Ancelotti: Zidane, il Bayern e l'Italia nel mondo
giovedì 23 marzo 2017
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"Ho sempre detto che aveva tutte le qualità per diventare un bravo allenatore", ha dichiarato Carlo Ancelotti a UEFA.com in vista della sfida contro il Real Madrid del suo ex pupillo Zinédine Zidane.
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Mentre sta progettando di vincere la sua quarta UEFA Champions League, la prima sulla panchina del Bayern, Carlo Ancelotti ha ricevuto una sorta di scherzo del destino: un quarto di finale contro la sua ex squadra, il Real Madrid, allenata da un suo ex giocatore, Zinédine Zidane. Il tecnico emiliano parla a UEFA.com di una sfida che terrà tutta Europa con il fiato sospeso.
Lei ha allenato Zidane alla Juventus dal 1999 al 2001: si aspettava che facesse così bene al Real Madrid?
Carlo Ancelotti: è già un grande allenatore. Ho sempre detto che aveva tutte le qualità per diventare bravo, ma ha iniziato dal basso. È stato il mio vice [al Real Madrid] e poi ha allenato il Castilla [la squadra B del Real Madrid]. L'esperienza da giocatore serve solo in parte, perché per allenare devi anche studiare, rimanere aggiornato e fare le tue esperienze: Zidane lo ha fatto. È carismatico e i giocatori lo rispettano molto, il che è molto importante.
Inghilterra, Spagna, Francia e ora Germania: quanto è importante per lei conoscere altre culture, come persona e come allenatore?
Ancelotti: nel 2009, quando me ne sono andato dall'Italia, ero preoccupato, ma mi sono sentito a mio agio ovunque sia andato. Credo anche che queste esperienze ti motivino a fare più cose: imparare una nuova lingua, conoscere altre culture, nuove tradizioni e nuovi giocatori. Sono state e sono ancora esperienze molto interessanti.
In Baviera il clima è simile all'Italia. Monaco è una città molto pulita e tranquilla, con regole rispettate da tutti. La gente rispetta la tua vita privata. Non sei sempre sotto i riflettori e puoi vivere in pace.
Ha passato un po' di tempo a Vancouver prima di arrivare al Bayern. Quanto è stato importante?
Ancelotti: ho avuto la possibilità di prendermi un anno sabbatico e ho scelto di farlo perché, dopo 20 anni, sentivo di meritare un po' di riposo, ma ho guardato calcio per tutto l'anno.
Prima di prenderne il posto, ha studiato il gioco di Josep Guardiola?
Ancelotti: sì, ma conoscevo già alcuni giocatori ed ero molto colpito. Quando sono arrivato, loro facevano già bene diverse cose, e continuano a farlo. Il lavoro di Guardiola è stato molto importante.
Ogni allenatore ha la sua filosofia. Voglio mantenere quanto c'è di buono in questa squadra: cerco solo di attaccare di più e di tenere di più la palla. La squadra faceva già molto possesso, ma vorrei sfruttarlo un po' più in attacco.
Lei ha vinto una UEFA Champions League da giocatore e tre da allenatore. Come cambia il torneo quando inizia la fase a eliminazione diretta?
Ancelotti: è diverso perché non puoi fare troppi calcoli. Per quanto mi riguarda cerco solo di focalizzarci sui nostri punti di forza. Bisogna essere audaci e dimostrare carattere. Se ci riesci puoi fare risultato, ma se hai paura è più difficile.
Vincere di nuovo sarebbe speciale, soprattutto per questo club. La squadra è arrivata due volte in semifinale negli ultimi due anni, quindi ci è andata vicino, ed è per questo che mi piacerebbe vincere.
Lei allena il Bayern, mentre Antonio Conte allena il Chelsea: perché gli allenatori italiani hanno tanto successo?
Ancelotti: la scuola italiana è molto innovativa dal punto di vista della formazione. In Italia, dove il calcio è diverso, ho imparato molto: devi essere più creativo e meticoloso nel preparare la partita.
Pensa di aver aperto la strada ai tecnici italiani che ora allenano all'estero?
Ancelotti: prima di me ci sono stati altri grandi allenatori italiani che hanno fatto la storia allenando all'estero. Penso a Trapattoni e a Capello. Viviamo in un mondo globalizzato e penso che ormai fare esperienze all'estero sia normale, oltre che positivo.