Performance Insight di Champions League: il pressing e la mobilità del Paris decisivi per la storica vittoria in finale
mercoledì 4 giugno 2025
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L'unità di analisi UEFA e il team di Osservatori Tecnici hanno evidenziato come il pressing incessante e la rotazione intelligente siano state decisive nella vittoria da record del Paris Saint-Germain in finale di Champions League.
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“Li abbiamo pressati per tutto il tempo, abbiamo creato occasioni fin dall'inizio e abbiamo dominato il pallone". Queste le parole di Luis Enrique poco dopo aver visto la sua squadra dominare la finale di Champions League vinta con un margine record di cinque gol.
I dati forniscono un indizio su come il Paris abbia ottenuto la splendida vittoria di sabato, travolgendo l'Inter con la sua energia e la sua intensità. Per far luce sulla loro prestazione, l'unità di analisi della UEFA - in collaborazione con gli Osservatori Tecnici UEFA presenti alla finale - si è concentrata su due aspetti in particolare: il già citato pressing e l'eccezionale fluidità della squadra.
“Abbiamo visto un gruppo di giocatori che lavorano come una squadra, che hanno una visione comune del gioco e che si scambiano le posizioni senza intaccarne la qualità", ha spiegato Rafa Benítez.
Il pressing continuo
Iniziando la conferenza stampa post finale, Luis Enrique ha detto: "Ousmane Dembélé in finale ha fatto un grandissimo lavoro difensivo da vero leader".
Il centravanti parigino ha svolto un lavoro eccezionale nel condurre il pressing, come testimonia il grafico qui sopra che lo vede al primo posto tra i giocatori parigini per azioni di pressing nell'ultimo terzo di campo con 14 - quattro in più del secondo classificato Khvicha Kvaratskhelia.
Secondo Avram Grant, questa grande prova collettiva in fase di pressing ha trasmesso un messaggio importante: "Se non si lavora come una squadra, non si vincono titoli". Dembélé ha dettato i tempi nella parte alta del campo e i suoi compagni di squadra lo hanno seguito rapidamente, come mostra la prima clip del video qui sopra, in cui l'attaccante chiude Yann Sommer, costringendo il portiere a un passaggio lungo che arriva a Nuno Mendes. "Abbiamo avuto difficoltà a costruire", ha detto il portiere dell'Inter, "ma dobbiamo anche ammettere che loro hanno fatto un gran pressing".
Nella seconda clip si vede Dembélé chiudere Alessandro Bastoni e poi subito dopo Francesco Acerbi, e si vede tutta la squadra parigina andare in pressing in alto nella metà campo dell'Inter. "Quando Dembélé va verso il portiere, tutta la squadra guadagna sempre terreno anche dietro di lui e questo li ha aiutati a rimanere compatti", ha spiegato Michael O'Neill.
Con il grafico qui sopra, vediamo le corse ad alta intensità di ogni giocatore parigino e ancora una volta Dembélé è in testa, avendo percorso quasi 1,2 km. Il ruolo del terzino destro Achraf Hakimi, che spinge in alto nel campo, sia all'interno che all'esterno, si riflette nel fatto che si trova al secondo posto della lista con 474 metri percorsi.
Per tornare a Dembélé, Luis Enrique ha detto che "ha corso per tre giocatori" mentre, tra gli Osservatori Tecnici UEFA, Roy Hodgson ha detto: "Gli attaccanti fanno scatti continui, ma farli a quella velocità e poi tornare indietro a difendere è davvero impressionante". Lo sottolinea il grafico qui sotto, che mostra come Dembélé abbia concluso la partita con il maggior numero di scatti (39) di tutti i giocatori parigini. Anche in questo caso, con 32 scatti, Hakimi è al secondo posto in condivisione con Kvaratskhelia.
La mentalità d'acciaio del Paris
Sabato sera il Paris ha messo in mostra la sua incredibile mentalità. Quello dei neo campioni d'Europa è un gruppo di giocatori che rispecchia la grande mentalità del proprio allenatore, come dimostra il secondo video qui sotto, in cui i giocatori del PSG perdono più volte il pallone ma reagiscono bene in ogni momento - con un recupero di João Neves, un duello vinto da Willian Pacho e un altro pressing ad alta velocità da parte di Dembélé.
L'allenatore dell'Inter Simone Inzaghi ha spiegato che i parigini sono arrivati per primi su tutte le seconde palle e, riassumendo la loro mentalità, Rui Faria ha descritto i campioni come "umili fuori dalla palla e arroganti con la palla". Ha poi aggiunto: "Per quanto riguarda le transizioni, sono forti quando perdono il possesso e sono tutti pronti a difendere, riuscendo nella maggior parte dei casi a recuperare il pallone”.
Rotazioni, rotazioni, rotazioni
L'altro aspetto saliente della prestazione del Paris è stata la fluidità, ovvero quella costante rotazione delle posizioni che ha messo in difficoltà gli avversari per tutta la stagione.
La prima clip qui sopra inizia con un esempio del movimento degli attaccanti e dei centrocampisti del Paris in fase di pressing. Poi vediamo il Paris costruire il gioco con Vitinha che si abbassa per unirsi ai difensori centrali per dare loro un 3v2 contro gli attaccanti dell'Inter. Qui vediamo anche un'illustrazione dell'osservazione di Sir Gareth Southgate sulla loro capacità di "sfruttare lo spazio ai lati del centrocampo a tre".
