Leon Goretzka sul passato e presente del Bayern e su Jamal Musiala
lunedì 10 aprile 2023
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Il centrocampista ha raccontato a UEFA.com dei suoi momenti migliori con la squadra, dell'emozione della Champions League e delle potenzialità di Jamal.
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Leon Goretzka sa bene come si vincono i trofei avendo sollevato la UEFA Champions League nel 2020, quattro Bundesliga, due coppe di Germania e una Supercoppa UEFA, tutti con la maglia del Bayern.
Con l'avvicinarsi delle fasi finali della quinta stagione con i campioni di Germania, il 28enne ripercorre la sua avventura col Bayern, parla dei suoi successi, del fascino della Champions League e del motivo per cui il compagno di squadra Jamal Musiala sia destinato a diventare un top player.
Sui successi nelle cinque stagioni al Bayern
La prima stagione è stata la mia migliore guardando le statistiche, poi quella con Hansi Flick [2019/20] è stata l'apice della mia carriera al Bayern, dato che abbiamo vinto sei trofei in un anno. Abbiamo vinto tutto quello che si poteva vincere a livello di club. Questo è il motivo per cui mi sono trasferito qui: vivere in questa atmosfera, giocare con questa pressione e vincere titoli.
Dopo cinque anni posso dire che amo questo posto e sono molto orgoglioso di giocare per questo club. Sono cresciuto con il club professionalmente e personalmente, in termini di filosofia di vita ma anche di gioco. Il motto "Mia san Mia" (Noi siamo Noi), di cui si parla molto e che è ben noto in tutto il mondo, l'ho fatto mio in poco tempo e provo a trasmetterlo in ogni partita.
Su cosa significhi giocare in Champions League
L'inno della Champions League è la cosa più bella che ci sia. Non si ascolta mai abbastanza. Ogni volta ti viene la pelle d'oca. Quando l'ascoltavo da bambino immaginavo di essere in piedi sul campo, a salutare i tifosi nello stadio prima del calcio d'inizio. È un sogno diventato realtà. La Champions League è semplicemente unica. Nei giorni che precedono una partita, ci si allena con il pallone della Champions League e, a un certo punto, si comincia a dire a se stessi: "Sta per arrivare la Champions League". È davvero speciale, una specie di magia. Non si può paragonare ad altre competizioni.
Sulle prestazioni del Bayern in questa Champions League
Se si guarda ai risultati ottenuti finora, siamo stati molto dominanti in questa stagione. Credo che molti in Germania fossero preoccupati per il sorteggio del girone. Era stato definito il girone della morte con Milan, Barcellona e Bayern. Era chiaro che uno di questi tre grandi club avrebbe dovuto abbandonare la competizione nella fase a gironi, ma eravamo sicuri che non saremmo stati noi e siamo partiti con questo atteggiamento. Alla fine abbiamo superato la fase a gironi giocando con grande personalità.
Esaminando le partite, ci sono stati uno o due momenti difficili. In particolare il primo tempo contro il Barcellona. Dobbiamo ammettere che in quel caso siamo stati fortunati a non perdere. Se avessimo perso, la situazione sarebbe stata molto diversa. Tuttavia, è ovvio che quando si gioca contro squadre di questo tipo non sempre si ha il controllo della situazione per 90 minuti, quindi possiamo essere molto soddisfatti di quello che abbiamo fatto.
Su cosa significhi vincere la Champions League
È certamente la vetta più alta del calcio per club. Non dimenticherò mai la rimessa laterale al 92° minuto [della finale del 2020]. Non pensavo che l'arbitro avrebbe fischiato in quel momento, ero sicuro che ci fossero ancora due minuti da giocare contro il Paris, ma poi è arrivato il fischio finale ed è stata un'esplosione di gioia. Sembrava di essere in un film. Quello è stato il mio più grande successo fino a quel momento.
Sul compagno di squadra Jamal Musiala
Jamal potrebbe diventare uno dei più grandi talenti che la Germania abbia mai avuto, perché gioca ad alti livelli con una certa continuità. Il fatto che sia già nell'undici titolare ogni settimana lo dimostra. È estremamente bravo con la palla, negli spazi stretti, e crea molti pericoli. Ha qualità eccezionali. Se continua a lavorare così e a restare fisicamente in forma, per lui il limite può essere solo il cielo.
Il mio compito è quello di aiutare i giocatori più giovani e di essere un esempio. Franck Ribéry e Arjen Robben sono stati i giocatori che mi hanno aiutato quando sono arrivato al Bayern. Quindi lo vedo come un mio compito. Non gli dirò come dribblare o cosa fare ogni giorno, perché lui sa meglio di me cosa fare, ma voglio aiutarlo in campo, dargli forza o essere presente quando ha una domanda, e aiutarlo in situazioni che ancora non conosce, come ad esempio nel rapporto con i media. Tutti noi della squadra vogliamo aiutarlo.