L'allenatore del Liverpool, Jürgen Klopp, sulla ricerca della perfezione e sugli obiettivi realizzabili
lunedì 30 novembre 2020
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"Dobbiamo superare questo momento", ha detto il tecnico del Liverpool riferendosi alle difficoltà di questa emergenza sanitaria.
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Dopo aver condotto il Liverpool alla vittoria della UEFA Champions League 2018/19, e alla prima Premier League nel 2019/20 dopo trent'anni di digiuno, Jürgen Klopp è entrato di diritto nella leggenda ad Anfield.
Ambizioso di natura, il 53enne tedesco ha raccontato a UEFA.com che le sue squadre non si sono mai avvicinate alla perfezione calcistica e che per mentalità vuole mantenere alta la pressione sui giocatori durante questa stagione dominata dall'emergenza coronavirus.
Sugli obiettivi della stagione
Non è una stagione né un momento della vita in cui ci si debba porre dei limiti, in senso positivo e negativo, fissando degli obiettivi. Dobbiamo solo superare questo difficile momento.
Per i giocatori quello che stiamo facendo è incredibilmente intenso. Siamo tutti felici e giochiamo con immensa gioia. Tutto ciò è fantastico ma il peso è esclusivamente sulle spalle dei giocatori.
I ragazzi devono dare il massimo in campo, poi però guardi la partita e se non giocano bene, pensi: 'Non va bene!'. Però non pensi a quello che passano in settimana, perché tutti noi abbiamo una vita normale, ovviamente, prima e dopo una partita".
La stessa cosa più o meno vale per noi perché nemmeno noi possiamo vedere gli amici o i familiari. Recuperare non significa solo dormire o fare le terapie. Il recupero passa anche dalla libertà di poter pensare a quello che vuoi e non a ciò a cui devi pensare. Al giorno d'oggi il problema più grande è che non abbiamo così spesso questo tempo, e ciò ci rende parecchio tesi. Naturalmente non aiuta il fatto di dover giocare, nel migliore dei casi, una partita ogni tre giorni al 110%.
Su Diogo Jota
Sinceramente Diogo mi è piaciuto fin dalla prima partita in cui l'ho visto giocare coi Wolves. Lui non lo sapeva ma quando potevo andavo a vederlo in azione perché era un giocatore molto interessante. Fino a ora ha avuto una carriera esaltante, basti pensare a quel che ha già fatto, da dove è partito, le squadre che ha cambiato. Mi è piaciuta la professionalità che ha dimostrato, ma anche la sua creatività e determinazione. Tecnicamente inoltre è molto valido quindi prima di prenderlo sapevo già che sarebbe stato un ottimo acquisto.
Sul raggiungimento della perfezione sportiva
Come uomo, come persona, probabilmente la prima cosa che ho capito, e che mi ha aiutato molto nella vita, è che non devo puntare alla perfezione perché non è raggiungibile. Non ci ho nemmeno provato; ho sempre cercato di trarre il meglio dalle cose ma non mi sono mai nemmeno avvicinato alla perfezione, ad essere onesti. Con il calcio è più o meno la stessa cosa. Nelle partite cerchiamo sempre di essere il più bravi possibile, ma la perfezione non l'ho mai vista... e io sono uno che guarda molto calcio.
Finché non raggiungi la perfezione, hai margini di miglioramento. Questa è una bella cosa e ti dà la spinta per superare tutte le diverse sfide che affronti durante una stagione calcistica, una carriera calcistica o nella vita. Insomma, non sono uno specialista della perfezione, anzi probabilmente l'opposto, ma cerco comunque di spingere i miei ragazzi ad avvicinarsi il più possibile alla perfezione.
Tutto è migliorabile e i margini sono molto grandi. È su questo che stiamo lavorando. Ma mentre si cerca di migliorare, non bisogna mai dimenticare ciò che c'è già di buono per sfruttarlo. Questo è ciò che noi facciamo. Non ci alziamo la mattina pensando di dover migliorare ossessivamente, ma abbiamo la consapevolezza che alcune cose sono fatte così bene che a volte basterebbe solo riportarle con una certa continuità in campo.