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Busquets conta sull'adrenalina da Champions

Il centrocampista del Barça ha spiegato alla rivista Champions l'atmosfera elettrizzante che si respira nelle serate europee. "I tifosi impazziscono e si sgolano quando c'è la Champions", ha detto.

Busquets conta sull'adrenalina da Champions
Busquets conta sull'adrenalina da Champions ©Getty Images

Un autogol che potrebbe eliminare la tua squadra dalla UEFA Champions League è una faccenda tremendamente seria. Ma siamo sicuri che, con la qualificazione dell’FC Barcelona a spese dell’Arsenal FC al sicuro, Sergio Busquets ci avrebbe scherzato.

Busquets ricopre con successo quattro ruoli tra centrocampo a tre e difesa a quattro del Barça, e da centrale difensivo ha avuto la mala sorte di beffare il suo portiere Victor Valdés sugli sviluppi di un corner nella sfida elettrizzante contro l’Arsenal del mese scorso. Uno stacco di testa e una deviazione da far invidia a un centravanti.

Il paradosso? Busquets ha iniziato come attaccante e adora gonfiare la rete. Quella avversaria, naturalmente.

Suo padre Carles ha difeso la porta del Barcellona nella finale di Coppa delle Coppe UEFA 1991 persa contro il Manchester United FC: doppietta di Mark Hughes, con Sir Alex Ferguson che iniziava a lasciare il segno a Old Trafford. Seguire le orme di suo padre tra i pali non è mai passato per la mente a Sergio.

"Neanche per sogno! Da bambino è una noia giocare in porta. A scuola o con gli amici vuoi giocare in attacco e segnare molti gol. Poi, proprio perché nostro padre era portiere, io e mio fratello ci divertivamo a tirargli in porta”.

La crisi d’identità sul ruolo preferito non l’ha certamente penalizzato. Dal suo esordio contro il Real Racing Club a settembre 2008, Busquets ha collezionato riconoscimenti personali e trofei, diventando una pedina fondamentale sia per il club che per la nazionale.

Il salto dalla terza divisione alla nazionale maggiore è stato completato in meno di nove mesi. Esattamente otto settimane dopo l’esordio con la Spagna vinceva la UEFA Champions League a Roma. Un anno più tardi diventava campione del mondo con la Spagna. Un’ascesa talmente repentina da costringerlo qualche volta a fermarsi e a chiedersi se è tutto vero.

"Sì, mi capita abbastanza spesso. La gente mi ricorda che in pochi hanno vinto così tanto in così poco tempo”.

Al Ct della Spagna Vicente del Bosque è bastata meno di una stagione con la prima squadra del Barcellona per capire che Busquets era pronto per la nazionale e per diventare un pilastro della squadra che avrebbe tentato l’assalto al titolo mondiale. Più tempo è servito invece agli appassionati e ai giornalisti per apprezzare le sue qualità.

"Il mio non è un ruolo appariscente. A livello tattico, il centrocampista difensivo nel 4-3-3 è il ruolo che esige il maggiore sacrificio a servizio del gruppo”.

Quando si gioca al fianco di artisti del pallone quali Andrés Iniesta, Xavi Hernández e Lionel Messi è normale che i rflettori siano puntati più spesso altrove. Tuttavia, nessuno mette in discussione l’importanza di Busquets. "Chi diceva che lo stile di Sergio non era quello della scuola Barça si sbagliava – ha dichiarato Xavi a El Pais -. E’ il primo a vedere un passaggio di prima, gioca a testa alta e fa sempre la scelta giusta”.

In altre parole, quello che Busquets offre al Barcellona e a Guardiola è la regolarità di rendimento, senza riguardo per l’avversario, che sia il Getafe CF o il Levante UD o una grande d’Europa. Questo non vuole dire essere immuni all’adrenalina che scatena una serata di UEFA Champions League, come quella del 5-1 all’FC Shakhtar Donetsk della scorsa settimana che proietta il Barcellona verso una probabile semifinale contro il Real Madrid CF.
"La Champions League fa impazzire i nostri tifosi. L’incitamento inizia già sul pullman verso lo stadio. E’ nelle serate di Champions League che il nostro pubblico ruggisce e perde la voce, anche più del solito".

Quest’intervista la trovate nell’ultimo numero della rivista Champions.Abbonatevi ora.