I ricordi indelebili di Sir Bobby
venerdì 6 febbraio 2015
Intro articolo
Bobby Charlton ha dedicato la sua vita al Manchester United, e non passa giorno senza che riaffiori il ricordo della tragedia di Monaco del 6 febbraio 1958.
Contenuti top media
Corpo articolo
Per Sir Bobby Charlton non passa giorno senza che il ricordo non torni al disastro aereo di Monaco che causò la scomparsa di molti dei “ragazzi di Busby”. Coloro che perirono non erano solo dei compagni di squadra, ma anche degli amici.
Nella sua autobiografia del 2007 dal titolo 'My Manchester United Years', ha scritto: “Anche ora…è un pensiero che mi accompagna, che mi segue ogni giorno. Qualche volta mi sento abbastanza sereno, e percepisco come un piccolo sbandamento in un umore altrimenti felice. Altre volte sono assalito da un pesante senso di tristezza e rimpianto, e di colpa per il fatto di essere scampato alla tragedia. Il disastro aereo di Monaco è sempre lì, una parte di me che non si può cancellare, un qualcosa che non passa mai”.
Primati
Ora ha 77 anni e Sir Bobby non ha difficoltà a parlare del momento in cui la sua vita è cambiata per sempre. Mentre otto suoi compagni di squadra morirono in conseguenza del disastro avvenuto il 6 febbraio 1958 a Monaco, lui se la cavò con ferite minori. Sopravvisse dopo essere stato sbalzato fuori dall’aereo e quando si riprese dallo stato di incoscienza si ritrovò allacciato al sedile.
La cosa straordinaria è che dopo meno di un mese era di nuovo in campo arrivando poi a giocare 759 partite con la maglia dello United prima di ritirarsi nel 1973, stabilendo il record di presenze nella storia del club. Con i 49 gol realizzati in nazionale dal 1958 al 1970 detiene ancora il primato per l’Inghilterra e, sebbene abbia conquistato la Coppa del Mondo FIFA nel 1966 e la Coppa dei Campioni nel 1968, con uno United ricostruito, Monaco rimane il momento cardine della sua vita.
Il Real aveva vinto il trofeo nei primi cinque anni, ma noi eravamo sulla buona strada per diventare la migliore squadra d’Europa. Mi ricordo quando giocammo la nostra prima partita in casa a livello europeo, battendo i belgi dell’Anderlecht per 10-0. All’inizio ci chiedevamo: “Saremmo all’altezza di questo impegno? Ci saranno degli ostacoli da superare ? Ostacoli? Successe il contrario. In quegli anni, se si esclude il Real Madrid in quello specifico periodo, potevamo giocare contro chiunque”.
Il trionfo di Wembley
Lo United, tuttavia, dovette aspettare dieci anni prima che Busby, anche lui sopravvissuto al disastro, ricostruisse la squadra. Il 29 maggio 1968 Charlton realizzò due gol nel successo per 4-1 dello United contro l’SL Benfica a Wembley che portò alla conquista del massimo trofeo europeo. “Fu una serata meravigliosa perché, in un certo senso, ci fece cambiare pagina. L’incidente era accaduto, ormai questa enorme tragedia con le perdite a essa collegate si era consumata.
'Un miracolo'
Se si esclude la stagione trascorsa al Preston North End FC come allenatore/giocatore nel 1973/74, Sir Bobby ha militato nello United dall’età di 15 anni, dal gennaio 1953. Ha visto crescere lo United, prima sotto la guida di Bushy e poi, in tempi più moderni, di Sir Alex Ferguson, diventando uno dei club più prestigiosi del mondo. Quanto avvenuto, però, in quella notte d’inverno a Monaco, aiuta Charlton a guardare alle cose con il giusto approccio.
“La mia vita, si può veramente considerare un miracolo che mi è stato concesso - ha scritto nella prefazione del suo libro -. Ma a Monaco, nel 1958, ho imparato che anche i miracoli hanno un prezzo”.
*Intervista pubblicata originariamente nel 2008