Julian Nagelsmann: 'Ho lo stesso DNA del Lipsia'
venerdì 10 aprile 2020
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Julian Nagelsmann, il più giovane allenatore della UEFA Champions League, parla della stagione del Lipsia e delle sensazioni che trasmette la competizione.
UEFA.com, che ripropone le interviste con i protagonisti di questa stagione, ha incontrato Nagelsmann lo scorso agosto.
Quali erano le sue aspettative a giugno quando è arrivato al Lipsia dall'Hoffenheim e perché ha fatto questa scelta?
Erano grandissime, ma avevamo obiettivi anche all'Hoffenheim e non ho avuto molto tempo di pensare alla nuova squadra. Avevo già qualche idea; in inverno ho visto che il club era solido e che la squadra era assemblata perfettamente. Mentirei se dicessi che non guardavo la posizione del Lipsia in classifica: alla fine è andata bene ed ero molto contento di giocare di nuovo in Champions League.
È bello lavorare con una squadra giovane, dove tutti possono dire la loro e dare un contributo. All'Hoffenheim mi ero divertito e ho capito che potevo farlo anche qui.
Che cosa ha imparato dall'esperienza in Champions League con l'Hoffenheim?
Che è tutta questione di equilibrio tra attacco e difesa. Spesso giocavamo un calcio spettacolare e le due partite contro il Lione [2-2 e 3-3] sono state molto belle. Abbiamo segnato molto, ma non eravamo abbastanza solidi.
Mi hanno elogiato per le nostre prestazioni, ma alla fine non siamo andati avanti. È un processo di apprendimento che voglio applicare anche qui, un sano equilibrio tra spettacolo e stabilità.
Quando si adatta la filosofia del Lipsia ai suoi metodi?
Si adatta bene. Ho scelto il Lipsia perché abbiamo lo stesso DNA. Ho iniziato a sviluppare idee basate sul possesso palla e sulle soluzioni creative, mettendo l'avversario sotto pressione e segnando in diverse fasi dell'incontro.
Volevo portare questi elementi e svilupparli ulteriormente in Champions League contro le grandi squadre. Abbiamo tanti ragazzi giovani, che hanno fame e vogliono crescere. È un'abbinata perfetta, perché ognuno sa dove migliorare e lavoriamo insieme affinché questo accada.
Quali sono gli obiettivi in Champions League per la sua squadra e per lei personalmente?
Anche se l'Hoffenheim ha giocato belle partite, la scorsa stagione non ha mai vinto in trasferta. Neanche la prima stagione in Champions League del Lipsia [2017/18] è andata così bene.
Vogliamo diventare una presenza fissa e tenere testa alle grandi squadre. Soprattutto, dobbiamo essere presenti sui media, con tanti tifosi che ci guardano in TV. Dobbiamo unire il calcio alle vittorie e sarebbe perfetto accontentare anche i tifosi.
Quanto è importante l'esperienza per la leadership?
L'esperienza non puoi comprarla né impararla da un libro, devi solo avere pazienza. In alcune situazioni ti aiuta a trovare le soluzioni o le parole giuste e a individuare i punti di forza e quelli deboli.
Ho 32 anni e sono ancora giovane, ma ho un po' di esperienza. Se penso a Jürgen Klopp o a Carlo Ancelotti, però, devo farne ancora di strada. Per ora ho preso parte a sei gare di Champions League: Ancelotti non so quante, forse più di 100.
Quanto può essere di esempio il suo atteggiamento per i giocatori e lo staff?
Il piacere e il divertimento in quello che facciamo sono molto importanti. Danno fiducia e ti fanno guadagnare rispetto quando parli in spogliatoio o in campo. Quando i ragazzi vedono che l'allenatore ama il calcio e crede in quello che dice, o che preferirebbe essere con loro in campo, si creano entusiasmo e fiducia. I ragazzi ti considerano uno di loro.
È molto importante trasmettere allegria ed essere positivi. C'è pressione e i nervi sono sempre tesi, soprattutto in Champions League, quindi bisogna sapersi liberare e divertirsi.
Come prepara le partite di Champions League e perché sono così speciali?
Si gioca di sera, a volte molto tardi, e le cose cambiano un po': cambiano le giornate, la risposta muscolare e si viaggia molto. In trasferta, allenarsi nello stadio avversario il giorno prima è bello perché puoi assaporarne l'atmosfera senza pubblico e assorbire tutto.
È la competizione per club più importante d'Europa, la più importante che un club possa giocare. Sentire l'inno della Champions è davvero speciale.