi in Spagna.
Cosa significherebbe vincere la Conference League
È stata una bella stagione, ma può essere fantastica se riusciamo a vincere la Conference League ed arrivare tra le prime quattro o cinque in Premier League. Sarebbe un modo per dire che siamo tornati e che siamo un club vincente in Europa.
Diventeremmo anche la prima squadra a vincere tutti i trofei UEFA [Champions League, Europa League e Conference League], dunque è importante.
Le finali da giocatore e da allenatore
Sono come il giorno e la notte. Da giocatore pensi più a te stesso, mentre da allenatore devi pensare a 30 persone e a tante altre cose: non c'è proprio paragone.
Al Man City ho avuto la fortuna di vivere una finale di Champions League da viceallenatore, quindi ho una certa esperienza.
Le sfide della Conference League
Abbiamo giocato contro il Copenaghen e il Legia Varsavia. Sono due campi difficili, dove grandi squadre europee sono state eliminate la scorsa stagione. Sono stati momenti decisivi del nostro percorso in Conference League.
Ho imparato che partite come quelle ti costringono a prepararti al 100%. Il 90% non basta e devi curare ogni minimo dettaglio.
Far crescere i giovani in Conference League
È stato sicuramente importante, perché ci ha dato la possibilità di far maturare alcuni giocatori e schierare tutta la rosa. Ci ha anche permesso di arrivare fino in fondo in una competizione europea che questo club non ha mai vinto. Senza dubbio, giocare una competizione europea aiuta a crescere. Se vinci, il gruppo sviluppa anche una mentalità vincente.
Mi piace dare una possibilità ai giovani, soprattutto perché sono giocatori forti. Devi aspettare il momento giusto per dare loro una possibilità. Abbiamo dato minuti a tanti giocatori, ma molti di loro hanno anche giocato in Premier League e non solo in Conference League.