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Sir Alex Ferguson sul calcio moderno e sui più grandi di sempre

Sir Alex Ferguson analizza le tendenze del calcio moderno – le formazioni votate all'attacco e i portieri di movimento – sottolineando che i grandi del passato potrebbero ancora insegnare due o tre cosette ai più giovani.

Sir Alex Ferguson apprezza molto il gioco offensivo del calcio moderno
Sir Alex Ferguson apprezza molto il gioco offensivo del calcio moderno ©Getty Images

Dopo essersi gustato un'altra esaltante stagione di UEFA Champions League, l'ex allenatore del Manchester United, Sir Alex Ferguson, ha raccontato a UEFA.com di come sia cambiato il calcio, aggiungendo che i grandi del passato potrebbero dire la loro anche oggi.

Sulla tendenza attuale di un calcio offensivo...

Questo dipende molto dalla forma fisica dei calciatori. Il contropiede è diventato oggi più prominente e i campi di gioco adesso sono fantastici. Anche la tutela dei calciatori è diventata una priorità al giorno d'oggi. Molte di queste cose rendono il tutto uno spettacolo più godibile. Penso che il calcio abbia il dovere di divertire. Dobbiamo sempre ricordare che c'è un pubblico da intrattenere. Ai miei tempi allo United ci si divertiva 'finché si vinceva'; vincere 4-3 o 5-4 andava bene. La mia ultima partita è stato un 5-5 [in casa del West Brom il 19 maggio 2013]! Non avrei potuto chiedere un risultato migliore per la mia ultima partita allo United.

Highlights: il capolavoro del Barcellona nel 2011 a Wembley

Il possesso del pallone oggi parte dalla difesa se non addirittura dal portiere. Il Barcellona di Guardiola ritengo abbia creato questo tipo di gioco. Quella è stata probabilmente una delle migliori squadre europee di sempre. Se hai il possesso, allora ovviamente non ce l'hanno i tuoi avversari. Quando sono stato all'Aberdeen, questa è stata una delle lezioni che ho dovuto insegnare ai calciatori. Tuttavia dobbiamo fare attenzione con le nuove generazioni a non produrre calciatori che non sappiano tagliare il campo con un passaggio, come invece sapevano fare Paul Scholes o Michael Carrick, Zinédine Zidane, Andrea Pirlo.

Com'è cambiata la preparazione delle partite negli anni...

Lo United di Sir Alex ha perso col Rotor nella Coppa UEFA del 1995
Lo United di Sir Alex ha perso col Rotor nella Coppa UEFA del 1995©Getty Images

Non c'è dubbio che oggi la preparazione si soffermi più sulle aree nelle quali sai di poter ottenere un risultato. Quando giocavo, l'allenatore ci diceva: "Fate il vostro meglio e buona fortuna", e molto era affidato ai giocatori. Non c'erano analisi video né report dettagliati sui giocatori avversari. In pochissimi dedicavano tempo alle tattiche.

[Quando lo United ha giocato contro il Rotor Volgograd nel 1995] abbiamo provato a mandare un osservatore che è stato fuori una settimana cambiando tre aerei! Erano viaggi infiniti. Ricordo che da giocatore ho affrontato il Brno in Cecoslovacchia [col Dunfermline nella Inter-Cities Fairs Cup 1966/67], prendendo un bus che ha impiegato quattro ore e mezza per arrivare da Praga a Brno -  è stato incredibile. Allora ci si sedeva [sul pullman] e si giocava a carte senza avere nemmeno dei tavoli a disposizione.

Sull'allenare le squadre a fare l'impossibile...

Highlights: la vittoria all'ultimo secondo dello United nel 1999

Una delle cose che ho sempre pensato sin da quando ero un giovane allenatore, era trovare delle soluzioni. Abbiamo segnato così tanti gol negli ultimi minuti nel mio periodo da allenatore che non si può parlare di casualità. Se perdi 1-0 o 2-0, non puoi dire: "Beh, abbiamo giocato bene anche se abbiamo perso", bisogna sempre provare il tutto e per tutto.

Nella finale del 1999 contro il Bayern, abbiamo risposto molto bene alle scelte del Bayern, perché quando erano in vantaggio i bavaresi mettevano fuori Zickler e Basler per dare maggiore copertura al centrocampo. Questa loro scelta mi ha però permesso di schierare tre giocatori in avanti. Abbiamo avuto un pizzico di fortuna nel gol del pari ma in quel momento ho capito che avremmo vinto perché il Bayern non c'era più sulle gambe. Il gol sul finale è stato per loro una mazzata tremenda.

