Jürgen Klopp su Liverpool-City, Guardiola e Salah
lunedì 2 aprile 2018
Intro articolo
In vista della sfida di mercoledì contro il Manchester City, il tecnico del Liverpool parla a UEFA.com del suo rapporto con Guardiola, dei tifosi di Anfield e della stagione magica dell'attaccante egiziano.
Contenuti top media

Corpo articolo
Liverpool-Manchester City non è solo un quarto di finale tra due squadre dalla grande rivalità in Premier League, ma anche una sfida tra i tecnici Jürgen Klopp e Pep Guardiola.
Benché Guardiola abbia vinto tutto quello che si poteva vincere in carriera, i confronti con Klopp sono stati un capitolo a parte. I due allenatori si sono sfidati nove volte, prima sulle panchine di Borussia Dortmund e Bayern München e poi su quelle di Liverpool e City. Klopp ha totalizzato cinque vittorie e una sola sconfitta, perdendo 5-0 in campionato a Manchester a settembre ma vendicandosi con un 4-3 a gennaio.
Mercoledì, i due si affrontano nella gara di andata dei quarti ad Anfield. Klopp ha parlato a UEFA.com del perché lui e il suo collega avrebbero preferito evitarsi, dei suoi passati successi contro Guardiola, del suo rapporto con i tifosi del Liverpool e di come la squadra ha contribuito alle grandi prodezze realizzative di Mohamed Salah.
Sul sorteggio contro il Manchester City ...
Per vari motivi ho pensato: "Non potevano essere che loro". Non ho mai badato veramente ai sorteggi, anche se mi domando sempre quali avversari mi piacerebbe affrontare, ma in realtà non me ne importa molto.
C'erano solo due squadre che idealmente avrei voluto evitare. Una era il Manchester City, perché per me il bello della Champions League è la possibilità di giocare in un altro paese. L'altra era il Siviglia, perché lo avevamo già affrontato.
Ho visto la reazione di Pep Guardiola e neanche lui era contento. Ci conosciamo molto bene. Non importa chi peschi al sorteggio: forse può cambiare un po' la preparazione, ma conta poco, quindi va bene così.
Sulla doppia sfida...
Se fossi uno spettatore neutrale, direi che tra tutte le partite sceglierei questa, anche se ognuna sarà bella di per sé.
Chi ha visto le due partite di quest'anno in Premier League, quelli degli ultimi anni da quando c'è Pep ma anche quelle prima di lui, sa che sono sempre match esaltanti, ed è così che dovrebbe essere il calcio.
Probabilmente non ci preoccuperemo tanto del risultato, ma di fare più degli avversari, perché contro il City non puoi solo difendere e sperare che non segni. È semplicemente troppo forte.
Su come battere il City...
Il nostro pressing e la difesa alta sono fastidiosi [per gli avversari]. Se riusciamo a giocare così, loro avranno difficoltà.
Penso che molti allenatori in tutto il mondo guarderanno queste partite per capire come giocare bene in difesa ed essere pericolosi in attacco contro le squadre più forti come Barcellona e City. Sarà emozionante, ma non ci sono garanzie che funzioni, perché alla fine sono i giocatori a decidere la partita.
Su Pep Guardiola ...
Le sue squadre sono sempre posizionate ottimamente. Ha sempre avuto grandi giocatori che sanno prendere decisioni perfette. Al Barcellona c'erano Xavi, Iniesta, Busquets, Lionel Messi e così, solo per menzionare i più creativi.
Al Bayern aveva giocatori fantastici. Ora gente altrettanto brava come Gündogan, Silva, Agüero, Sané, Sterling e Gabriel Jesus: sono straordinari.
Il posizionamento è importante, ma non è magia. Vedere un esterno che si accentra non è insolito, ma quando i giocatori sono già posizionati bene bastano pochi millisecondi per farsi trovare a disposizione. È in questo momento che la qualità dei singoli diventa importante.
So sono già posizionati bene, sanno quello che sta per succedere intorno a loro, si orientano e riescono a passare il pallone nella zona successiva. È questo che li rende straordinari. E se non riescono a passare, usano lo spazio per andare sempre più avanti, liberandone un po' sulle fasce.
Sul 'gegenpressing' e il pressing di Guardiola ...
In realtà non ci sono grandi differenze, è solo che Pep ha avuto squadre più forti delle mie. Lo si vede anche ora con il Manchester City, che ha molti più punti di noi [in Premier League], ma le differenze non sono mai state così piccole. Quando allenavamo il Bayern e il Dortmund erano grandissime.
Quando lui era a Barcellona, io ero al Magonza, quindi era una situazione completamente diversa. Loro facevano molto più possesso di quanto abbia fatto io in tutta la carriera da allenatore. Erano squadre di caratura mondiale, mentre noi dovevamo sempre migliorare un po'. Quando fai più possesso, non devi preoccuparti troppo di quello che devi fare quando gli avversari hanno la palla.
Sul clima ad Anfield...
È molto importante e sono contento di essere qui. Abbiamo già vissuto notti magiche in Europa ed è stato semplicemente incredibile. Stavolta sarà di nuovo fantastico, ma lo stadio da solo non basterà.
Sul legame con i tifosi del Liverpool...
So che l'atteggiamento generale è positivo, ma non ha idea di cosa pensino esattamente i tifosi di me. In realtà mon me ne preoccupo troppo. Provo solo a fare del mio meglio per vincere, come tutti gli altri.
Non sono qui per caso: venire è stata una decisione consapevole. Conoscevo la situazione del club e l'unicità dei suoi tifosi, ma mi era tutto molto familiare.
Nella mia vita ho avuto poche cose senza problemi, ma nonostante tutto oggi sono qui. La storia del Liverpool FC è molto simile: è stata tortuosa, ma anche di successo. Ora è un po' che non vinciamo e mi sento un po' responsabile.
Sulla forma di Salah...
Credo che Mo abbia fatto passi da gigante grazie al suo modo di giocare ma anche di interagire con i compagni: lo considerano un giocatore importante e cercano sempre di servirlo, senza essere egoisti. I difensori lavorano per lui, in modo che riesca sempe ad essere in zona gol.
A volte ha superato cinque avversari per segnare, quindi non si può dire che sia stato merito del lavoro degli altri, ma altre volte ne ha beneficiato. Queste interazioni gli hanno consentito di fare il passo successivo ed è per questo che finora è andato così bene.
Su quello che ama del calcio...
Tutto, direi. Amo tutto del calcio, ma non del calcio come business. Si gioca 11 contro 11, si lavora insieme, si lotta uno per l'altro, e se bravo fai dei numeri pazzeschi. E poi tutte le sfide, i tiri, i cross, i tackle scivolati, ecc: è questo che amo.