Klopp parla di Liverpool, Real Madrid e fortuna
domenica 20 maggio 2018
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"È stata una cavalcata pazzesca e arriveremo fino in fondo tutti insieme", commenta il tecnico del Liverpool in vista dell'attesissima finale di UEFA Champions League a Kiev.
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A Liverpool dal 2015, Jürgen Klopp cerca di vincere il suo primo trofeo da allenatore dei Reds. Il tecnico, 50 anni, parla della sua filosofia calcistica in vista dell'attesa finale di UEFA Champions League a Kiev.
Sul cammino per Kiev
Sono molto orgoglioso di quello che hanno fatto i ragazzi. Il numero di gol che abbiamo segnato è semplicemente pazzesco. Ne abbiamo segnati sette due volte e cinque altre due volte. È veramente pazzesco, perché non siamo il Barcellona, il Liverpool o il Bayern Monaco. Non siamo nessun altro: siamo il Liverpool, e siamo sulla strada giusta per diventare una grande squadra. Giocare a questi livelli è bellissimo. Riassumendo, è stata una cavalcata pazzesca, ma ci siamo guadagnati il posto.
Sul rapporto con la squadra
Abbiamo un rapporto di lavoro: io sono il capo e loro sono i miei dipendenti, per così dire, ma il calcio non deve essere così perché dopotutto è un gioco. Dal punto di vista personale, voglio avere un rapporto stretto con i ragazzi, voglio capirli. Li ringrazio per quello che hanno fatto. Non sono il classico tipo che pensa: "Beh, in fondo li pagano, è il loro lavoro". Ci sono molte squadre al nostro stesso livello, che guadagnano come noi o anche di più, ma che non vanno altrettanto bene. Ecco perché sono molto grato ai ragazzi e gliel'ho anche detto. Stiamo facendo questo viaggio insieme, siamo arrivati fin qui insieme e arriveremo in fondo tutti insieme: è questo il piano.
Sul Real Madrid
Sono i campioni in carica e hanno già vinto due titoli consecutivi. Hanno fatto molto bene con Zinédine Zidane, uno dei migliori giocatori di tutti i tempi. Sono contento di non averlo mai affrontato da giocatore, figuratevi se avessi dovuto marcarlo o cose del genere. Sono contento di poter mandare i miei giocatori in campo. Anche solo affrontarlo è fantastico. Lo ammiravo da giocatore e lo rispetto come collega. È incredibile quanto ha fatto con il [Real] Madrid, è veramente straordinario, ma non andremo [a Kiev] solo per prendere qualche maglia.
Sulla sua filosofia calcistica
Se vinci, sostanzialmente non importa come giochi: una vittoria è una vittoria, ma le tue possibilità di vincere sono molto più alte se sai come vincere. Questo significa giocare un certo tipo di calcio e, idealmente, giocarlo sempre per vincere più partite di fila. Bisogna trovare un calcio che funzioni per te e che ti permetta di vincere: è quello che facciamo, nient'altro, ed è giusto che a volte sia spettacolare. Mi piace che i giocatori riconoscano i loro punti di forza e li sfruttino, riconoscendo e sfruttando anche quelli degli altri.
La lezione imparata dopo la sconfitta con il Dortmund nella finale del 2013
Nessuna. Che cosa avrei dovuto imparare dalla finale? Era a fine stagione, come capita sempre. C'era un programma fitto, con la stampa e tutto il resto, ma non era niente di nuovo. Per i ragazzi lo è ancora, ma non per me. In fin dei conti, si tratta solo di fare la tua migliore prestazione e serve un po' di fortuna nei momenti cruciali. Sono l'allenatore del Liverpool, sto bene e ho una famiglia fantastica: ho avuto tanta fortuna nella vita. Nelle finali non è mai andata così finora, quindi bisogna solo continuare a provarci giocando nel miglior modo possibile. È l'unica possibilità che abbiamo di vincere un trofeo [in questa stagione] e faremo tutto il possibile per portarlo a Liverpool.
Sulla voglia di questo trofeo
È tanta, ma non è una cosa che riguarda solo me. Voglio dire, io sono totalmente irrilevante. Per me personalmente non cambia nulla. Ho perso qualche finale e sarei esattamente lo stesso se avessi vinto. Anche stavolta sarà così, ma sarei al settimo cielo per la società e per i giocatori.