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Seedorf sulla sua carriera, sul suo pupillo di oggi e sul giocatore con cui avrebbe voluto giocare

L'ex centrocampista di Ajax, Real Madrid e AC Milan, Clarence Seedorf, svela qual è il superpotere che l'ha aiutato a guadagnarsi un posto unico nella storia della UEFA Champions League.

Qualche domanda a Clarence Seedorf

Sono passati sette anni da quando Clarence Seedorf ha appeso gli scarpini al chiodo, ma il maestro olandese detiene ancora oggi un record assoluto nella storia della UEFA Champions League poiché è l'unico calciatore ad aver vinto la UEFA Champions League con tre squadre diverse (Ajax 1995, Real Madrid 1998, AC Milan 2003 e 2007).

Intervenuto in occasione del Trophy Tour della UEFA Champions League offerto da Nissan LEAF, Seedorf ripercorre i suoi 22 anni di carriera da professionista iniziata a 16 anni e svela il segreto del suo successo.

Sul suo stile di gioco…

Il cammino vincente dell'Ajax nella Champions League del 1995

Quando sono entrato nella prima squadra dell'Ajax, ho ricoperto tutti i ruoli tranne terzino sinistro e portiere. Avevo 16 anni quando ho iniziato, fisicamente ero in gran forma, quindi entravo e giocavo in qualsiasi ruolo. Questo mi ha dato la capacità di adattarmi durante le partite, di capire cosa fosse necessario. Quando giochi in diversi ruoli capisci cosa richiede quella posizione.

Avevo però anche la mentalità di un numero 10, di un centrocampista offensivo, di un attaccante, perché da bambino giocavo in quel ruolo. Quindi da un lato c'era quella parte creativa, dall'altra però la mentalità difensiva perché giocavo a centrocampo. Ero come un ragno in una ragnatela che ha tutto sotto controllo. Quando era necessario, difendevo e quando serviva attaccare, attaccavo. Mi muovevo come un ragno in una ragnatela.

Sul suo esordio in Europa…

La mia prima partita sul palcoscenico europeo è stata con l'Ajax. Sono stato mandato in campo da Louis van Gaal che ero ancora un ragazzino - avevo 16 anni - contro il Vitória Guimarães, nel ruolo di terzino destro. Ho visto giovani nel corso degli anni perdersi completamente per la pressione, per le cose che non sanno, per il fatto che, all'improvviso, stanno giocando con i loro idoli. Poi c'è la pressione nel voler fare bene a tutti i costi. Serve il giusto equilibrio e in quella partita io l'ho avuto.

Sulla sua serata più bella in Champions League…

Gli highlights del cammino vincente del Milan nella Champions League 2006/07

La partita contro il Manchester United a Milano [semifinale del 2007]. Dopo aver perso [3-2 all'andata] contro quell'incredibile Manchester United, abbiamo vinto 3-0 in casa, senza gol subiti e con una prestazione difensiva perfetta. Lo United era famoso perché segnava sempre, in casa o in trasferta.

Per questo noi - e mi riferisco alla città, alla gente, a tutti - la consideriamo la partita perfetta. Lo è stata tatticamente e abbiamo segnato nei momenti giusti.

Sul giocatore che avrebbe voluto avere come compagno…

È una domanda difficile. Io e Didier Drogba ci incontravamo di tanto in tanto e lui mi diceva: 'Dovresti venire al Chelsea', e io rispondevo: 'Dovresti venire al Milan'. Non è mai successo, ovviamente. Sarebbe stato un attaccante perfetto da servire. Era anche il tipo di attaccante che si sarebbe messo a disposizione dei suoi centrocampisti, avrebbe corso per loro e gli avrebbe fatto degli assist.

Quindi direi Drogba. Ce ne sono molti altri, ma con lui ne ho parlato molte volte, quindi dico lui.

Sul suo centrocampista in attività preferito…

Se parliamo di centrocampisti tecnici, ovviamente dico Kevin De Bruyne. Mi è sempre piaciuto guardarlo per il suo modo di pensare in campo. Fisicamente non ci somigliamo, ma il suo modo di ragionare è molto simile al mio. Quando vedo le sue scelte nei passaggi, devo dire che mi piace molto e credo che sia un campione.

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