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Kieran Trippier e la sua nuova vita all'Atlético

Dopo il trasferimento all'Atlético, Kieran Trippier racconta come si è ambientato a Madrid.

AFP/Getty Images

Nei prossimi venerdì, UEFA.com pubblicherà una serie di interviste con i protagonisti della UEFA Champions League.

A settembre abbiamo parlato con il terzino destro Kieran Trippier, appena approdato all'Atletico Madrid dal Tottenham Hotspur.

UEFA.com: com'è stato abituarsi a una nuova vita?

Kieran Trippier: quando ho firmato ero molto contento. Conoscevo bene l'Atletico perché l'avevo visto negli ultimi anni. Conoscevo lo staff tecnico, "El Cholo" [Diego Simeone] e il suo modo di lavorare con la squadra. Anche da fuori si vede che i giocatori si impegnano molto per il mister, e io volevo dare il mio contributo.

In Inghilterra ti chiamano affettuosamente "il Beckham di Bury". Sei il primo nazionale inglese a venire in Spagna dopo di lui: è curioso che non capitasse da anni, ma forse è anche motivo d'orgoglio. Era un tuo obiettivo venire qui prima o poi?

Sì. Non pensavo che succedesse così presto, ma dimostra che il calcio può cambiare velocemente. Ho sempre voluto giocare all'estero per provare qualcosa di diverso ed era il momento giusto. Per me era una grande opportunità venire in una grande squadra come questa e giocare in Champions League. È un club fantastico e ho visto il legame molto stretto che c'è tra tutti. Sono contento di farne parte.

Lavorare con Diego Simeone ha influito sulla tua decisione?

Certo. In questi anni ho guardato l'Atletico in Champions League e a volte anche in Liga. Il Cholo è uno degli allenatori più bravi al mondo e volevo imparare da lui.

L'anno scorso ho detto spesso che dovevo migliorare in difesa e nessuno è meglio di lui per imparare. Quando ho saputo che l'Atletico era interessato a me, non ci ho pensato due volte. Ne abbiamo parlato con il Tottenham e ho colto subito l'occasione.

Alla fine della scorsa stagione, nello stadio dell'Atletico, hai avuto la sfortuna di perdere la finale di UEFA Champions League. Tornare qui ti ha dato una motivazione in più?

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Sì, perdere è stato brutto, ma arrivare in finale è stata una grande impresa: ci davano per spacciati già nella fase a gironi. Abbiamo fatto qualcosa di straordinario, anche se ovviamente tutti vogliono vincere la Champions League.

Il ruolo di terzino destro è cambiato molto negli anni. Quando hai iniziato era più difensivo, ma poi ci sono stati giocatori come Dani Alves che lo hanno rivoluzionato. Come hai vissuto questo cambiamento? In Spagna il tuo ruolo è molto diverso rispetto all'Inghilterra?

Non direi, perché l'intensità in Liga e in Premier League è la stessa. Ovviamente la Premier è un campionato incredibile, ma devo dire che anche giocare in Liga è molto difficile.

Per quanto riguarda il mio ruolo, si tratta solo di scegliere il momento giusto per andare avanti e l'anno scorso ho esagerato un po'. Quest'anno cerco di scegliere i tempi giusti ma, come ho detto, intorno a me ci sono persone che mi aiutano a migliorare.

È un po' come imparare daccapo?

Fondamentalmente si. La scorsa stagione mi sono fatto trascinare un po', mentre quest'anno mi preparo specificamente per i prossimi avversari perché ogni squadra è diversa. In alcune partite devo coprire di più, a seconda di chi affrontiamo.

L'Atlético ha avuto terzini famosi negli ultimi anni, come Juanfran, che qui è un idolo, e Renan Lodi, che ha sostituito Filipe Luís. È bello far parte della nuova generazione?

Getty Images

Sì, perché quei giocatori erano fantastici. Cerco di arrivare a quel livello, ma io e Lodi diamo sempre il massimo quando giochiamo.

Il "profe" Ortega è famoso in tutto il mondo per i suoi programmi di allenamento. Sono impegnativi, vero?

Sono molto faticosi, ma credo che tutto l'allenamento fatto negli anni al Tottenham mi abbia aiutato molto. Anche con Jesús [Pérez] e Mauricio [Pochettino] si lavorava. Quando sono arrivato ero in gran forma.

Ho avuto cinque settimane di riposo in estate ed ero pronto a partire. Comunque non mi fraintendere, è stato faticoso.

Germán Burgos è un insegnante di inglese qualificato. Quanto ti ha aiutato ad ambientarti? E gli altri giocatori? Qualcuno di loro parla inglese...

Sì, un paio, altri cercano di parlare inglese. Il primo allenamento è stato incredibile: Germán Burgos correva alla mia destra e mi traduceva tutto.

Intervista condotta a settembre.