Ibrahimović pronto a sfidare il suo passato
lunedì 21 novembre 2011
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L'attaccante svedese ha incontrato UEFA.com in vista della sfida contro il Barcellona, club nel quale ha militato due stagioni fa, che mette in palio il primo posto nel Gruppo H. "Partita fantastica, è una questione di prestigio".
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Passando dall'FC Barcelona all'AC Milan nel 2010, Zlatan Ibrahimović sapeva di lasciare "la squadra più forte del mondo". Ora, però, l'attaccante è più che felice della sua vita in rossonero e attende con tranquillità la sfida contro la sua ex squadra che deciderà le prime due posizioni nel Gruppo H.
Ibrahimović ha trascorso una sola stagione al Camp Nou dopo aver lasciato l'FC Internazionale Milano per 46 milioni di euro più Samuel Eto'o a luglio 2009. L'attaccante svedese ha totalizzato 21 gol fra tutte le competizioni, aiutando la squadra di Josep Guardiola a difendere il titolo, ma non è bastato per far scattare la scintilla con il club catalano. In attesa della gara di mercoledì tra rossoneri e blaugrana, è convinto che la decisione di partire sia stata la soluzione ideale per tutti.
"Sarà una partita emozionante, fantastica - commenta Ibrahimović a UEFA.com -. Giocheremo contro la squadra più forte del mondo, senza dubbio. Lo era anche quando me ne sono andato, e lo sapevo, ma è stato meglio per tutti. Visti i risultati di entrambe le squadre, è stata la soluzione migliore".
Nel 2010/11, il Barça ha vinto la Liga e la UEFA Champions League, mentre Ibrahimović ha aiutato il Milan a rivincere lo scudetto dopo sette anni. "È importante stare bene nell'ambiente in cui giochi. Se sei felice diventa tutto più facile. L'umore fuori dal campo è legato a quello in campo e viceversa. Alla fine avevo qualche difficoltà a Barcellona, quindi era meglio andarsene. Mi sono comportato da uomo, abbiamo trovato una soluzione e sono partito".
"Penso che il Milan sia il miglior club in cui abbia mai giocato - prosegue l'attaccante, vincitore di tre scudetti con i rivali interisti -. Mi sono sentito a casa fin dal primo giorno e tutti mi hanno accolto a braccia aperte. Milano è la mia seconda casa dopo Malmo, dove sono nato e ho vissuto per molti anni".
"Alcuni pensavano che un trasferimento del genere fosse impossibile, ma io ero già passato dalla Juventus all'Inter e quello era stato un trasferimento anche più difficile. Il passato e il futuro non mi interessano. Cerco solo di fare del mio meglio per raggiungere i miei obiettivi e quelli del club che rappresento".
Un infortunio alla coscia ha impedito a Ibrahimović di tornare al Camp Nou a settembre, perdendo il 2-2 alla prima giornata. Saltare quella partita non ha fatto che aumentare la voglia di fare bene mercoledì, anche se l'attaccante preferisce non sovraccaricare la gara di significati.
"Non vedevo l'ora di giocare quella partita - ha dichiarato -. Mi stavo allenando molto, ma mi sono fatto male il giorno prima. Ero amareggiato, anche se giocare contro una ex squadra non è niente di personale. Naturalmente sarà una grande gara, ma alla fine sarà un po' come tutte le altre. Non c'è bisogno di darle troppo peso".
Dopo la prima giornata, il Barcellona ha vinto tutte le altre partite del Gruppo H, staccando in anticipo il biglietto per gli ottavi. Anche il Milan si è qualificato, ma l'1-1 di tre settimane contro l'FC BATE Borisov fa lo ha lasciato a due lunghezze dal Barça nella corsa per il primo posto.
"Penso che sia più una questione di prestigio - aggiunge Ibrahimović -. È bello arrivare primi, ma a volte va bene anche arrivare secondi. Entrambi i risultati possono essere positivi o negativi. In Champions League incontrerai sempre una squadra forte e per vincere deve batterle tutte".
Nonostante la UEFA Champions League continui a mancare dalla sua bacheca, lo svedese non si dice ossessionato dal raggiungere questo traguardo: "Qualche anno fa era il mio obiettivo principale, ma se vuoi troppo qualcosa, alla fine non la vinci mai" commenta l'attaccante, sempre a segno nelle tre partite disputate finora nel Gruppo H.
"Voglio solo vincere tutto quello che possiamo. Se ci riesco è bene, altrimenti non inciderà sulla mia carriera. Ho sempre cercato di diventare un giocatore completo e sono piuttosto soddisfatto. Se vinci non è perché tu sei il numero uno, ma perché lo è la tua squadra".