Sull'avvento del portiere di movimento...

Fabien Barthez e Sir Alex durante un allenamento nel 2000
Fabien Barthez e Sir Alex durante un allenamento nel 2000©Getty Images

Da quando è stato vietato di usare le mani nei retropassaggi, i portieri hanno dovuto abituarsi a usare i piedi. Oggi il portiere ha un ruolo fondamentale nel gioco e quando guardo giocare Manuel Neuer resto senza parole. Nel 2013 hanno giocato in Supercoppa contro il Chelsea, e quando stavano provando a segnare il gol vittoria, giocavano con lui sulla linea di metà campo come un libero.

Io avevo Fabien Barthez. Altri portieri avrebbero preferito non rischiare ma lui cercava sempre il passaggio verso un compagno. Fabien aveva qualcosa in più. Lui amava la sensazione che si provava nel toccare un pallone coi piedi. Mi ricordo che mi diceva sempre di essere più bravo come giocatore di movimento. A volte giocava nelle partitelle del venerdì prima della partita del sabato. Aveva ottimi piedi.

Sul Real Madrid del 1960...

Highlights: Real Madrid 7-3 Eintracht Frankfurt

Io c'ero alla finale del 1960 ad Hampden Park, il famoso 7-3; è stato abbastanza sorprendente. Ferenc Puskás ha segnato qualcosa come 84 gol in 85 partite con l'Ungheria, un record. Poi in quel Real c'era un giocatore fantastico come Alfredo Di Stéfano, oltre ai veloci Paco Gento e Raymond Kopa. Inoltre gli spagnoli potevano contare su un altro minuto centrocampista come Héctor Rial.

Da piccolo seguivo i Rangers che in semifinale ha affrontato l'Eintracht Frankfurt. Ha perso 6-1 [in Germania] e 6-3 in casa, quindi tutti i tifosi dei Rangers pensavano che quei ragazzi [il Frankfurt] fossero degli dei. Andando ad Hampden Park, pensavo innocentemente che l'Eintracht Frankfurt avrebbe distrutto il Real Madrid. Erano un'ottima squadra ma sono stati massacrati. Sono andato via subito alla fine della partita perché la mattina dopo lavoravo e dovevo prendere dei bus, e tornare a Govan da Hampden Park era molto complicato, e così mi sono perso la premiazione. Sono stato arrabbiato con me stesso per non averla vista.

Se i grandi del passato troverebbero spazio nel calcio moderno...

L'esultanza di Denis Law per un gol con lo United
L'esultanza di Denis Law per un gol con lo United©Getty Images

Certamente! Basti pensare ai vantaggi che avrebbero giocando oggi, come campi migliori, una migliore assistenza medica e tutti i progressi scientifici. Gli esseri umani oggi sono più fragili, mentre quelli nati al tempo della Seconda Guerra Mondiale sono diventati dei grandi come Pelé. Erano giocatori fantastici. Penso che se si mettessero Denis Law, Bobby Charlton e George Best nel Manchester United di oggi, o in quello mio dell'epoca, avrebbero senza dubbio trovato spazio. Stessa cosa per i vari Eusébio, Johan Cruyff, Diego Maradona, Pelé – tutti loro avrebbero avuto una maglia da titolare con qualsiasi allenatore. La linea offensiva di quel Real Madrid [1960] era semplicemente incredibile.

Sugli allenatori di domani...

Brian Clough con la Coppa dei Campioni
Brian Clough con la Coppa dei Campioni©Getty Images

È molto difficile per i giovani allenatori di oggi. Io sono stato davvero fortunato allo United ad avere avuto Bobby Charlton e Martin Edwards che credevano in me e in quello che facevo. Loro mi hanno sostenuto con forza e ha funzionato. Non ci sono prove che cambiando l'allenatore si ottiene il successo. Ci sono invece prove viventi come Arsène Wenger, Brian Clough e me, che il lavoro a lungo termine può funzionare. Ogni allenatore oggi, approcciandosi alla partita, deve essere consapevole che il calcio è un'industria basata sui risultati. Si perdono tre partite e si perde il lavoro. Ecco perché applaudo i giovani allenatori di oggi, perché hanno il coraggio di entrare in questo settore.