N'Golo Kanté: la sua ascesa e la finale di UEFA Champions League contro il Manchester City
mercoledì 26 maggio 2021
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"Volevo solo diventare professionista e fare del mio meglio", commenta il centrocampista del Chelsea in vista della finale di UEFA Champions League.
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Centrocampista tra i più ammirati del calcio moderno, N'Golo Kanté ha sbalordito Thomas Tuchel da quando il tecnico è approdato a Stamford Bridge a gennaio. "Se in squadra hai N'Golo, hai mezzo giocatore più", ha commentato.
Con il suo lavoro incessante a metà campo, il 30enne francese ha contribuito alla volata del Chelsea in finale di UEFA Champions League; ancor più straordinario è il fatto che Kanté abbia impiegato così tanto tempo per raggiungere l'apice. Come racconta a UEFA.com, è stato rifiutato da diverse squadre giovanili in Francia prima di iniziare la carriera in seconda serie, diventando famoso solo nel 2015/16 quando ha vinto il campionato con il Leicester insieme a Riyad Mahrez del Manchester City.
La lunga ascesa
"Nove anni fa, quando giocavo nella seconda squadra del Boulogne e ho esordito da professionista in Ligue 2, ero molto affamato ma anche fiducioso. Non sapevo fino a che punto potevo arrivare; volevo solo diventare professionista e fare del mio meglio. Essere arrivato dove sono oggi con il Chelsea e avere la fortuna di giocare una finale di Champions League, tenendo conto di tutto quello che è successo nel frattempo, è incredibile ".
"Ma è successo a poco a poco, stagione dopo stagione, con vittorie, sconfitte, gioie e dolori. Mi ha formato come giocatore e mi aiutato a diventare quello che sono oggi".
Le origini
"Non ero necessariamente il giocatore più talentuoso della squadra, ma ho dato il massimo con le qualità che avevo. Crescendo, ho iniziato a guardare i video di grandi calciatori come [Diego] Maradona, Ronaldo e Ronaldinho. Io e i miei amici provavamo a imitarli, a segnare come loro, ma alla fine io non giocavo nello stesso ruolo ed ero anche meno dotato".
"Ho fatto diversi provini e sono stato rifiutato più volte dalle giovanili. Personalmente non li considero fallimenti, ma opportunità per confrontarmi. Non volevo seguire per forza quel percorso per diventare professionista. Pensavo solo a dare il massimo, qualunque cosa accadesse, e che avrei avuto successo in una fase successiva o in un modo diverso".
Le sue influenze
"Crescendo, gli allenatori e i compagni mi dicevano che assomigliavo a questo giocatore o a quell'altro, ma io ero solo uno che guardava il calcio; guardavo le partite che mi interessavano, senza fissarmi sui giocatori che avevano un ruolo simile al mio. Quando c'era la sosta per le nazionali guardavo la Francia e ammiravo artisti come [Claude] Makélélé o Lassana Diarra: a un certo punto mi sono ispirato a loro".
"Ma alla fine non sono come loro. Ho avuto la fortuna di conoscerli: loro hanno avuto la loro carriera, io la mia. Da quando sono arrivato al Chelsea, ho fatto qualche chiacchierata con Claude: mi dà consigli sul mio gioco e sull'impatto che posso avere in partita. Poterne parlare con lui è vantaggioso perché conosce il ruolo".
Sulla sfida contro Riyad Mahrez in finale
"Ne abbiamo parlato ed entrambi ci rendiamo conto che è straordinario. Ci è voluto molto lavoro per arrivare dalla Ligue 2 a oggi e molta perseveranza sia in campo che in allenamento. Giocare una partita come questa è fantastico, ma tutti e due vogliamo vincerla e in campo non saremo amici. Io spero che mi vada bene e lui spera che vada bene a lui, ovviamente!".