La seconda chance di Van Dijk
lunedì 18 febbraio 2019
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Squalificato per l'andata degli ottavi tra Liverpool e Bayern, Virgil van Dijk attende già la sfida di ritorno. Il difensore parla del connazionale Arjen Robben, della pressione in un grande club e della sconfitta in finale di UEFA Champions League.
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Squalificato per la gara di andata degli ottavi tra Liverpool e Bayern Monaco, Virgil van Dijk attende già la sfida di ritorno in Germania. A UEFA.com, il difensore parla di come fermare il connazionale Arjen Robben, della pressione in un grande club e di tutto quello che ha imparato dalla sconfitta in finale di UEFA Champions League.
Perché il Bayern è così forte in attacco?
È una grande squadra con grandi giocatori. Il Bayern ha qualità in tutte le zone del campo. Ovviamente davanti ha qualcosa in più, ma nelle squadre più forti è sempre così. È ai massimi livelli da anni e lo rispettiamo molto, ma vogliamo arrivare al prossimo turno.
Come ti prepari per la sfida contro Robert Lewandowski?
Devi conoscere le qualità di ogni attaccante che affronti e devi essere pronto a tutto, più del 100%. Se ti punta e cerca di superarti, devi essere preparato. Non devi concedergli opportunità, perché gli attaccanti come lui ti puniscono e segnano.
Ci sono anche altri giocatori pericolosi, come Serge Gnabry, Franck Ribéry e Arjen Robben...
Arjen è fantastico. L'ho conosciuto in nazionale ed è un grande professionista. È stato un po' sfortunato per via degli infortuni, ma in tutta la carriera ha dimostrato che ha tanta qualità. È molto pericoloso. Il suo sinistro è speciale e lo conosciamo tutti: taglia al centro, guarda l'incrocio e tira. Se giocherà dovremo stare attenti, anche se il Bayern è forte ovunque.
Che cosa ti aspetti dalla gara di ritorno a Monaco?
Non vedo l'ora. È la prima volta che gioco in quello stadio.
Che cosa hai pensato quando hai saputo che il Liverpool era interessato a te?
Il Liverpool è una grandissima squadra ed ero orgoglioso che mi cercasse. Alla fine la trattativa è andata in porto ed ero contento per me, per la mia famiglia e per tutte le persone che mi hanno aiutato. Ora è passato più di un anno e abbiamo fatto tanta strada. Sono cresciuto come giocatore e come persona, ma posso fare ancora molto.
Hai parlato di orgoglio, ma senti anche la pressione?
In un grande club c'è sempre pressione, ma preferisco giocare sotto pressione che senza. Sono orgoglioso di giocare per tutti i tifosi, per il mister, per i miei compagni e per questa maglia.
Che cosa offri alla squadra?
Cerco di essere me stesso: rimango calmo, mi faccio sentire in campo, cerco di organizzare il reparto e controllo che tutto vada bene. Secondo me ho fatto grandi passi in questo senso, ma devo ancora farne di strada.
Com'è stato andare in finale di UEFA Champions League poco dopo il tuo arrivo?
Di solito non riesci a fare molto nei primi sei mesi, ma arrivare in finale è stato speciale. L'anno prima ero andato a Cardiff con un amico ed era la prima volta che vedevo la finale di Champions League. Parlavamo di come sarebbe stato se fossi stato in campo, e l'anno dopo c'ero. Naturalmente dopo la sconfitta stavo malissimo, ma ho imparato molto ed è stata comunque un'esperienza positiva. Se mi ricapiterà, spero solo di essere tra i vincitori.
Com'è stata quella partita?
Tutti vogliono essere sul palcoscenico più importante. Essere in finale di Champions League è una cosa da provare. Ovviamente, vincerla sarebbe l'esperienza più bella di sempre. Il prepartita, i media, lo stadio, il viaggio e i tifosi: è tutto molto speciale.
Riprovarci ti dà qualche motivazione in più?
Personalmente vorrei giocarla ogni anno, ma sappiamo tutti che è molto difficile. Quest'anno il girone era tosto e lo abbiamo superato; ora andiamo avanti partita per partita. Attendiamo la sfida e vedremo che cosa accadrà.