Nella seconda clip possiamo vedere altri dettagli importanti, a partire dal fatto che Vitinha si spinge in avanti come un centrocampista d'attacco - un altro esempio della mobilità della sua squadra. "Anche se Vitinha normalmente gioca più in basso, il suo ruolo non si esaurisce come classico numero sei", ha detto Southgate. "Tutti i giocatori di centrocampo possono ricevere sotto pressione e girarsi. Ogni giocatore può essere un sei, un otto, un dieci".
È significativo anche il modo in cui Dembélé scende in profondità nella propria metà campo, collegandosi con Vitinha nell'uno-due in cui il portoghese si muove nel territorio dell'Inter. Dembélé ha giocato un ruolo simile nella vittoria degli ottavi di finale in casa del Liverpool, e Rui Faria ha notato una certa riluttanza, soprattutto nel primo tempo, da parte dei centrali dell'Inter a seguire Dembélé, fattore che ha permesso al Paris di raggiungere la superiorità numerica in mezzo al campo.
“I centrocampisti dell'Inter dovevano affrontare i tre centrocampisti del Paris-Saint Germain e poi Dembélé che veniva in profondità e uno dei terzini che saliva", ha detto Grant, mentre Frank de Boer li ha osservati sovraccaricare aree specifiche - "li vedevi su un lato con tutti i centrocampisti insieme a Nuno Mendes o Hakimi" - e questo è certamente evidente nella clip uno qui sopra.
Consigli per gli allenatori
Sul pressing
Kris Van Der Haegen, direttore della formazione degli allenatori presso la Federcalcio belga: “Per farlo bisogna avere la giusta mentalità. Le individualità sono importanti, ma il calcio è ancora uno sport di squadra e ognuno deve fare la sua parte. Come allenatore puoi allenare i tuoi giocatori in modo che siano fisicamente pronti a farlo, ma la mentalità dipende dall'individuo".
“Noi educhiamo i giocatori a questo aspetto fin da piccoli, come parte della nostra filosofia di sviluppo. Giochiamo sempre con il pressing alto. Diciamo: "Ragazzi, vogliamo prepararvi a giocare il calcio più difficile" e questo significa giocare molto alto ed essere pronti dietro a giocare 1v1 per gestire lo spazio. In questo modo cerchiamo di sviluppare non solo la mentalità del pressing, ma anche giocatori che siano i migliori nel processo decisionale in fase difensiva, nel posizionamento e negli 1v1".
“Fino agli U14, i nostri giocatori giocano 5v5 o 8v8. Se si tratta di un 5v5, diciamo ai quattro di movimento: "Attaccate la palla con due o tre giocatori". Questo insegna già in modo inconsapevole i principi del contro-pressing: sovraccaricare la zona della palla per riconquistarla”.
Sulla mobilità
Phil Church, responsabile formazione degli allenatori di gioco professionisti presso la Federcalcio inglese: “Comincerei a tornare alle basi: capacità di ricezione, di passaggio e controllo palla. Ciò significa lavorare su aspetti specifici: la posizione del corpo quando si muove in linea con la palla; la postura del corpo per riceverla; le diverse parti del piede per riceverla".
“Poi si guarda alla precisione e alla velocità di passaggio, poiché questo approccio prevede una serie di tecniche di passaggio. Giocando in rotazione, potreste dover giocare velocemente intorno all'angolo con l'esterno del piede, mentre se state ricevendo la palla, dovete essere in grado di stoppare bene il passaggio".
“Da lì, suggerirei di lavorare con i giocatori sulla visione di gioco. Devono capire gli spazi, dove sono i compagni, avversari e la palla. Devono quindi guardare e controllare costantemente e noi dobbiamo insegnarglielo. Stanno girando la testa? Stanno girando le spalle? La posizione corretta del corpo è importante. A partire da questo punto, bisogna far capire loro come muoversi l'uno con l'altro da aree congestionate verso lo spazio o viceversa e si può costruire il tutto in semplici coppie, poi in tre. Per esempio, in un 3v3, se qualcuno tocca per primo in una determinata direzione, cosa significa per gli altri due creare spazio per ricevere un passaggio o togliere di mezzo un difensore?".
“Non credo ci sia nulla di male nell'iniziare questo percorso fin da piccoli, perché il controllo palla, il passaggio e la ricezione sono abilità fondamentali. del calcio Lo stesso vale per i passaggi e i movimenti. Una volta passato il pallone, riescono a fare il movimento giusto per ricevere un altro passaggio?”.
Kris Van Der Haegen: “Per poter ruotare in questo modo, bisogna capire molto bene il gioco. Si vuole attirare l'avversario verso la palla e poi giocare fuori da quello spazio. Spesso i giovani giocatori vanno verso la palla e si muovono nella visuale dell'avversario, ma c'è una frase chiave che si usa in Spagna per allenare questo aspetto: "a la espalda", che letteralmente significa "alle spalle", ma che io tradurrei come "sul lato cieco dell'avversario". È lì che incoraggio i giocatori a muoversi e a chiedere il passaggio”.
Sui cambi di posizione
Phil Church: “Ai giocatori devono essere insegnate le "basi posizionali", in modo che abbiano l'opportunità di giocare in diversi ruoli. Ciò significa che se sapete passare, ricevere, dribblare, se sapete pressare e andare il tackle, se sapete tirare, se sapete correre con la palla sulla distanza, allora avete la possibilità di giocare in qualsiasi posizione e potreste essere più bravi in alcuni ruoli rispetto ad altri. Per esempio, se avete una buona precisione di passaggio e la capacità di ricevere e giocare in avanti con uno o due tocchi, forse potreste giocare come un sei centrale o un otto o un quattro, qualcosa del genere, ma non troppo presto. Ognuno può giocare in più posizioni e non credo che la specializzazione precoce sia una buona strada da percorrere".